Supponiamo che ciò che trapela sia vero, ovvero che Massimiliano Allegri abbia concretamente comunicato alla squadra di essere al dunque con il suo ciclo in bianconero. Un ciclo particolare, per certi versi incredibile, fatto di obiettivi alla portata e oltre la portata, di obiettivi a suo tempo dimenticati (vale sia per il giocarsi una, anzi due, finalissime di Champions League e vale per il traguardo della Coppa Italia). Un ciclo che forse non resterebbe nelle parole, fissandosi meglio dove conta: sulla carta e quindi sulla pietra.
Supponiamo che sia vero. Perché scegliere di farlo? Qui terminano momentaneamente i fatti, e allora proviamoci con la logica.
– Fattore credibilità: mettere a zero ogni fastidio ulteriore provenienti da rumours che rischiano farsi sempre più solidi e dettagliati nei giorni, mettersi quindi tutto d’un pezzo davanti alla squadra quando inizia la terza e decisiva parte di stagione.
– Fattore trasparenza: se l’ha detto alla squadra, è perché la società ne è già informata. E se la società lo sa, le possibilità che arrivino alla squadra in breve tempo sono elevatissime. E dato che Allegri non è uno sprovveduto, vuole giocare a carte scoperte di fronte a coloro i quali chiederà ancora più sforzi di quanti chiesti negli anni prima e nei mesi prima. I calciatori sono fatti così… bisogna conoscerli e in pochi conoscono l’animo del calciatore come il tecnico bianconero.
– Fattore scudetto: ciò che i giornalisti definiscono spicciamente “patto”. Io vi dico il vero, voi mi rispondete mostrandomi di che pasta siate fatti. Me lo dovete, ve lo dovete e la storia del quarto double (oltre ai premi partita) sono motivazioni ad altissimo voltaggio.
Supponiamo che sia tutto vero. Allora ci sarebbe anche la modalità: è un Allegri sereno, che solleva la squadra da ogni analisi critica sullo 0-3, convinto nell’affermare che tutto il possibile sia stato fatto, che se non si è arrivati al sogno Champions per lo starnuto di due mostri, che una volta mezzo passo – e una volta un passo – e altre un salto acrobatico – sono stati la terribile discriminante.
Ma attenzione alla possibile ricostruzione: Allegri non dice grazie, non abdica, riprende il timone perché c’è una regata da portare in fondo con un calendario di bolina. Riveste dunque i panni di skipper e tattico, sembianze che ha vestito dal primo minuto a Torino con eleganza, intelligenza e sguardo sempre un dito oltre l’orizzonte. Un luogo che Allegri ha sempre ritenuto esistere, anche senza si vedesse… supponiamo, e quindi riconosciamoglielo.
Luca Momblano.
Indovina Chi? Il prossimo allenatore Juve
Allegri se ne va o forse no.
Allegristi o anti-allegristi, malinconici o esultanti, facciamo insieme un giochino sciocco (?) per capire, nell’infausto/gioioso caso chi potrà sedersi sulla panchina Juve, guidare i nostri, spaccare la nostra tifoseria e suscitare l’odio delle altre tifoserie e gli applausi di SkyJuve o gli insulti di SkyAntiJuve.
(NOTA: è solo un giochino. NOTA 2: ripeto, è solo un GIOCO!).
Per allenare la Juve attuale devi sederti quantomeno sulle prime 30-35 panchine d’Europa. Prendiamo le panchine dei primi 4-5 club nei principali tornei, allunghiamo il brodo per quelli di A (la famosa italianità così cara alla Juve) e aggiungiamoci una spruzzata di VARI…
Ecco un listino, sul quale applicheremo delle etichette che elimineranno i vari candidati fino ad arrivare quanto più possibile ai migliori:
Leggete i nomi e non cominciate a farvi brillare gli occhi, ridere a crepapelle o insultarli/insultarmi.
STEP 1: No, ma grazie lo stesso!
Applichiamo le prime categorie di esclusione, per cui sarebbe lo stesso mister a dire: “No, grazie, ma no!”
1. Fattore “Guadagno più ora che tutta la Juve messa assieme“, abbreviazione: RICCANZA.
Nota: non si applica a chi rischia di essere preso a calci nel sedere da chi gli sta dando una barca di soldi (vedi: Emery) o a chi prende un mucchio di quattrini ma non regge più la Cina.
2. Fattore “Sono in cima al mondo, altro che insulti da Caressa e Varriale !“, abbr.: BOSS.
Nota: non si applica a chi è così in cima al mondo che potrebbe essersi stufato (vedi: Zidane).
Applichiamo i primi due criteri di esclusione:
Lo so, sognavate Guardiola (18 milioni nel torneo più figo del mondo), o Klopp (iper-pagato al 2° anno ed idolatrato dalla Kop, non si schioda manco coi cannoni) ma nulla da fare: eliminati. Restano per un pelo in compenso due candidati molto appealing come Zizou e Andò.
STEP 2: Le faremo sapere, grazie!
Ora applichiamo altre categorie di esclusione, quelle per cui sarebbe invece la Juve a dire al candidato: “Beh, il curriculum è valido, le faremo sapere, la chiamiamo noi eh!” per poi accartocciare la domanda.
1. Fattore “Non ha mai sentito la musichetta Champions“, abbreviazione: NOVIZIO.
Si presume che in A basti anche Malesani, per cui un minimo di credenziali europee contino.
Nota:_non si applica a chi è gggiovane e almeno in Europa qualcosina ha combinato (vedi: Inzaghino)
2. Fattore “Tifosi sotto la sede, calci e sputi” abbreviazione: GUERRIGLIA
E’ vero che la società Juve poco se ne frega del pensiero del tifoso, però a tutto c’è un limite eh…
Applichiamo questi due criteri di esclusione:
So bene che avreste voluto vedere cadere altre teste e fareste la guerriglia anche per altri nomi residui, ma ricordatevi che il 15 Luglio 2014 eravate in prima fila coi calci e sputi ad Allegri (e io con voi…).
STEP 3: Juventinità e Politica!
Ora applichiamo categorie di esclusione “contingenti”, per cui la Juve deve fare i conti con contratti e equilibri politici, per cui il matrimonio non s’ha da fare.
1. Fattore “Non rompiamo troppo le palle“, abbreviazione: GEOPOLITICA
La Juve se ne sbatte di scippare Higuain a De Laurentiis o fregare Lotito, ma deve tenersi buoni alcuni rapporti con ipotetici alleati (vedi: Suning e Pallotta e magari la prossima proprietà del Milan).
2. Fattore “Treni che passano” abbreviazione: MINESTRINA
Alla Juve piacciono i pallini fissi. Con gli allenatori però a i treni passano e i flirt finiscono, inclusi rivali già battuti nettamente, o allenatori sfiorati che si portano dietro l’aura di “poteva essere ma non è stato“.
Applichiamo questi ulteriori due criteri di esclusione:
C’è qualche vedova di Mazzarri o Garcia? Avreste dato chance a Gasp o Sousa? Beh, la Juve è spietata. Andiamo avanti.
STEP 4: ETA’ E AFFINITA’
Applichiamo ora rapidamente due categorie tipiche da sito di incontri o love test, il match di età e affinità.
1. Fattore “Sei troppo giovane, o troppo vecchio“, abbreviazione: ETA’
Per la Juve un calciatore è “giovane” a 25 anni, figuriamoci un tecnico di 40-45 anni (Conte veniva dopo due settimi posti, ed era CONTE!), ma anche a 71 anni sei decrepito su.
2. Fattore “Se non piaci a mamma tu non piaci a me” abbreviazione: AFFINITA‘
La Juve è Agnelli e Marotta. Anche se parliamo di una SpA molto razionale se gli hai rotto le palle o li hai lasciati nella merda non vorranno rivederti più. Punto. Poi c’è il discorso di affinità all’ambiente, nelle parole di Marotta: “Ogni allenatore ha determinate caratteristiche che si adattano a determinati ambienti” o in quelle di Pochettino “Agnelli e Marotta bravi a influenzare gli arbitri!“. Poi diciamo la verità, con quelle facce e quel CV, che c’entrano Jardim e Marcelino sulla nostra panchina?
Nota: Carrera non è andato da Oriali e Tavecchio…
Applichiamo questi ulteriori due criteri di esclusione (e Favre che avevo dimenticato prima…):
So che le eliminazioni di Conte e Sarri desteranno scalpore e faranno mollare la lettura del pezzo a molti, ma siate sinceri, se Agnelli lancia frecciatine (ricordando chi è andato via perché non pensava che ci fossero margini) e se Marotta bolla Sarri come “determinate caratteristiche e determinati ambienti”… non ci sono supercazzole che tengano.
LISTINO FINALE
Ecco i magnifici sette rimasti, a cui abbiamo applicato il bonus “LIKE” di Agnelli e Marotta:
Invito tutti a scegliere il vostro preferito, prima del personalissimo step finale.
STEP 5: VERSO LA PERFEZIONE
Anche gli ultimi 7 hanno in piccole dosi alcuni degli svantaggi (agli occhi della Juve) citati sopra:
– Ancelotti ha 58 anni ed un è una bella minestrina,
– Deschamps è più giovane, ma è una piccola minestrina,
– Carrera è troppo novizio ed in parte lo è anche Inzaghi,
– Emery ha un’aura da perdente in Europa non indifferente,
– Zidane è ottimo ma pesano la triade di fattori Boss, Riccanza e Geopolitica, mitigati dal fatto che magari dopo la 3° CL potrebbe essere stufo o al primo anno senza CL Florentino potrebbe già stufarsi.
Considerando quindi questi ulteriori fattori resta il mio personalissimo preferito: ancora giovane, con esperienze internazionali ma anche, da giocatore e allenatore in Italia e anche un passato da interista che potrebbe rendere il tutto anche più godurioso.
Lui!
Scherzo ovviamente! VADE RETRO.
Il mio preferito è il Cholo Simeone, nel cuore dal 5 Maggio in poi. Vittorie in Europa League, vittoria in Liga contro i fenomeni e quelle 2 Champions perse non crollando ma all’ultimo respiro. E la finale Champions dell’anno prossimo è al Wanda Metropolitano…
FATE IL VOSTRO GIOCO!
Sandro Scarpa.
Non fa male (stavolta)
Dal 3 giugno al 3 aprile. Sono passati esattamente 10 mesi da una disfatta in finale presa che più male non si può.
Una partita che doveva essere la celebrazione di una cavalcata juventusiasmante per la quale avevamo rinunciato ad ogni tipo di festeggiamento per Scudetto e Coppa Italia e che invece ci aveva irrimediabilmente rovinato un’ intera estate lasciando molti dei nostri con quell’ odio tipico di chi non sa accettare la sconfitta e cosa ancora più grave, non riconosce ai ragazzi, all’ allenatore e alla società gli enormi meriti.
Stavolta no. Stavolta è diverso. Non fa male.
Probabilmente sarà l’ uscita dalla Champions League meno dolorosa dell’ intera gestione Allegri, perchè finalmente consapevoli (non rassegnati) che quando si incontrano i Top al Top e focalizzati su un unico obiettivo è veramente difficile riuscire a spuntarla.
E poi, paradossalmente, la peggiore sconfitta della Juve allo Stadium avviene in una serata dove, rapportata al valore dell’ avversario, i nostri hanno sfoderato una prestazione di altissimo livello.
A caldissimo, nella nostra ricerca del capro espiatorio ce la possiamo prendere con l’ arbitro, con la malasorte, con l’ età della BBC, con Dybala, con Higuain, con Alex Sandro e addirittura con Douglas Costa salvo poi, a freddo ma neanche tanto, ammettere semplicemente che nel 99% dei casi nel calcio vince il più forte, senza troppi panegirici e alchimie tattiche.
Sì, i più forti sono loro.
Capaci già nell’ impresa di vincere 2 Champions consecutive e proiettati mentalmente SOLO verso la terza.
Uno squadrone senza senso in cui, ad esempio, il tanto vituperato Benzema, che in ogni luogo calcistico del pianeta sarebbe venerato come un implacabile divinità del gol, viene sacrificato a fare il portaborse di CR7.
Uno squadrone senza tempo che ben ricordava, per sette undicesimi, l’ impresa miracolosa con la quale 3 anni fa li eliminammo (unica squadra ad averlo fatto nell’ attuale lustro) e che era la stessa, identica che ha ripetuto la lezione sul “come si vince”, a dispetto degli esteti del “come si gioca”, impartita a Cardiff.
Uno squadrone senza paura, ma non di perdere, bensì di vincere. Quella che invece sembriamo avere noi che la stiamo prendendo troppo come un’ ossessione, una maledizione, senza goderci le sfide epiche che ci vedono PROTAGONISTI. Anche nella parte degli sconfitti, come martedì sera.
Noi invece, alla ricerca della felicità abbiamo sacrificato sull’ altare di questa ossessione tanti, forse troppi alfieri; se quella Juve che li eliminò poteva contare su Vidal, Pirlo, Tevez, Pogba, Morata, Bonucci, portando in dote rispetto ad allora solo la BBC un po’ più “esperta”, la Juve di martedì rispetto a quella di Cardiff aveva 7 elementi in comune. Il problema è che probabilmente negli altri 4 non c’è stato l’ upgrade capace di colmare o almeno cercare di farlo, il divario.
Anzi nonostante il gioco si è avuta la sensazione che il gap tecnico ma soprattutto caratteriale, psicologico, sia nettamente aumentato. De Sciglio per Bonucci; Asamoah per l’ Alex Sandro vero; Alex Sandro falso per Mandzukic; Costa per Alves; Bentancur per Pjanic.
Non va buttata la croce su di loro però, considerando che anche i superstiti avevano una bella scimmia spagnola sulle spalle da far scendere; sembrava tanto quei gruppi di auto-aiuto in cui poi alla fine nessuno esce mai dal proprio problema.
Abbiamo passato l’ estate tormentandoci e criticando anche il fatto che Allegri non si fosse imposto per un mercato che poco aggiungeva alla qualità dei rincalzi nel settore nevralgico del campo, dove ci annientarono in terra gallese. Si diceva che girarsi e trovare in panca Sturaro, Lemina e Rincon fosse deprimente per il livello cui era arrivata la Juve; ad oggi la stessa occhiata il mister la pone sul solito Sturaro, su un Marchisio ormai inspiegabilmente (per noi) messo ai margini e su un Bentancur che sembra avere stoffa ma si è incolpevolmente imbattuto nelle 2 debacle stagionali comminateci dalle spagnole.
Ed è da qui che dobbiamo ripartire, dal cuore della squadra, magari con un investimento pesante oltre alla solita marottata. Ripartire però stavolta senza guardarci indietro.
Bisognerà lasciare le paure e i rimpianti a Berlino, a Monaco, a Cardiff e, almeno per uno che questi rimpianti se li porterà a vita, a Manchester.
Ripartire non dalle sue lacrime che, nell’ anno dell’ addio, sono quelle di chi ha segnato un’ era ed è sicuramente il miglior portiere della storia, ma dalle lacrime di un bambino che in pochi ricorderanno: quelle del figlio di John Elkann.
A Leone il padre e lo zio avevano promesso di riprovarci, magari anche subito.
E le promesse fatte ai bambini in lacrime vanno mantenute, costi quel che costi. E NOI juventini siamo tanti bambini, molti magari anche viziati come Leone, ma NOI ci riproveremo e magari, un giorno, quando i 2 alieni decideranno di tornare ai rispettivi pianeti, NOI ci riusciremo.
Sicuramente prima di tutti quelli che mercoledì hanno gioito e festeggiato la loro Pasqua di resurrezione.
Mike Fusco.