Le reazioni scomposte al rigore di Empoli, a pensarci bene, rappresentano l’ultimo dei problemi. O meglio, certamente attestano una situazione di frustrazione ormai fuori controllo di molti media e tifosi avversari, per non parlare dei media tifosi avversari.
In breve, dopo un’attesa di più di nove partite e mezzo, una vita nell’altra area, miglior attacco almeno 3 rigori negati – peraltro in partite apertissime, a dispetto della nuova tragica vulgata secondo cui ce li negherebbero solo quando il risultato è ormai assegnato: vedi Chievo, quando vinciamo per miracolo all’ultimo secondo -, viene assegnato il primo penalty alla Juve, per fallo ingenuo di Bennacer di Dybala. Basta questo, ovvero un rigore giustamente assegnato, per fare impazzire completamente chi è già sulla buona strada da diverso tempo.
Partono tutti insieme, i giornalisti, quelli che ci hanno raccontato il calcio per trent’anni dietro la maschera di una presunta imparzialità: chi ricordando i precedenti di Calvarese, ma solo alcuni, perché altri è meglio non citarli; chi domandandosi sgomento se si può dare un rigore così; chi affermando – perché c’è chi è sempre un passo avanti – che è fallo netto di Dybala. E si parla di uno che ha fatto delle moviole in tv, quindi ne capisce certamente più di chi ha arbitrato in serie A, quindi c’è poco da dubitare.
Il problema, per costoro, è che stavolta lo scandalo non monta perché è rigore per tutti.
Per chi è in studio a Sky, gli juventinissimi Condò, Adani e compagnia. Per tutti i moviolisti d’Italia, compresi l’ex arbitro Luca Marelli e gli ultrà bianconeri di Corriere dello Sport, Gazzetta e Pressing. Perfino, e qui la situazione si fa grave, per i giocatori avversari. Rigore per tutti, ingenuità di Bennacer.
Non è neanche questo il vero problema, scrivevo all’inizio. Perché qui il vero casino è di carattere più generale, ed è quello di cercare disperatamente di non contraddirsi in modo plateale ogni dieci minuti. Mantenere un briciolo, dico un briciolo, di credibilità e coerenza.
E così, se per 9 partite e mezzo il mantra è che “è inutile guardare i rigori, quelli ormai li controlla il Var, gli arbitri si sono fatti più furbi: ormai lo scandalo è la gestione dei cartellini”, dall’ultima metà della nona cambia tutto: contrordine, compagni, lo scandalo sono i rigori. I cartellini no, quelli non conviene più citarli, perché nel primo tempo di Empoli vengono ammoniti solo juventini e la domenica sera, in Napoli-Roma, i padroni di casa fanno più falli ma vengono sanzionati con il giallo solo calciatori romanisti (ben cinque).
E l’Europa? Avrete ben presente il disperato paragone con tutto quanto riguarda la Champions, quindi la pulizia assoluta, rispetto all’Italia, in cui vince la Juve e dunque è tutto marcio? “Stranamente lì avete meno rigori, più cartellini, meno corner, più richiami verbali” e ogni altra scemenza convenga comparare? Ebbene, dove tutto è pulito abbiamo due rigori in tre partite, mentre qui da noi c’è stato l’inferno per il primo rigore alla decima di campionato (giusto, ribadiamo).
Quindi niente, la gestione dei cartellini è da buttare, l’appiglio europeo pure, al momento non funziona.
Questo per quanto accade sul campo, ma fuori l’incoerenza è anche peggiore: indignazione appena su una qualunque televisione nazionale compare la faccia di Moggi (“ma come, fate parlare un delinquente? Vergogna!”) e poi via, tutti a sognare di fronte a Report per le sacre parole di un capo tifoso condannato a 6 anni e mezzo per traffico di stupefacenti.
Altro che far parlare di calcio quel delinquente di Moggi, che ci capisce pure poco: il servizio pubblico deve dare più spazio a questi personaggi!
Le sentenze, poi: ragazzi, dovete rispettare le sentenze. Ma guarda che le rispettiamo, siamo andati in B. “No, le sentenze sono sacre, non dovete neanche esporre a casa vostra quel 36. Ci sono le sentenze, le sentenze!”.
Ah, le sentenze. Poi, di sera, tutti a indignarsi per lo striscione canaglia, “lo avete portato voi”, e chi se ne importa se le sentenze affermano tutt’altro. “E va beh, le sentenze dicono così, ma io ho sentito quelle parole…”.
Insomma, mica le sentenze saranno poi così inattaccabili, suvvia, se ho delle impressioni diverse ho comunque ragione io.
E così via, contraddicendosi ogni quarto d’ora perché la frustrazione è così, è maledetta, ti fa vomitare insulti e veleni perché vince sulla razionalità e allora fai spesso la figura dello scemo: un giorno è un cartellino, un giorno un rigore, un altro la rabbia perché non devono intervistare chi non ci piace, un altro ancora la gioia perché finalmente fanno parlare un pregiudicato che spara contro la Juve, infine le sentenze, se ci piacciono sono sacre e non si può osare discuterle neanche a casa propria, ma se non ci piacciono no, vuol dire che non hanno valutato bene.
E va bene, eh, basta che non si ambisca ad avere una qualche credibilità. Perché a me non dispiace neanche, anzi così avrò sempre qualcosa da scrivere (sono dieci anni che scrivo la stessa cosa), ma io lo dico per voi: se il primo rigore, giusto, dopo dieci partite, vi ha ridotto così, pensate come reagirete al primo errore reale in favore della Juve. O la prima volta che la Juve farà più falli ma gli altri ammoniranno solo 5 rivali.
Oppure, peggio ancora, la prossima volta che Ronaldo la metterà sotto il sette da fuori area.
Perché alla fine, lo sappiamo tutti, la cosa che fa più male è quella: Matuidi che gliela passa, lui che si prepara, tira quella saetta, abbraccia tutta la squadra e vi rovina il weekend.
Il Maestro Massimo Zampini