Si avvicina la Champions, anche per la Borsa

Dopo un 2019 ricco di novità dal punto di vista finanziario (l’aumento di capitale di 300 milioni in primis, ma anche i rinnovi dei due principali sponsor, Jeep e Adidas) è il momento di fare un po’ il punto sull’andamento in Borsa del titolo Juventus; come sappiamo, infatti, l’essere quotati significa anche avere il polso del valore del Club, espresso ogni giorno dal consenso degli operatori che compravendono il titolo bianconero.

E’ il momento di fare questa verifica perchè, come vedremo, i risultati primaverili in Champione League, che presto tornerà con la fase ad eliminazione, sono un fattore importante dell’andamento in Borsa del titolo, influenzando notevolmente i ricavi del Club, oltre che ovviamente decisivi nella valutazione dei risultati sportivi della stagione.

Il grafico mostra l’andamento del titolo negli ultimi tre anni, quindi dalla vigilia della cavalcata che portò la Juve alla finale di Cardiff.

Si notano almeno 4 momenti clou:

1)l’incremento di tre anni fa, che iniziò proprio dalla citata corsa verso la seconda finale di Champions in tre anni, con il prezzo che andò verso il valore di 1 euro per azione, corrispondente ad un valore del Club di circa 1 miliardo (essendo allora circa un miliardo le azioni in circolazione);

2)l’acquisto di Cristiano Ronaldo, nel luglio 2018, che portò a nuovi massimi vicini a 1,50 euro per azione, ossia circa 1,5 miliardi di euro di valore;

3)un nuovo massimo ottenuto lo scorso anno, prima dell’eliminazione nel ritorno con l’Ajax, quando vi erano prospettive interessanti, nuovamente, di proseguire nella competizione, e il titolo raggiunse 1,57 euro per azione, cioè quasi 1,6 miliardi di valore;

4)il valore dell’azione Juve ha poi ritracciato verso il range 1,40-1,50 ed ha infine osservato una fisiologica flessione in seguito all’annuncio dell’aumento di capitale che, di norma, va a deprimere le quotazioni azionarie.

Attualmente il titolo veleggia intorno a 1,2 euro per azione, ma i pezzi in circolazione ora sono 1,3 miliardi in seguito all’aumento di capitale, cosicchè al momento la capitalizzazione di Borsa della Juventus, ossia il suo valore teorico come espresso dal mercato, è di nuovo pari a circa 1,5 miliardi post aumento di capitale.

Ci auguriamo tutti che la ripresa della Champions possa darci nuove soddisfazioni: e, naturalmente, ci riferiamo a soddisfazioni sul campo e non (solo) sul parterre della Borsa!

Juve al top per stipendi ma non per fatturato. C’è qualche rischio?

In estate i numeri di Calcio e Finanza hanno sottolineato l’avvicinamento della Juventus alla soglia del 70%, percentuale che esprime il rapporto tra costo della rosa e ricavi complessivi e che viene monitorata anche in relazione alle regole del Fair Play Finanziario (FFP). Un rapporto che, come sottolineato dal giornalista economico del Sole 24 Ore Marco Bellinazzo, in occasione dell’uscita del report di KPMG dello scorso gennaio, la Juventus non sfora, attestandosi infatti sul 50%, poiché nel considerare i ricavi, il FFP tiene conto anche delle plusvalenze.

Marco Bellinazzo @MarcoBellinazzo

L’allarme derivante dal report #kpmg sul rispetto del rapporto salari/fatturato da parte della @juventusfc è tecnicamente infondato. Il report non conteggia tra i ricavi le plusvalenze come invece previsto da Financial fair play (cosa che porta il rapporto a circa 50% e non a 71) 660 17:42 – 16 gen 2020Informazioni e privacy per gli annunci di Twitter 280 utenti ne stanno parlando

Le regole del FFP non sono violate, ma è altrettanto vero che le grandi spese sostenute per Cristiano Ronaldo nell’estate 2018 per alzare i ricavi e migliorare l’appeal internazionale del brand sono comunque un’operazione finanziaria che porta con sé inevitabili rischi. Il rosso in bilancio per due anni consecutivi – che Banca IMI vede esaurirsi solo nel 2022 – e l’aumento sostanziale del debito finanziario messo sotto controllo (anche) con l’aumento di capitale sono stati ampiamente discussi dagli operatori e dagli addetti ai lavori e confermano che Juventus ha in mente un ambizioso piano di sviluppo che in questa prima fase, però, lascia inevitabili tracce e si associa, inutile negarlo, a rischi.

In un articolo uscito oggi su Gazzetta a firma di Marco Iaria si sottolinea un altro dato che conferma lo squilibrio economico juventino legato al rapporto tra fatturato generale e stipendi dei calciatori. Iaria cita i dati complessivi sugli stipendi 2018/19 e mostra che il gap di stipendi tra Real Madrid e Juventus, che avevamo già analizzato nel nostro articolo sui bilanci a confronto, è solo di 66 milioni (394 dei Blancos contro i 328 dei bianconeri) mentre il fatturato della Casa Blanca è sensibilmente più alto di quello dei piemontesi (757 a 460, già evidenziato dal rapporto Deloitte). Andando in percentuale, come riporta Iaria, il Real versa in stipendi il 20% in più della Juve ma fattura il 65% in più. Questi numeri mostrano che il passo è più lungo della gamba? No, ma certamente mostrano uno squilibrio di cui è bene tenere conto.

Come si tiene sotto controllo il rischio?

Il rischio si tiene sotto controllo aumentando i ricavi e/o diminuendo le spese legate alla rosa. Ecco spiegate le strategie legate alle plusvalenze nel player trading (che aumentano i ricavi) e la vendita di alcuni giocatori (che diminuiscono le spese legate alla rosa). Ma è bene ricordare che sul fronte aumento dei ricavi le plusvalenze non sono la panacea di tutti i mali. Sono uno strumento utile ma non sono e non devono essere l’unico, e soprattutto devono essere associati a un regolare flusso di cassa e di ricavi di altro genere.

Come si aumentano ricavi?

Sul piano finanziario aumentando il valore commerciale, sul piano sportivo andando avanti in Champions League che porta con se un naturale aumento del valore del brand. Fare bene in Europa, infatti, è la chiave ed è una condizione fondamentale. I ricavi legati alla principale competizione continentale sono cruciali sotto almeno due punti di vista: il primo è quello, banale, dell’aumento degli introiti grazie allo stadio e i premi UCL, proseguire il cammino europeo significa anche avanzare nella classifica storica che assegna da due anni a questa parte una bella fetta di guadagni legati alla UCL; il secondo è quello legato all’aumento di valore del brand sul piano internazionale che vuol dire anche più incassi da merchandising.

In conclusione, il rischio si tiene sotto controllo continuando a primeggiare in Italia e andando il più avanti possibile in Champions League. Per guadagnare serve vincere e per vincere servono i guadagni. Alla Juve questo circolo virtuoso è chiaro sin dai tempi dell’inizio dell’era Agnelli-Marotta. Sul piano nazionale la sfida è stata vinta, sul piano europeo e internazionale il percorso è inevitabilmente più lungo e ricco di ostacoli. La Juve ha scelto una strategia aggressiva che come detto comporta rischi di cui ovviamente il management è consapevole.