Madrid, minuto 92, palla aKroos, passaggio in area a Ronaldo , Vasquez, fallo, rigore, qualificazione per il Real Madrid. Sotto di 3 gol. Uno dei ricordi (freschi) più brutti, pungenti, amari della storia per noi bianconeri.
Ok tutto brutto. Ora però fermiamoci un attimo. Siamo al 23 aprile 2018 a quattro giornate dalla fine del campionato.
Oggi è il nostro 92esimo. E’ giàfinita? Forse. Stiamo come se avessimo preso 300 gol non 3 come il Real o 1 come nella realtà. Che fare? Essere pessimisti? Sì possibile e facile. Farsi prendere dallo scoramento, dal “non ce la possiamo fare” e non tifare più, concentrarsi sulla rabbia contro Allegri, contro la società Juve che, forse presa dal marketing non ti ha comprato il terzino dentro e poi Elkann e Agnelli e bla bla. Concentrarsi sul mercato, e sul “quando arriva Emre Can?”, “ e Alvarito?”, e “Dybala vattene”, e “Pipita sei finito”.
Oppure farsi conquistare da un’idea, quella dei vincenti. Quella del Real.
Dimentichiamoci tutto, dimentichiamo la Juve di Trapattoni, la Juve di Lippi, Conte e Allegri fino ad oggi. Dimentichiamoci tutto e per una volta entriamo nel gotha delle prime 4 squadre d‘Europa dove la Juve sta a detta di tutti (almeno fuori dall’Italia).
Perché è questo che fanno i grandi. Ok oggi è andata male, ok, abbiamo sbagliato qualcosa ma ora fermi tutti, ora ci riproponiamo. E sfidiamo con pazienza l’inerzia che è cambiata: i fuochi d’artificio di ieri sera a Napoli lo testimoniano. Tutto giusto e giustificato per chi non vince (quasi) mai.
Chi lo può rendere realizzabile questo pit stop, “calma, ripartiamo e andiamo fare bene il nostro lavoro”? Lo fanno i giocatori, magari i senatori come Buffon a Sassuolo 3 anni fa, come Evra con l’intervista di quei giorni, la meglio riuscita degli ultimi anni,come Mandzukic, il leader vero, nel senso agonistico, di questa squadra, lo fanno i “tedeschi” della squadra, autentici e non, come Khedira, Howedes, lo stesso Mandzu, Benatia, Pjanic, Liechsteiner, Sceczny, lo fanno Higuaìn, Douglas, Cuadrado e Dybala se non pensano al Mondiale per una settimanella, lo fa la Società con Agnelli e Marotta, e soprattutto Pavel Nedved a cui tutti chiediamo di fare il miracolo di motivare i giocatori come solo lui può fare per il ruolo “magico” che riveste. Lo fa Allegri dando magari l’assetto della succitata corrida madrilena.
Ma lo possiamo fare anche noi tifosi? Come? Possiamo? Sì perché si sa benissimo che i giocatori non vivono in una bolla silenziosa (anzi forse non vi hanno mai vissuto, prima al massimo potevano leggere i giornali e guardare il Processo del lunedì, grande commedia teatrale).
I giocatori leggono, spulciano, quasi consumano i social (grazie a Dio a Torino non ci sono radio di tifosi se non alcune eccezioni di radio web). Sanno cosa diciamo, non crediate. Capiscono il mood. E lo dimostra Allegri che ogni tanto in sala stampa nelle conferenze della vigilia se ne esce con alcuni moniti proprio dopo aver compulsato i vituperati social.
E allora ora dobbiamo essere tutti come Kroos che non si arrende e guarda la posizione di Ronaldo. Ci regala un’amarezza ma ci dice come si fa, ci insegna il nostro assunto, ce lo ricorda: non si muore mai fino al fischio finale.
Se ci rendiamo conto di questo, non è ancora finita, ce n’è ancora una cifra da fare.
di Gianluca Garro
@GianlucaGarro