La foto della partita è quella di Sami Khedira, autore di una tripletta straordinaria. La parola che la sintetizza però è “carattere”. Perché solo avendone a tonnellate si può vincere una partita simile, con un punteggio tanto vasto. A Udine la Juve ne fa sei e a leggere il punteggio finale si sarebbe portati a pensare ad una passeggiata. E invece i bianconeri hanno dovuto rimontare e riportarsi in vantaggio dopo essere stati ripresi. E per gradire, l’hanno fatto giocando due terzi di partita in dieci uomini. In effetti, “carattere”, non rende neanche tanto bene l’idea…
BOTTA E RISPOSTA (prima parte)
L’inizio è un incubo, perché non c’è neanche il tempo di prendere le misure che l’Udinese passa, trovando i bianconeri sbilanciati e colpendo in contropiede con Perica. L’attaccante croato parte in velocità, entra in area e vince il duello con Chiellini spostandosi il pallone sul sinistro e fulminando Buffon in diagonale.
Neanche il tempo di esultare per i friulani però, che Samir spedisce nella propria porta l’angolo calciato da Pjanic e ristabilisce la parità.
KHEDIRA!!! (prima parte)
La partita è frenetica: la Juve comanda il gioco, ma l’Udinese raddoppia continuamente con i centrocampisti, che sono sempre pronti a serrare le linee centralmente, concedendo piuttosto qualche spazio sulle fasce. La tattica paga solo fino al 21′, quando Cuadrado pesca con un traversone perfetto l’inserimento di Khedira, che di testa prende in contro tempo Bizzarri e infila il raddoppio. I bianconeri sarebbero già potuti passare qualche minuto prima, con l’angolo di Pjanic e l’incornata di Chiellini a fil di palo, e potrebbero arrotondare subito dopo il vantaggio, con la girata di Higuain che centra il montante dal limite.
ESPULSO MANDZUKIC
La Juve è comunque in pieno controllo del match e sembra poter passare in qualsiasi momento, ma si complica la vita quando al 26′, dopo un contatto in area, Mandzukic e Al Adnan vengono ammoniti. L’attaccante bianconero protesta per il giallo e rimedia così il secondo cartellino in pochi secondi, lasciando i compagni in dieci.
UDINESE A TESTA BASSA
Con l’uomo in più e con la necessità di dover recuperare, l’Udinese si fa più spregiudicata e porta Jankto al tiro, violento e angolato, ma respinto da Buffon. La parata del capitano è una prodezza, ma nulla in confronto a quella sfoderata nel recupero del primo tempo, ancora su Jankto: Ali Adnan pesca il centrocampista ceco in area e la botta al volo viene respinta sulla linea. E non bastasse, negli ultimi secondi il portierone arriva ancora a toccare in maniera decisiva il tocco sotto misura di Maxi Lopez, respinto poi sulla linea da Alex Sandro. Insomma, dopo l’espulsione di Mandzukic la Juve soffre, non riesce a ripartire e il fischio di Doveri che manda le squadre negli spogliatoi rimanda solo di poco l’appuntamento con il pareggio.
BOTTA E RISPOSTA (seconda parte)
Appena le squadre rientrano in campo infatti, il calcio di punizione di de Paul trova Danilo liberissimo di colpire di testa nell’area piccola ed è tutto da rifare. E la Juve ci mette quattro minuti, compreso il tempo di portare le cure a Cuadrado e Perica dopo lo scontro sulla tre quarti friulana da cui nasce il calcio di punizione che Dybala pennella per la testa di Rugani e che il difensore spedisce sul palo interno e poi in rete.
KHEDIRA!!! (seconda parte)
Come nel primo tempo la Juve non solo reagisce immediatamente al gol friulano, ma colpisce ancora poco dopo, e ancora con Khedira. Decisivo ancora il calcio piazzato, battuto splendidamente sempre da Dybala e sempre per la testa di Rugani, che questa volta però tocca centralmente per il tedesco, la cui girata fulmina Bizzarri.
KHEDIRA!!! (terza parte)
Appena raggiunto il doppio vantaggio Allegri manda in campo Douglas Costa al posto di Dybala e nell’ultimo quarto d’ora sostituisce Cuadrado con Barzagli. Ora bisogna stringere i denti, perché pur stremati, i friulani non mollano e provano in ogni modo a riaprire la gara. Un’altra squadra si limiterebbe a chiudersi e a contenere fino al novantesimo. La Juve preferisce chiudere la partita in un altro modo: Higuain, semplicemente eccezionale per tutta la gara per la capacità di tenere palla e aprire spazi per i compagni, libera Khedira in area e il tedesco, dopo aver controllato al centro e non aver visto compagni liberi, incrocia il destro e piazza la sua prima tripletta in bianconero, chiudendo definitivamente i conti.
E SEI!
È il risultato a rimanere aperto, proprio fino alla fine, come da motto bianconero. L’Udinese ormai deve arrendersi allo strapotere degli uomini di Allegri, che chiudono in bellezza con la sventola di Pjanic Era iniziata come un incubo, finisce in trionfo. E non solo, non tanto, per il punteggio, quanto perché rifilare sei gol agli avversari, andando subito sotto e giocando un’ora in inferiorità numerica, è un’impresa che solo le grandissime squadre possono compiere. E questa Juve, grandissima lo è già. Con il tempo, non molto ancora, sarà semplicemente straordinaria.
UDINESE-JUVENTUS 2-6
RETI: Perica 8′ pt, Samir aut. 14′ pt, Khedira 21′ pt, Danilo 3′ st, Rugani 7′ st , Khedira 14′ st, Khedira 42′ st, Pjanic 45′ st
UDINESE
Bizzarri; Ali Adnan (28′ st Larsen), Danilo, Nuytinck, Samir (23′ st Pezzella); de Paul, Hallfredsson, Fofana, Jankto; Perica (37′ st Bajic); Maxi Lopez
A disposizione: Scuffet, Borsellini, Ingelsson, Barak, Balic, Behrami, Matos, Bochniewicz, Lasagna
Allenatore: Del Neri
JUVENTUS
Buffon; Lichtsteiner (44′ st, Rugani, Chiellini, Alex Sandro; Khedira, Pjanic; Cuadrado (34′ st Barzagli), Dybala (23′ st Douglas Costa), Mandzukic; Higuain
A disposizione: Szczesny, Pinsoglio, Asamoah, Marchisio, Bentancur, Bernardeschi
Allenatore: Allegri
ARBITRO: Doveri
ASSISITENTI: Costanzo, Peretti
QUARTO UFFICIALE: Martinelli
VAR: Massa, Sacchi
AMMONITI: 26′ pt Mandzukic, 26′ pt Ali Adnan, 32′ pt Samir, 5′ st Perica, 10′ st Danilo, 13′ st Halffredsson, 16′ st Cuadrado, 38′ st Fofana
ESPULSI: 26′ pt Mandzukic
Udinese-Juve 2-6: ecco spiegato perché siamo complementari al Napoli
Squadre che avrebbero vinto così in 10 contro 11, sotto la pioggia battente, rimontate per due volte contro una squadra di Gigi Delneri:
– Manchester United di Sir Alex Ferguson con i Calipso Boys in avanti.
– Italia di Vittorio Pozzo.
– Leicester di Claudio Ranieri nell’anno magico di Vardy.
– Bayern Monaco sotto qualunque gestione nella partitella del giovedì.
– Juventus di Capello tra ottobre e dicembre.
Questa premessa va letta tra le righe. C’è tanto di buono, e c’è qualche punto di riflessione. Perché i 6-2 che sognano e acclamano gli esterofili più intransigenti sono di altra natura. E a questi esterofili non andrebbe fatta vedere la partita di Higuain, bensì il match del Liverpool di Klopp del medesimo giorno.
Il primo fuoco d’attenzione va posto sull’enfasi. In realtà servivano i tre punti, il resto del rigonfiamento lo hanno fatto l’orgoglio di alcuni singoli e le dotazioni aereonautiche di cui questa Juventus è in possesso con o senza Mario Mandzukic: configurata così, senza mezzali e senza la verticale Pjanic/Dybala al centro del gioco, la Juventus è una squadra di chili e centimetri, dimensionata per essere dominante nella sua era, per lo meno sul panorama italiano. Fuoco che ci dice in tutto e per tutto perché i bianconeri sono complementari e organicamente superiori al Napoli: è un po’ la storia, salvo piccole e brevi eccezioni, del calcio nostrano. Toccata nel proprio orgoglio, pugnalata a ripetizione (6 gol subiti nelle ultime 3 di campionato, la reiterazione della pericolosa giocata su Jankto, per certi versi addirittura autodistruttiva), la Juve è tornata a vincere. Lo ha fatto infierendo, ballando e rispondendo. Lo ha fatto mostrando tutti i difetti avversari al mondo, tralasciando il pudore sabaudo e mettendo un nuovo cattivone tedesco nei libri di storia (a proposito di libri: certamente Sami adesso sa a cosa dedicare uno dei capitoli di una sua eventuale autobiografia).
Il secondo punto va posto sul simbolismo della svolta. E Mandzukic c’entra sempre, quando il calcio è nelle mani e nelle parole di Massimiliano Allegri. Più significativo il gol del croato allo Sporting Lisbona, in una gara dove giocare su passaggi da 30 metri non portava alcun frutto, oppure l’ingenuo cartellino rosso che ha messo Khedira, Rugani e sì, Higuain, di fronte alle proprie responsabilità? Il mister ci vede qualcosa in comune, probabilmente, con quel derby sporco in cui servirono le natiche di Cuadrado. E vien da pensare che le ultime due siano un po’ la sintesi di quella partita che sbloccò la testa dei giocatori come in un domino.
E’ però preferibile rimanere sul calcio, in una giornata da pugno chiuso in favore di telecamera dove ogni singolo avrebbe luci e ombre da raccontare della propria prestazione. E il calcio da cui dipende la Vecchia Signora, oggi, è un calcio difficile. Forse il più difficile di tutti. Il calcio della tecnica volante, più aria che erba, più sacrificio e acrobazie che il corto/veloce/occhichiusi comunemente inseguito. Non sarà il più bello, non saremo il City o il Psg, ma lo giochiamo meglio dello United di Mourinho (sarà che non ha più Yorke e Cole?) e, in fondo, è un po’ quel che fece il Real di Zidane nella sua prima incarnazione. Ecco allora che non è davvero il caso di dedicarsi ai singoli. L’anno scorso servirono giusto in un paio di partite allo Stadium e da marzo in avanti in Europa. Per adesso, dedichiamoci ad altro. Tipo a fare il nostro dovere di qui a sabato prossimo, il giorno in cui potremmo cancellare una parte consistente dei problemi della scorsa stagione. Anche questo è upgrade, no?
Luca Momblano
Udinese-Juve 2-6: siate gentili, non fate arrabbiare la Vecchia Signora
E’ vero, qualcosa ancora da registrare c’è, è evidente, ma ancora più evidente è che questo gruppo ha una forza mentale non banale: doppia reazione da urlo per la Vecchia Signora contro l’Udinese, prima sullo svantaggio iniziale, dopo al rosso di un ingenuo Mandzukic, al di là dell’evidente errore arbitrale poi neanche corretto dal VAR. O dovremmo parlare di errori, al plurale: la rabbia però viene trasformata in altro, e che altro
Rugani sembra voler dimostrare agli scettici il perché del suo mancato ripetuto impiego con l’errore che apre le danze di un match apparentemente stregato, ma è lui che suona la carica dopo il pareggio di Danilo: un gol importante, la torre per il 2-3, e non nominiamo ancora il protagonista di questa pazzesca serata. Quanto è mancato Khedira? Una tripletta clamorosa che spezza le paure e che sancisce comunque una superiorità evidente lungo tutto l’arco del match al netto degli episodi che hanno tenuto la partita in bilico per buona parte.
Per una sera si può concedere una pausa a Giorgione Chiellini, non brillantissimo come nelle ultime occasioni, si può concedere all’attacco di non andare in gol perché ci hanno pensato difensori e centrocampisti. A proposito di centrocampisti: che Dio ci conservi integro sempre Miralem Pjanic, catalizzatore di ogni pallone che si sposta dalla metà campo di difesa a quella d’attacco.
Ed infine ultima citazione sui singoli per Gigi Buffon: due parate decisive che bloccano la voglia di rientrare in partita degli uomini di Delneri. Sguardo fisso davanti ora, serve continuare a macinare così in attesa di registrare i balli dietro.
Fabio Giambò.
9a Serie A: Udinese Juventus 2-6
di Luca Rossi
Con un punteggio tennistico la Juventus, in dieci uomini, ottiene in maniera tortuosa una vittoria di grande importanza che le consente di recuperare due punti sul Napoli e sull’Inter
La nona giornata di Serie A vede la Juventus giocare alla Dacia Arena, casa dell’altra squadra bianconera della Serie A, l’Udinese di Luigi Del Neri. La compagine di Massimiliano Allegri ha il dovere di ritrovare i tre punti dopo il pareggio conseguito con l’Atalanta e la sconfitta casalinga con la Lazio anche per recuperare alcuni punti su Napoli e Inter. La squadra di casa dal canto suo non sta vivendo un periodo particolarmente brillante avendo ottenuto nelle ultime cinque giornate 4 sconfitte e una sola vittoria e anche la situazione di classifica non è particolarmente rassicurante.
Del Neri si affida a un classico 4-4-2. La porta è affidata all’esperto Bizzari che da qualche partita ha scalzato Scuffet nelle gerarchie. In difesa da destra a sinistra sono schierati Ali Adnan, il capitano Danilo, Nuytnick e Samir; la linea dei centrocampisti è composta da De Paul, Hallfreðsson, Fofana e Jankto; in attacco Perica fornisce sostengo a Maxi López. Allegri anche in questa giornata di serie A, come in Champions League, decide di schierare una formazione in cui non figura alcun nuovo acquisto puntando maggiormente quindi sulla continuità e sulla sicurezza. Rispetto alla partita di mercoledì le uniche modifiche risiedono in Lichtsteiner (non schierabile in Europa) come terzino destro e Rugani al posto dell’infortunato Benatia. Il modulo scelto è il canonico 4-2-3-1.
I primi minuti della partita non offrono nulla di particolarmente rilevante dal punto di vista tecnico sia per una Juve che deve trovare ancora le misure e che commette alcuni errori tecnici evitabili sia per un’Udinese che cerca di giocare in maniera aggressiva esercitando un pressing funzionale a intercettare e disturbare l’impostazione bassa della Juve. La prima fase del pressing friulano è indirizzata a far muovere il pallone sugli esterni per chiudere su un lato la manovra bianconera. Questa tattica si concretizza in primis occludendo le linee di passaggio verso Pjanić oppure formando con le due punte e uno a turno tra i due centrocampisti centrali (più Fofana che Hallfreðsson) una sorta di imbuto su Pjanić per impedirgli di girarsi e costringerlo a scaricare sui centrali difensivi o su Buffon.
La seconda fase consiste nel sovraccaricare di uomini il lato palla in maniera da impedire alla Juve di uscire verso il centro. Questa tattica ha ovviamente dei vantaggi (se esercitata in maniera armonica e organizzata) e degli svantaggi. Tra i primi sicuramente rientra ciò che accade all’ottavo minuto di gioco in cui Rugani offre un pallone molto pericoloso a Khedira che viene bruciato dal ben più dinamico Fofana. Transizione negativa altamente rivedibile con Chiellini non impeccabile nell’1 vs 1 e Perica che batte Buffon e porta in vantaggio la squadra di casa. In quest’azione si evidenziano le lacune, tra loro interrelate che hanno caratterizzato l’inizio stagione bianconero: le difficoltà nell’impostazione del gioco dal basso in alcune partite, la frenesia nel cercare la giocata verticale e la gestione delle transizioni negative. In fase di possesso la Juventus fa fatica a servire Dybala tra le linee in virtù della densità nel centro del campo che viene creata dall’Udinese in difesa posizionale e affida, come spesso accade, a Alex Sandro il compito di portare avanti il pallone nell’ 1 vs 1 o nell’1 vs 2 essendo Mandžukić sempre vicino a Higuaìn in area di rigore.
La partita si raddrizza subito grazie all’errore, abbastanza clamoroso a essere sinceri, di Samir che riequilibra il match. Pochi minuti dopo il gol del pareggio si rende manifesto uno degli svantaggi dell’atteggiamento tattico dell’Udinese, o meglio di come esso è stato esercitato in questa partita. Il pressing friulano porta a sovraccaricare eccessivamente il lato palla di uomini concedendo degli spazi eccessivamente enormi dall’altro lato del campo e consentendo quindi di sfruttare l’ampiezza ogniqualvolta quel pressing viene eluso. È ciò che effettivamente accade in occasione del gol del vantaggio bianconero in cui i giocatori di Massimiliano Allegri abilmente giocano palla a terra sull’esterno e riescono a fornire a Dybala lo spazio per allargare il gioco dalla parte opposta dove Cuadrado è libero di optare per la scelta migliore.
Tre gol nei primi venti minuti non si vedono in ogni partita ma ad alimentare il già ben nutrito quantitativo di episodi ci pensa Mandžukić al 25esimo minuto circa. Dopo un’ottima azione bianconera il croato manca il gol per un fallo subito in area di rigore che lo porta a una doppia ammonizione e quindi espulsione per proteste eccessive. Con l’uomo in meno ovviamente cambia il piano tattico della partita. Allegri decide di non effettuare sostituzioni e di giocare con una sorta di 4-3-2 con Cuadrado che va ad affiancare Pjanić e Khedira. Il compito di Cuadrado e Khedira è quello di aggredire il terzino ogniqualvolta riceve il pallone con le due punte Dybala e Higuaìn che si limitano a esercitare azione di disturbo.
Le uniche modalità d’offesa della squadra ospite sono le azioni dei singoli con le quali riesce a guadagnarsi dei calci piazzati. La Juventus è troppo bassa ma l’Udinese non è particolarmente brava a trovare gli spazi per offendere avendo una manovra troppo piatta. Riesce a creare solo due significative occasioni una identica all’altra: l’azione si sviluppa sul lato destro del campo per poi cercare il cross sul secondo palo dove Jankto in entrambe le occasioni riceve indisturbato e non segna solo per via di un attento Buffon. L’inferiorità numerica come detto porta Cuadrado a rimanere più stretto sulla linea dei centrocampisti, così facendo quando l’azione si sviluppa sul lato sinistro sia lui sia Lichtsteiner rimangono troppo stretti e nessuno dei due prende Jankto che è bravo ad allargarsi al momento opportuno e a prendere le spalle i bianconeri di Torino. Con la disposizione a 4 in fase di non possesso (nel classico 4-4-1-1) Cuadrado sa di dover arretrare se necessario sulla linea dei difensori per seguire l’uomo più esterno. In questa linea a tre rimane a metà finendo per non marcare nessuno.
Dal 40esimo minuti in verità Allegri apporta una piccolo modifica alla disposizione dei suoi giocatori ossia chiede a Dybala di stare largo abbassandosi sulla linea dei centrocampisti. Si forma quindi in fase di non possesso un 4-4-1. Per evitare di abbassarsi in questa maniera forse sarebbe stato più opportuno sostituire già Dybala con un giocatore più abile in contropiede come Douglas Costa.
Il secondo tempo inizia con gli stessi ventidue che hanno concluso il primo tempo. Anche l’atteggiamento tattico rimane immutato e la Juventus persevera col suo 4-4-1 e con un baricentro molto basso.
Nelle immagini soprastanti è possibile in primis osservare quanto sia basso il baricentro bianconero in fase di non possesso con tutti i giocatori dietro la linea di metà campo (l’unico è Mandžukić la cui posizione media ovviamente è relativa al tratto di partita in parità numerica) sia la differente posizione di Dybala che si abbassa sulla linea dei centrocampisti come quarto di sinistra.
Passati due minuti l’Udinese trova il pareggio su calcio piazzato con Danilo per via di una retroguardia bianconera distratta, in particolare Rugani che però cinque minuti dopo è bravo a trovare la stoccata vincente per riportare i suoi in vantaggio. È soprattutto in questa fase di gioco successiva al gol di Rugani in cui l’Udinese si manifesta in tutta la sua pochezza risultando innocua offensivamente e concedendo addirittura dei contropiede molto pericolosi. Anche le scelte dei singoli nelle uscite in pressing o gli interventi fallosi fanno il gioco della Juve che d’altra parte è abile coi i singoli a guadagnare spazio e falli, e quindi anche tempo prezioso in un secondo tempo di sofferenza.
Al 58esimo minuto sempre su un calcio piazzato concesso dai friulani arriva il quarto gol a firma di Khedira. Questo quarto gol di fatto va a chiudere il match perché l’Udinese nonostante il prevalente possesso palla non riesce a creare alcuna occasione e perde pian piano fiducia nella possibilità di fare risultato. I due gol su calcio piazzato hanno di fatto stroncato l’entusiasmo friulano derivante dal gol del pareggio. Al 67esimo minuto Allegri effettua la sua prima sostituzione inserendo Costa al posto di Dybala dimostratosi molto generoso in un ruolo di non sua appartenenza (6 uno contro uno vinti ma soprattutto 4 importanti falli subiti e abnegazione tattica da apprezzare). I restanti venti minuti vedono un Udinese in possesso palla sterile e una Juve che cerca di portare avanti il pallone a fiammate. Sotto questo aspetto è sontuosa la prestazione di Higuaìn che ha aiutato egregiamente la manovra e ha lottato su ogni pallone. Al 78esimo minuto vi è un ulteriore accorgimento tattico adoperato da Allegri con l’ingresso di Barzagli al posto di Cuadrado. Si forma una difesa a tre composta da Barzagli Rugani e Chiellini. Sandro e Lichtsteiner fanno compagnia sulla linea di centrocampo a Khedira e Pjanić mentre Douglas Costa e Higuaìn formano il duo avanzato. Per gli amanti dei numeri possiamo parlare di un 3-4-2. Da sottolineare nel finale di partita Khedira che si porta a casa il pallone realizzando una personale tripletta e Pjanić per il sesto gol.
Una Juventus non brillantissima e fortemente condizionata dall’uomo in meno esce come può da una partita divenuta in itinere molto pericolosa soprattutto dopo il gol del pareggio di Danilo. La prestazione, anche nei venti minuti di parità numerica, non è esaltante e conferma il trend della Juve di Allegri nel mese di Ottobre. Ci sono alcuni aspetti da limare e da migliorare e sono i difetti che si sono palesati in questo arco di stagione. D’altro canto quando la squadra accende la luce si dimostra sempre una categoria superiore all’avversario. Per questi motivi in questo periodo ottenere i tre punti, rimanere attaccati al treno delle prime due in classifica è essenziale ed è quello che bisogna osservare principalmente e di cui essere contenti in questo momento. In inferiorità numerica la Juventus ha tirato fuori gli artigli e ha offerto una prestazione generosa al netto di un Allegri, a opinione dello scrivente, lento nell’effettuare le sostituzioni. L’Udinese ha dimostrato di essere ben poca cosa e di far parte di quel cerchio di squadre che rimangono in serie A non tanto per meriti propri quanto per il livello davvero basso che accomuna le squadre di coda.