La partita di Alvaro Morata (fresco di ritorno al Real tramite recompra) contro la Croazia è durata poco più di un’ora: 67 minuti per essere precisi, impreziositi da un gol (il terzo in tre partite, capocannoniere della manifestazione) e da tante giocate utili a ribadire che, oltre all’estro del solito Iniesta, le sorti offensive della Roja passano da lui. Che ci mette sette minuti ad andare in rete: l’azione si sviluppa dalla destra, con Silva che converge verso l’interno prima della solita imbucata per l’inserimento di Fabregas completamente perso sul taglio dalla difesa e libero di servire ad Alvaro un pallone che chiede soltanto di essere spinto in porta.
Il seguito è una continua ricerca dello spazio da attaccare in profondità per favorire l’inserimento delle mezze ali e i tagli alle spalle di Nolito, molto attivo a sua volta nella prima mezz’ora di gara:
Il tutto senza rinunciare, però, alla ricerca del dialogo nello stretto con i compagni, in ossequio alle ulteriori indicazioni tattiche impartitegli da Del Bosque:
Compito svolto diligentemente e con discreto successo: 29 tocchi in totale, 81% di pass accuracy, 2 duelli aerei vinti e un key pass, a corredo del 50% in fase di conclusione/realizzazione (2 tiri, uno a bersaglio). Uscito lui, l’efficacia spagnola negli ultimi 16 metri ha subito un vistoso calo: il subentrante Aduritz, infatti, benché ipoteticamente più efficace nel lavoro di sponda (88% di PA), pare avere molte più difficoltà di adattamento ai set offensivi. Una sola chance creata (un tiro respinto) in 23 minuti risulta un ben magro bottino per il nueve dei campioni d’Europa in carica.
Relativo l’impegno, invece, in fase difensiva e di pressing: meno ripiegamenti del solito nella propria metà campo, 2 falli e nessun tackle nell’arco dei minuti avuti a disposizione.
Adesso, comunque, tocca ai suoi freschi ex compagni di squadra. Perché la vittoria della Croazia nel finale e gli accoppiamenti del tabellone, hanno anticipato agli ottavi la rivincita della finale del 2012 contro l’Italia. E siamo sicuri che Barzagli, Bonucci e Chiellini hanno preso buoni appunti. Anche se, probabilmente, dopo due anni passati a vederlo in allenamento, non ne avrebbero nemmeno bisogno.
Croazia-Spagna: che cosa ci ha lasciato in vista degli ottavi
Per gli Azzurri di Antonio Conte, Croazia-Spagna è finita come peggio non poteva. Il gol di Perisic negli ultimi minuti ha fatto vincere il girone alla formazione croata, costringendoci ad affrontare le “Furie Rosse” negli ottavi di finale, per un match che si preannuncia a dir poco entusiasmante.
I ragazzi di Cacic non si avvicinavano a questa gara in condizioni superlative. Contro la Repubblica Ceca si erano incredibilmente fatti rimontare un doppio vantaggio, col secondo posto (obiettivo minimo) prepotentemente tornato in discussione. Il comportamento dei propri tifosi suscitava parecchia ansia, visto che una nuova interruzione della gara avrebbe potuto scatenare sanzioni Uefa a dir poco pesanti. Come se non bastasse, due pilastri come Modric e Mandzukic erano in condizioni fisiche precarie, tant’è che nessuno di loro è sceso in campo.
L’allenatore ha reagito a queste assenze modificando sensibilmente la formazione rispetto alle due precedenti gare: 4-3-3 con Kalinic centravanti, Perisic e il giovane Pjaca ai lati (tra i migliori in campo); a sorpresa, Kovacic non è stato schierato dal primo minuto, visto che gli è stato preferito Rog. Del Bosque, di contro, non ha modificato alcunché, affidandosi al solito 4-3-3 con gli stessi interpreti delle prime due partite.
Il 4-3-3 croato fin da subito si rivela tale solo sulla carta. In fase di non possesso (quindi, per la stragrande maggioranza del primo tempo) è chiaramente un 4-4-2, con Rakitic che insieme a Kalinic va a pressare in avanti.
Se, come vedremo, alla lunga tal scelta si rivelerà vincente, va detto che ad inizio gara c’è poca organizzazione sotto questo aspetto. Soprattutto a causa della voglia di strafare di un Rakitic non abituato a svolgere compiti di questo tipo. Proprio da una situazione di pressing poco efficace è nato il vantaggio iberico, con gli spagnoli che con facilità sono riusciti a far partire l’azione da dietro eludendo le linee slave (basta vedere la completa libertà che si ritrova Busquets in mezzo al campo).
Tuttavia, col passare dei minuti la Spagna ha dimostrato sempre più difficoltà nel disimpegno. Vuoi per meriti avversari, vuoi per scarsa concentrazione dei propri uomini, diversi giocatori chiave sbagliano a più riprese passaggi tutto sommato agevoli. Se nella prima frazione la Croazia fa fatica a costruire occasioni con azioni manovrate, la squadra balcanica sfiora in diverse circostanze il pareggio approfittando di alcuni svarioni dei campioni d’Europa in carica. Prima del gol del pari, le due chances per Kalinic e Rakitic sono nate da grossolani errori di Ramos prima e De Gea dopo.
Questo può essere un importante segnale per Conte, visto che in diversi frangenti la Spagna non ha mostrato la precisione per cui è famosa, commettendo anzi amnesie piuttosto sorprendenti (persino Busquets non si è rivelato immune da certe cadute a vuoto).
Dopo aver rischiato più volte il gol del K.O. intorno alla metà del primo tempo, nel finale la Croazia è cresciuta sempre di più, abbassando il baricentro spagnolo. Dopo essersi già resi pericolosi sulle corsie esterne, al 44’ Kalinic approfitta della dormita di Ramos, raccogliendo il cross di Perisic e segnando con un tocco volante. La modalità della rete deve essere stata motivo di grossa soddisfazione per Cacic, che 15’ prima aveva invertito di fascia Pjaca e Perisic nel tentativo di sfruttare meglio le caratteristiche dell’attuale esterno interista.
Nella ripresa, la Spagna esercita un possesso palla piuttosto sterile, come spesso è successo negli ultimi tempi. Sono anzi i rivali a dare la sensazione di poter pungere con più efficacia (Kalinic e Badelji i giocatori cresciuti maggiormente nella seconda frazione). L’errore di Ramos (sempre lui!) dal dischetto è il decisivo crocevia del match. Nel finale, dopo l’ennesima azione spagnola inconcludente, una ripartenza croata si conclude col gol di Perisic, che porta in paradiso i suoi.
Cosa dire del prossimo avversario di Conte? La Spagna non ha certo bisogno di presentazioni, c’è il nome che parla da solo. Tuttavia, sarebbe poco onesto omettere che se c’è un momento in cui è possibile mettere in difficoltà i “marziani” è proprio questo. Tra le fila di Del Bosque sono sorti diversi campanelli d’allarme: il fatto che abbiano giocato sempre i soliti e non sia stata applicata alcuna minima rotazione (nonostante l’ampia scelta) può essere un punto a favore dell’Italia, soprattutto se si considera che un sacco di uomini chiave non sono certo al top della forma. Detto in parole povere, la Spagna non sembra quella complessa struttura del passato in cui ogni meccanismo funzionava alla perfezione. Non sarà certo facile per loro scardinare la BBC.
Di contro, la Croazia sembra aver (finalmente) compiuto il salto di qualità che in molti attendevano. A prescindere da chi affronteranno agli ottavi di finali, la vittoria del girone consente ai ragazzi di Cacic di pescare la parte del tabellone agevole, candidandosi quindi come una pretendente in grado di arrivare fino in fondo.