Storia di Rodrigo Bentancur, El Lolo che saltò lo stagno

Nei secoli scorsi migliaia di migranti europei lasciarono le terre d’origine per giungere sul suolo sudamericano in cerca di un approdo (un poco più) sicuro, di prospettive rosee, o anche solamente di un lavoro dignitoso. Tale scelta, col tempo, è andata di pari passo ad un detto tanto semplice, quanto esplicativo: ”Cruzar el Charco”, letteralmente “scavalcare lo stagno”, ma figuratamente solcare l’Oceano Atlantico e andare a caccia di un upgrade per la propria vita.

‘Cruzar el Charco’ è nel destino di Rodrigo Bentancur, sin da piccolissimo. El Lolo, uno degli apodos del ragazzo (il preferito a detta sua), nasce infatti a Nueva Helvecia, sudovest uruguagio (a proposito di Uruguay, il suo accento “Oriental” se lo porta dietro tuttora), ed il primo salto sopra uno stagno arriva all’età di 12 anni. Non si tratta però del maestoso oceano Atlantico, ma del fiume che separa l’Argentina dall’Uruguay, iconicamente Buenos Aires da Montevideo. Dopo i primi anni di “carriera” giovanile spesi tra il piccolo Artesano e il ben più prestigioso Club Atletico Penarol, Rodrigo attraversa il Rio de la Plata, per passare al Club Atletico Boca Juniors, gli Xeneizes, a proposito di barche e bacini d’acqua.

Alla Bombonera lo porta un allenatore delle giovanili, che vedendo il ragazzo uruguagio in un provino ne resta letteralmente folgorato. Le qualità del giovanotto sono subito sotto gli occhi di tutti, ed in particolare sotto quelli di uno che i tifosi della Juventus probabilmente ricorderanno con piacere. Si tratta di quell’Arruabarrena, che con un suo gol al Madrigal di Villarreal eliminò l’Internazionale di Milano dai quarti della Champions 2005/2006. Il “Vasco”, a fine 2014, è l’allenatore della squadra seniores bochense, e lascia un segno tangibile nella carriera di Rodrigo, portandoselo in ritiro a Tandil. E’ la prima volta per lui con i grandi, con quelli del calcio “vero.” Sarà la prima di tante.

Che il Lolo sia un predestinato lo dimostra anche il suo primo gol con la maglia del Boca Juniors, ad inizio 2015. La partita è una semplice amichevole del torneo de verano (estate), ma l’avversario è di quelli che cambiano la prospettiva di un match, in teoria, senza agonismo. Il Boca schianta infatti gli acerrimi rivali del River Plate, e Rodrigo firma il cinque a zero, non un marchio banale per presentarsi definitivamente alla Doce. Da li in poi la crescita è costante. In primavera arrivano i debutti ufficiali in maglia Xeneize: il caso del destino vuole che l’esordio avvenga proprio nel suo Uruguay, a Montevideo, contro gli Wanderers in Copa Libertadores. Una Copa però che si trasforma presto in incubo per il Boca, che incappa nell’Affaire “spray urticante” agli ottavi, lasciando strada libera al River Plate, poi campione. E’ in campionato così che Bentancur spicca il volo. Arruabarrena lo lancia nella mischia senza remore contro Nueva Chicago in Aprile, e nel giro di poche partite Rodrigo si conquista la titolarità sul campo. Del resto pochissimi classe 97 al mondo abbinano qualità e quantità come il ragazzo di Nueva Helvecia. Gioca da cinque, in mezzo al campo, dettando i tempi con notevole precisione e visione di gioco, senza però disdegnare il recupero palla in fase difensiva, facilitato da una grande capacità di lettura tattica dei match. Il fatto di essere ambidestro poi gli regala un’aura di intoccabilità che sfiora solo i grandissimi.

Inevitabilmente su di lui si muovono tutti i club principali del vecchio continente. Tra questi il Real Madrid che fiuta il talento e prova a piazzare il colpaccio. Marca approfitta della situazione per intervistare il ragazzo, e alla domanda su quale siano i suoi giocatori di riferimento, in un mix di ingenuità e genuinità Rodrigo cita tutti i referenti principali del Barcellona di Luis Enrique, cadendo così in una goffa ma simpatica gaffe. Nel frattempo però, alla Juventus scoppia il caso Tevez, con l’Apache che vuole lasciare Torino per tornare alla sua squadra del cuore, ma il Boca non ha soldi per permetterselo, e colma la lacuna economica, lasciando al club della Zebra Vadalà e opzioni di acquisto su alcuni giovani di proprietà Xeneize, da esercitare entro l’Aprile 2017. Tra questi c’è anche Rodrigo.

In estate la sua stagione impenna, con la squadra che veleggia in testa alla graduatoria argentina, ma nel big match con il San Lorenzo ecco l’intoppo che non t’aspetti. O forse si. Già, perchè uno dei difetti più grandi di Bentancur è la mancanza di continuità, anche all’interno della stessa gara. Nel recupero della sfida da titolo con il Ciclon si addormenta clamorosamente, servendo un assist involontario a Matos. Toppa totalmente un passaggio orizzontale all’altezza dell’area dei suoi, sbagliando la scelta, ancor prima che l’esecuzione.

Bombonera ammutolita, quasi come se fosse stata colpita da un montante da KO, con il San Lorenzo che prende la vetta e pare ad un passo dalla vittoria finale.

La squadra e lo stesso Lolo però si dimostrano “grandi” e si rialzano prontamente, superando il team di Papa Francesco in volata e prendendosi il campionato argentino. Ecco, a Rodrigo l’attitudine alla vittoria non manca. Assieme al titolo infatti, il talento classe 97 si aggiudica anche il prestigioso riconoscimento di Clarin “Rivelazione dell’anno”, dimostrandosi avvezzo anche a maneggiare la fama e il successo fuori dal campo. Con l’arrivo sulla panca di Barros Schelotto ad inizio 2016, Bentancur sperimenta anche nuove posizioni sul rettangolo verde. Non si limita al ruolo originario, ma viene testato saltuariamente anche da mezzala, come se l’ex giocatore del Gimnasia La Plata volesse ampliare ulteriormente il bagaglio tattico del classe 97.

Più che un bagaglio però, Bentancur può vantare un autentico valigione tecnico-tattico, tale da aver convinto Marotta e tutto l’establishment bianconero ad investire i quasi dieci milioni di euro che servivano per far valere il diritto di acquisto maturato lo scorso anno. E’ pronto dunque a “Cruzar el Charco” di nuovo. Stavolta in direzione diametralmente opposta agli antichi migranti, a caccia dell’upgrade definitivo, magari proprio nello stadio dei penta campioni d’Italia, che prossimamente valuteranno il ragazzo da vicino, e ne indirizzeranno il futuro europeo.