Ci sono partite che possono diventare terribili, per la caparbietà con cui gli avversari si difendono e impediscono qualsiasi soluzione. Ed è in partite del genere che avere dei fenomeni in squadra aiuta. Parecchio. La Juve ne ha molti e per gare simili quello con il numero nove sulle spalle è particolarmente prezioso… È Higuain a decidere la sfida contro il Cagliari, con una doppietta spietata, messa a segno a cavallo tra il primo e il secondo tempo. Una doppietta spietata e preziosa, che toglie la Juve dagli impicci, in cui l’aveva cacciato l’atteggiamento coraggioso e propositivo dei sardi.
I rossoblu fin dall’inizio propongono un pressing alto e un movimento continuo, che crea non poche difficoltà in fase di impostazione ai bianconeri che dopo neanche 20 minuti perdono Chiellini, sostituito da Rugani. Con il passare del tempo però la squadra di Allegri impone il suo ritmo, prende il comando del gioco e il pallone presto staziona in una sola metà campo. Una cosa però è schiacciare gli avversari, un’altra è costruire palle gol. Ai bianconeri la prima parte riesce benissimo, meno la seconda, complice l’attenzione con cui i rossoblu chiudono ogni spazio.
Quando in campo c’è un giocatore come Higuain però, basta lasciargli mezzo metro e si viene puniti. Ed è quanto accade al 37′, quando il Pipita ha quel minimo di spazio indispensabile per scattare sul filo del fuorigioco e, con un semplice tocco di destro, trasformare in oro la verticalizzazione di Marchisio.
È quanto accade anche al 2′ della ripresa. L’argentino fa partire l’azione dal limite della propria area, appoggiando a Marchisio. Il pallone passa ancora dai piedi di Cuadrado e Dybala, ma a questo punto siamo già dalla parte opposta del campo, e torna sul destro di Higuain, che firma la doppietta con il suo secondo tiro in porta della serata.
Due fiammate da campione che chiudono la gara nello spazio di dieci minuti tra un tempo e l’altro e che certificano una superiorità netta, ma che faticava a concretizzarsi. Il Cagliari patisce non poco l’uno-due e perde lucidità, come dimostra l’intervento di Barella su Pjanic, appena entrato in campo al posto di Marchisio. Il centrocampista rossoblu è già ammonito e tocca duro il bosniaco senza motivo, rimediando il secondo giallo e lasciando in dieci i suoi.
I padroni di casa hanno carattere da vendere e nonostante l’inferiorità numerica provano a riaprire la partita con la sventola di Pisacane, messa in angolo dal volo di Buffon, e con la punizione di Bruno Alves che sfiora il palo. Dalla parte opposta potrebbe arrivare il terzo gol, con l’incornata di Mandzukic, che conclude a lato un ottimo contropiede, con il sinistro di Higuain fuori misura e soprattutto con il doppio colpo di testa di Mandzukic e Dybala nei minuti di recupero: il croato centra in pieno la traversa e l’argentino, con la porta sguarnita, trova il riflesso di Rafael che respinge sulla linea.
Sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma ci si può decisamente accontentare della doppia prodezza del Pipita e dell’attenta gestione di gara dei bianconeri, che dimostrano ancora una volta non solo di avere la qualità per sbloccare ogni partita ma anche di saper regolare il ritmo del gioco a proprio piacimento, con una solidità sempre più evidente: da quando Allegri ha varato il nuovo modulo, non solo la Juve ha sempre vinto. Soprattutto ha rischiato poco o nulla, subendo un solo gol in Coppa Italia e segnandone 13. Una statistica che partita dopo partita, somiglia sempre di più a una sentenza
CAGLIARI-JUVENTUS 0-2
RETI: Higuain 37′ pt, Higuain 2′ st
CAGLIARI
Rafael; Pisacane (37′ st Padoin), Capuano, B. Alves; Isla, Dessena (17′ st Ionita), Di Gennaro, Barella, Murru; Borriello (30′ st Ibarbo), Sau
A disposizione: Colombo, Crosta, Gabriel, Salamon, Miangue, Tachtsidis, Deiola
Allenatore: Rastelli
JUVENTUS
Buffon; Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini (18′ pt Rugani), Alex Sandro; Khedira, Marchisio (22′ st Pjanic); Cuadrado, Dybala (47′ st Lemina), Mandzukic, Higuain
A disposizione: Neto, Audero, Dani Alves, Benatia, Rugani, Asamoah, Rincon, Sturaro, Pjaca
Allenatore: Allegri
ARBITRO: Calvarese
ASSISTENTI: Fiorito, Carbone
QUARTO UFFICIALE: Marzaloni,
ARBITRI D’AREA: Rocchi, Ghersini
AMMONITI: 13′ pt Lichtsteiner, 14′ pt Chiellini, 28′ pt Barella, 43′ pt Marchisio, 12′ st Cuadrado, 22′ st Barella, 33′ st Isla, 41′ st Di Gennaro, 46′ st Mandzukic
ESPULSI: 22′ st Barella
A CALDISSIMO / Cagliari-Juve 0-2: che ciccione Gonzalo Higuain…
Posticipo domenicale per la Vecchia Signora in quel di Cagliari, replica immediata a Napoli e Roma dopo le facili vittorie delle dirette inseguitrici nei rispettivi impegni con Genoa e Crotone: una rete per tempo di Higuain, e la pratica è mandata in archivio senza patemi d’animo.
Non ci si schioda più dalla difesa a quattro, l’attentissimo Lichtsteiner e l’attivissimo Alex Sandro sugli esterni difensivi, inizialmente Chiellini – poi fuori per infortunio con Rugani a prenderne il posto, con annessa ennesima preziosa prestazione dell’ex Empoli – con Bonucci in mezzo, il roccioso Khedira davanti e l’arrugginito Marchisio in regia, i soliti quattro davanti con Higuain vertice, Cuadrado da un lato, Mandzukic dall’altro, Dybala in mezzo.
I sardi decidono di giocarsela a ritmi alti, bianconeri accettano la sfida e controllano, lo sfogo della manovra juventina è soprattutto a destra con Cuadrado che sembra essere il regista avanzato della squadra, ma alla fine si passa dal centro: Bonucci per Marchisio, movimento in profondità di Higuain ben pescato dal Principino, tocco a scavalcare il portiere del Pipita, ed il vantaggio è così servito. In apertura di ripresa il raddoppio arriva in contropiede: volata pazzesca di Cuadrado, palla a Dybala che aspetta l’inserimento di Higuain, conclusione da calcio a 5 con la punta a mettere fuori tempo il portiere, e tre punti in ghiacciaia. Gloria anche per Buffon bravo a dire no a Pisacane ed alla sua conclusione dalla distanza, gestione perfetta del match da lì in avanti sia in parità numerica che dopo in superiorità per l’inevitabile espulsione di Barella a rischio sin dalle prime battute, e vantaggio che non aumenta solo per l’imprecisione di Mandzukic, per la traversa colpita dallo stesso croato, e per la parata miracolosa di Rafael su Dybala proprio allo scadere.
Tre punti “facili”, dunque, per la banda di Max Allegri che adesso attenderà il Palermo allo Stadium venerdì sera, ultimo impegno e poi spazio al primo atto di Champions contro il Porto: si comincerà a fare davvero sul serio a breve.
A CALDO / Cagliari-Juve 0-2: il Dio del Vento fa cento
Cagliari-Juve scrive numeri:
- 100 in A per Allegri sulla panchina Juventus, 75% di vittorie.
- 100 successi in bianconero per Allegri su 142 panchine ufficiali, 70 % di vittorie.
Ma non è ancora il momento delle celebrazioni. Lo scrive la testa sul collo. Non lo è di certo una vittoria in Sardegna, che pure rappresentava alla pari di Sassuolo il momento più interessante, in termini di risposte alla novità tattica divenuta abitudine. Erano trasferte, erano squadre intraprendenti e in fondo spensierate (che per noi è peggio), erano minuscoli Do Dragao. Questo era ciò che offriva il calendario, e viene da pensare che Allegri scelga i momenti meno a caso di quanto possa sembrare. I punti di rottura fanno ovviamente pensare il contrario, Genova prima (e rombo con Sturaro in missione per conto di Dio poi), Firenze dopo (con quel tutti insieme appassionatamente subito dalla partita ancora dopo).
Il bello è che probabilmente la verità, ancora una volta, sta nel mezzo.
E allora tocca fermarsi ai progressi, ai punti di stabilità tipica (o cronica) e agli appunti utili allo staff tecnico per crescere ulteriormente, ma non ancora definitivamente. Non ci serve, partendo da dove siamo arrivati, ma lavorare vuol dire massimizzare:
- Le scelte di gioco di Cuadrado sono intrinsecamente grottesche ed esaltanti, sono iniezioni di adrenalina per le quali mettere in conti brevi fase di rigetto. Il Dio del Vento arriva prima, non c’è niente da fare. Vive stati di fibrillazione, ma non sparisce mai. Ed è per questo che con un uomo dietro e quei 15 metri dentro il campo, sempre con la riga a vista, per ogni pallone gettato il saldo a favore è circa di 3 falli a favore, 4 dribbling, 2 superiorità numeriche e 1 folata di quelle che tagliano la pelle. Successe anche ad Acerbi allo Juventus Stadium l’anno scorso. Pace all’anima loro (anche a quella dei detrattori che la Fiorentina, forse per ripicca personale, l’avevano sempre guardata con occhi iniettati di sangue). Gli stiamo tirando fuori anche la rabbia repressa.
- Le schegge di gioco di Higuain sono senza precedenti. Ed è stupendo rendersene conto. Chi ci vede Trezeguet non vede il lavoro di fioretto, l’intelligenza di campo, le letture alla Bonucci fatte là davanti. Ed è sconvolgente ammetterle. Chi ci vede Tevez non vede l’autogestione del corpo e delle forze del nostro, lo sguardo sempre in allerta anche la palla esce in fallo laterale, l’essere capo del mondo e punta di diamante senza bisogno di essere uomo squadra. Non è meglio o peggio. E’ diverso. Cercavamo forme di nove, e una possibile base di novanta gol in tre anni, che fossero sublimi e originali. Trovata, colpita, affondata. Pagata, marottata, affilata. A Oporto sappiamo di poter accettare di soffrire perché davanti siamo la Juve. Ed è una sensazione antica quanto fantastica (evito la lista dei numeri di Gonzalo: li trovate comodamente ora ovunque sul web e sui social, così come domani su tutti i giornali).
- Le sfighe di gioco di Dybala sono da addebitarsi a qualcosa. Contratto, kharma, Doha, ketchup o tutti questi elementi insieme. Ma che giocatorone nonostante quel nuovo incaponirsi. Fa anche parte del nuovo ruolo, sia in campo che mediatico. Però sa giocare anche semplice. Talmente maledettamente semplice che sembra davvero semplice. Ed efficace come pochi sanno comunque fare. Sarà la dimensione di questa semplicità a fare la differenza quando gliela si chiederà per davvero. Per l’eccezionale, tranquilli: arriva sempre quando meno ce lo si aspetta. Detto che comunque fa strano vederlo, tenero, come uomo in primo pressing. Perché no, a Cagliari lo si è visto meno a centrocampo, eppure… eppure… perché il destino è nella sua testa quanto nel suo piede mancino. E quando i compagni gli stanno più vicino la musica è sempre diversa (P.S.: io contro il Palermo non lo farei giocare, magari solo sgambare, perché anche senza Mandzukic e qualcuno degli altri si può e si deve fare).
24a Serie A: Cagliari-Juventus 0-2
di Andrea Lapegna
A Cagliari partita fotocopia di quella di quattro giorni fa contro il Crotone. Prima l’incertezza e l’attacco spuntato, poi il gol-liberazione, e infine un’ottima Juventus che porta a casa i tre punti in scioltezza.
Il secondo impegno di un mini-ciclo abbordabile porta la Juventus a Cagliari per la seconda trasferta consecutiva dopo il recupero con il Crotone. I sardi fanno parte di quelle squadre che hanno già finito il proprio campionato un paio di mesi fa, grazie al terzetto di coda che sembra voler dire a tutte le altre di alzare il piede dall’acceleratore. Un ottimo argomento per chi preconizza una riduzione del numero di squadre in Serie A.In virtù di una settimana – quasi – piena, Allegri concede un turno di riposo al solo Pjanić e rilancia Marchisio, recuperato dopo il fastidio muscolare. Per il resto, formazione d’ordinanza con 4-2-3-1 e interpreti consolidati. Nel Cagliari invece Rastelli non attua contromisure ad hoc e si affida ad un solido 4-4-2 con la coppia Borriello-Sau in avanti.
Rastelli deve aver visto la partita con il Crotone, perché il suo Cagliari si schiera con un 4-4-2 molto compatto, proprio come fatto dai calabresi qualche giorno fa. Il tecnico dei sardi rinuncia all’uomo tra le linee per dare ordine alla fase difensiva della propria squadra. In questo modo, le tre linee del Cagliari tagliano i rifornimenti al triangolo di centrocampo della Juve, costringendo ancora una volta l’impostazione a prendere gli esterni come riferimento per l’uscita del pallone.
Stretto e compatto, con tanta densità in zona palla
In fase di difesa posizionale il Cagliari ha scelto di non aggredire la prima costruzione bianconera. Sau e Borriello tenevano la posizione, badando soprattutto a schermare le linee di passaggio su Marchisio e Khedira. Bonucci e Chiellini (e poi Rugani) venivano lasciati liberi di far girare il pallone tra di loro, che veniva poi per forza di cose canalizzato sugli esterni, dove scattava l’imbuto. Gli spazi centrali erano schermati e quelli sugli out ristretti.
In questo contesto tattico, chi ha avuto più difficoltà del previsto è stato Dybala. Schiacciato tra il centrocampo e la difesa del Cagliari, subiva la marcatura di Dessena e le uscite a turno dei centrali, finendo col ritrovarsi senza spazi di ricezione o senza sfoghi immediati. L’ambiente ostile del primo tempo gli è costato il record di palle perse nella partita (8), e una discreta frustrazione.
Il Cagliari tuttavia non ha rinunciato ad una manovra ragionata, ed ha anzi tenuto il pallone per lunghi tratti della prima frazione. In situazione di non possesso, Higuaín e Dybala erano naturalmente deputati alla prima pressione, con Marchisio che spesso si staccava dalla seconda linea per andare a disturbare la ricezione di Di Gennaro. Una caratteristica del modulo in questo senso merita un dettaglio più approfondito: con il passare del tempo diventa chiaro che per Allegri, in questo contesto, l’interno di sinistra è colui che deve agevolare il giro palla basso, mentre il mediano di destra andrà ad aiutare la pressione. È stato così con Pjanić e Khedira, anche invertiti, ed è ancora così con Marchisio in campo. Tanto che nella prima mezz’ora l’azzurro è stato interno di destra, ed ha aiutato la pressione in zona centrale contro il primo quadrilatero rossoblù. Khedira invece, l’abbiamo visto spesso scendere tra i due centrali a facilitare l’uscita del pallone.
Khedira in salida
Un po’ per predisposizione naturale, un po’ perché costretti, i bianconeri hanno cercato di attaccare sugli esterni piuttosto che al centro. Ma, come contro il Crotone, un lampo è più che sufficiente a stravolgere il canovaccio degli avversari. A Higuaín basta che si venga a creare, in ragione di una distrazione risibile, l’half space tra Capuano e Murru per dettare un filtrante che Marchisio traccia à la Pjanić.
Forte di non dover più rincorrere il cronometro, la Juventus diventa più prona ad un possesso ragionato. Il Cagliari invece opta per una conduzione più aggressiva e sbarazzina, e inizia a fare della verticalità la sua arma migliore. Di Gennaro, Dessena e Barella (per l’occasione in fascia) cercano sempre l’opzione libera più avanzata, o il compagno tra le linee. Non sono state rare le situazioni, specie sul finire della prima frazione, in cui il Cagliari arrivava ai 20 metri con 3 passaggi, salvo poi peccare con frustrante costanza in rifinitura.
Il problema del Cagliari è stato semmai ricomporre l’ordine difensivo che l’aveva caratterizzato nel primo tempo. Un attacco portato con veemenza rende difficile poi ritrovare le posizioni con immediatezza, a meno di una furente riconquista della palla che non è comunque nelle corde degli uomini di Rastelli, e questo ha lasciato vuoti non indifferenti nella struttura difensiva dei sardi. Uno di questi è stato sfruttato dal contropiedista per eccellenza della Juventus, Cuadrado, che ha creduto opportuno infrangere il record di 9’58” nei 100 piani di Usain Bolt per regalare a Dybala il third pass che ha portato alla doppietta di Higuaín. L’argentino sfodera una punta da futsal per mandare al tappeto il Cagliari. Il colpo con la punta è doppiamente infingardo per i portieri poiché ruba loro mezzo tempo di gioco per andare a terra, in cambio di un’incertezza di fondo sulla direzione che prenderà la palla una volta uscita dal piede.
C’è da dire che in quelle occasioni in cui il Cagliari ha messo la testa fuori, qualche disattenzione della retroguardia bianconera ha attentato alle coronarie dei tifosi. La gestione del vantaggio, specie quando la palla viaggiava in zone basse, è stata un po’ all’acqua di rose. Poco male, finché c’è il 26enne Gianluigi Buffon tra i pali.
Alla fine tre punti dovevano essere e tre punti sono stati. Fa bene Allegri a sottolineare i punti in cui la squadra deve migliorarsi – il gioco tra le linee, la gestione del vantaggio, il giro palla – anche perché tra 10 giorni c’è il Porto. Tuttavia, per il livello offerto da questa Serie A, quanto mostrato al Sant’Elia sembra essere più che sufficiente a tenere a distanza di sicurezza le dirette avversarie. Se, come ampiamente analizzato, gli scudetti passano attraverso una difesa di ferro, farà piacere ai tifosi sapere che nelle ultime 5 partite (da quando cioè ci si schiera con il triangolo di centrocampo invertito) gli avversari devono ancora spingere la palla alle spalle di Buffon.