“La Champions league è la competizione dei dettagli” diceva Mourinho.
E quei dettagli a volte capita di doverseli giocarseli in trasferta.
A volte serve il cuore, altre la fortuna.
Oppure la grinta, la sofferenza, la resistenza, la furbizia, la tattica.
In ogni caso serve l’impresa, la grande prestazione, la trasferta memorabile da ricordare per sempre.
5) 05.11.2008 Real Madrid – Juventus 0-2
Questa partita rimarrà nella storia per la doppietta di DelPiero che stacca i sederi dei tifosi del Madrid dai seggiolini e li spinge a premiarlo con una storica standing ovation al minuto 92.
Lo sappiamo tutti, le partite ai gironi non hanno lo stesso pathos delle sfide ad eliminazione diretta e stiamo parlando di un periodo storico non troppo esaltante per la Juve (tra i titolari figurano Manninger, Mellberg, Molinaro, Legrottaglie Marchionni, Sissoko, Tiago, Amauri… di questi qualcuno farebbe fatica anche a fare tribuna nella Juve attuale, allenati da Claudio Ranieri, che oggi suona bene ma fino a 6 mesi fa suscitava non più di una pernacchia) e anche il Real ha poco da gioire… ma in tempi di magra, e 2 anni e mezzo dopo calciopoli questa rimane una delle serate più entusiasmanti in mezzo a uno dei periodi più neri della nostra storia.
4) 09.04.1997 Ajax – Juventus 1-2
Se un bambino vi chiedesse cosa significa l’espressione “risultato bugiardo” non ditegli nulla; fategli vedere l’1-2 del 9 aprile ’97
L’unico gol di scarto non rende bene la differenza tra le 2 squadre e la superiorità di quella Juve che non temeva nessuno in italia e oltre i confini.
All’Amsterdam Arena Lippi va con l’obbiettivo di dominare dall’inizio alla fine una delle squadre simbolo degli anni 90 e ci riesce.
Un primo tempo che sarebbe potuto finire 1-4 e un secondo con almeno 3-4 occasioni per segnare ancora.
Zidane forse ai suoi massimi livelli e la coppia Amoruso-Vieri che scherza letteralmente la difesa dei lancieri.
Chi l’ha vista ricorda quella partita come una delle più belle trasferte europee di sempre della Juventus… e ricorda bene
3) 19.09.2012 Chelsea – Juventus 2-2
A Londra quel 19 settembre fu come una prima volta.
Una delle mille prime volte della vita.
Dopo 2 apparizioni post calciopoli da visitatore di passaggio, da voyeurista di lusso, da “ho fatto un salto a controllare ma vado via subito” la Juventus ritorna in CL dalla porta principale, da “champions” della propria “league” e c’è voglia di tornare a misurarsi coi grandi, di stabilire il proprio valore e trovare una collocazione in mezzo al continente.
L’allenatore è in piccionaia, dietro i vetri di uno sky box causa squalifica per l’omessa denuncia di una presunta combine al tempo in cui allenava in B.
In panchina c’è Carrera, fortunatamente dall’altra parte Di Matteo, non è serata di grandi tecnici insomma.
Ma il Chelsea è campione d’Europa in carica (non sanno nemmeno loro come…) e cominciare la CL in casa dei vincitori non è mai semplice.
I blues partono bene, corrono, pressano ma la Juve non si spaventa, ha 2 buone occasioni con Marchisio e Vucinic, poi verso la mezzora arrivano i 90 secondi che stenderebbero anche un toro, un 1-2 micidiale di Oscar, brasiliano color Kakà, che prima segna su deviazione, poi un minuto e mezzo dopo trova il gol della carriera, così bello da consigliargli il ritiro, tanto l’apice è toccato, da lì si può solo scendere e un altro gioiello così non lo puoi fare: controllo col destro, sterzata sul piede perno mancino e ancora col destro all’incrocio dei pali.
Lo Stamford Bridge viene giù, e pure il morale gobbo ma qui esce fuori la Juventus.
Passano solo 5 minuti e uno che di soprannome fa “guerriero” riapre la partita:
zoppo, riceve palla da Pirlo al limite dell’area, tocca col destro a evitare il contrasto di Lampard e poi fulmina Cech col sinistro.
Un tiro non fortissimo ma preciso e imparabile. Nella sua smorfia di dolore dopo il gol c’è tutto il senso delle parole di Conte “se dovessi andare in una guerra calcistica, me lo porterei sempre dietro”.
il secondo tempo la Juve cerca con pazienza il pareggio, che arriva a 10 minuti dalla fine con Quagliarella su filtrante di Marchisio e stavolta Cech si becca pure il tunnel.
E non è finita, altri 5 minuti e Fabio sfiora l’eurogol da far impallidire quello di Oscar, ma spizza solo la traversa.
Finisce 2-2, è solo un pareggio, ma per grinta, determinazione e capacità di risollevarsi resta una delle più belle trasferte bianconere di sempre in CL
2) 22.04.2003 Barcellona – Juventus 1-2
Il Nou Camp è uno degli stadi peggiori per andarsi a guadagnare una qualificazione al turno successivo, in questo caso la semifinale di CL.
Lo è ancora di più se non hai un risultato d’andata favorevole (1-1 al fu Delle Alpi, gol di Montero e pareggio beffa di Saviola a 10 minuti dalla fine) e giochi in casa di quelli che nelle ultime 15 partite di CL ne hanno vinte 13.
La Juve gioca attenta, si porta in vantaggio all’inizio del secondo tempo con Nedved (arrotonderemo il nostro ricordo della sua stagione marziana sempre per difetto), pareggia poco dopo Xavi, che ancora non è “il professore” ma è già titolare.
L’effetto difficoltà aumenta l 79° quando Davids prende un secondo giallo stupido (i gialli stupidi…) e lascia in 10 i compagni, senza parole Lippi e pure chi come me era seduto al tavolo di un pub a guardare la partita.
Si va ai supplementari, a 8 minuti dalla fine Kluivert ha il pallone che manda il Barcellona in semifinale, il resto lo fa Gigi, l’unico superstite oggi, ed è una sentenza di morte, perché 2 minuti dopo Thuram al limite dell’area si butta a corpo morto su Motta, il pallone arriva a Nedved che si allarga sulla sinistra e passa Zalayeta, pausa.
“tienila, non perderla” pensiamo tutti, l’obbiettivo massimo sembra quello di resistere fino ai rigori.
Spunta dalla fascia destra Birindelli, veloce manco avesse lo scooter, el panteron lo serve, lui avanza fino alla trequarti blaugrana, mette in mezzo un pallone disegnato per il piede sbilenco destro di Zalayeta, gol. Esultanza sobria, la sua.
Io invece non ricordo più niente, o qualcosa che richiama alla mente la scena delle rissa nel pub di Trainspotting.
Siamo in semifinale, non so come, ma ci siamo.
E ci siamo meritatamente, con una partita che finisce dritta nel cassetto delle imprese.
1) 13.09.1995 Borussia Dortmund – Juve 1-3
La prima volta non si scorda mai. O era il primo amore?
Fa niente, perché in questo caso è la stessa cosa.
La prima partita in Champions League nella storia della Juventus, a Dortmund, campo storicamente favorevole ai bianconeri (finale di andata di coppa uefa 92-93 conclusa con un trionfante 1-3 e poi semifinale di ritorno vittoriosa nel 94-95 dopo un 2-2 all’andata, in casa, corsi e ricorsi…)
La prima di volta di Del Piero, a segno con un gol “alla Del Piero” (e 2 assist di una precisione che manco alla Playstation), la prima volta di Padovano baciato dalla grazia in quella stagione.
Ma prima di tutto questo c’è a freddo il gol di Moeller, quello che aveva giocato coi bianconeri, che nel frattempo ha cambiato squadra ma non le abitudini sotto porta.
La partita sembra segnata, ma la Juve di Lippi tira fuori quel carattere che sarà costante negli anni:
Ribalta la partita già nel primo tempo con Padovano prima, poi con la magia di Del Piero:
Sono passati 20 anni ma ho ancora il ricordo preciso della sensazione che provai di aver assistito ad un capolavoro.
Nel secondo tempo chiuderà i conti Antonio Conte con la fascia di capitano e un gol di testa in tuffo.