TORINO-JUVENTUS 1-4: Il talento dei singoli, l’unità della squadra

Impossibile non pensare a Monaco. Quando dopo due minuti del secondo tempo il Torino ha accorciato le distanze e riaperto la partita, la fresca esperienza col Bayern poteva aprire una ferita che non si è ancora rimarginata. La Juventus è stata fortunata nell’episodio del gol annullato a Maxi Lopez, ma in precedenza aveva evitato l’errore di abbassarsi gestendo il ritmo tenendo il controllo del campo. Poi ci hanno pensato i fuoriclasse. Ancora oggi non riesco a concepire come si possa criticare Pogba: commette degli errori (chi non li fa?), ma ogni singola gara è un muro difensivo, rompe le difese avversarie con giocate individuali, attraversa momenti d’onnipotenza fisica e calcistica. Morata, invece, ha subito gli effetti positivi del ritrovato amore: ora deve confermarsi nelle restanti partite. Il talento c’è e non si discute.

La Juventus ha vinto il derby perché è più forte, perché ha giocatori di maggior talento. C’è una pubblicità in cui Ventura domanda ai propio giocatori: “quante volte vi ho detto di non giocare a pallone?”. Ecco, il Torino continua a vivere con una eccessiva foga questo scontro diretto: è una squadra che nel passato ci ha abituato anche a buone trame, ma che punta, a volte solamente, solo sull’aspetto mentale, fisico. Fuori dalla retorica, fuori dalle frasi fatte: ogni squadra ha un cuore, è la condizione necessaria per essere definita tale. La Juve ha il cuore, ha classe: questo ha fatto la differenza in una gara in cui effetti fisici e mentali della battaglia di Monaco si sono fatti sentire ma i bianconeri sono stati bravi a gestire le scorie. Ed è l’intera squadra ad avere reso possibile il record di Buffon (che ci ha messo tanto del suo, ovvio). Da quando la Juventus ha ritrovato mentalità e l’abilità tattica, è riuscita a riportarsi in vetta e mantenere la posizione.

Si può parlare dell’arbitraggio, come di qualsiasi arbitraggio, di Rizzoli per sottolinearne gli errori: non è la mia specialità, ma credo ne abbia fatti diversi. L’evidenziare gli sbagli non deve però mai diventare l’alibi, la giustificazione dei propri insuccessi: per questo fa benissimo Allegri a trasmettere il messaggio che la Juventus non è uscita dalla Champions per avverse o mancate decisioni dei due direttori di gara, ma per dettagli, disattenzione proprie, gol e atteggiamenti errati.  Così oggi ha vinto perché ha sbagliato di meno. L’arbitro non può essere controllato, è una variante, anche decisiva, come i giocatori che al contrario possono essere controllati.  Mi rendo conto però che questo è un concetto difficile da comunicare serenamente in Italia. Me ne sono reso conto ancora di più mercoledì sera e giovedì mattina.

10 spunti di riflessione dopo Torino-Juve 1-4

10 spunti di riflessione dopo Torino-Juve 1-4

 

1- Idioti e delinquenti ci sono in tutte le tifoserie purtroppo, ma gli ultimi due derby in casa del Torino hanno dato l’idea che da qualche parte la parola Odio la conoscano meglio. Per fortuna la polizia ha punito i responsabili.

2- Rugani ba fatto davvero un’ottima partita. Calma e classe. Molto più tranquillo ha giocato sui suoi livelli. Bravo.

3- La punizione di Pogba mi ha ricordato quelle di Roi Michel… Francesi, n°10 Bianconeri, entrambi classe sopraffina

4- Senza l’intervento scellerato di Alex Sandro il Toro non sarebbe mai rientrato in partita probabilmente.

5- L’intervento del brasiliano era negligente, che per regolamento non richiede cartellino. Per cui chi parla di secondo giallo, forse conosce poco le regole

6- Posizione di Maxi Lopez al limite, pare di pochi cm in fuorigioco. Di certo Morata a Monaco era molto più in gioco.

7- Una partita in cui Pogba è stato forse il migliore in campo, 1 gol e 2 assist… quello sul primo gol di Morata semplicemente divino.

8- Il secondo giallo, a rigore di regolamento, lo ha rischiato più Glik che non Alex Sandro o Bonucci…

9- Al Torino rimarrà la “soddisfazione” di aver interrotto il record l’imbattibilità di Buffon a 970′.

10- Un 4-1 che rispecchia i valori in campo. Il Toro è stato matato. Un’altra volta…

Maurizio Romeo.

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