Quei giorni che, da soli, spiegano bene trent’anni di racconto dei media del calcio italiano.
“Come mai mi vengono in mente solo episodi in cui la Juve viene avvantaggiata?”, variante del sempreverde “come mai nel dubbio favoriscono sempre voi?”, frasi che ci accompagnano da tempo. E noi a provare a spiegare che di episodi ce ne sono pro e contro (guardate le pagine social di Roberto Savino, per un breve campionario), alcuni gravissimi, alcuni più che decisivi, ma si ricordano per decenni solo quelli in un senso e questo porta a farsi quelle domande di cui sopra. E’ il motivo per il quale il “contesto sociale” invocato da Caressa poche settimane sarà sempre lo stesso.
E’ il motivo per il quale perfino in una stagione in un cui la Juve era irrisa per le decisioni delVAR con rigori in fuorigioco degli avversari o espulsioni di nostri attaccanti per falli da penalty subiti (“ora c’è il video, non vi divertite più, eh…”) si pensa che goda di qualche credito. Perché dopo un mani a Cagliari si sono fatti trasmissioni e titoloni, si è appunto richiesta più attenzione per il contesto sociale, mentre nei casi di segno opposto no, va tutto bene così.
E questo anche al di là della insistita rappresentazione, quest’anno, di una sfida tra buoni e cattivi, tra gente per bene che gioca alla grande e cinici che giocano male, tra chi meriterebbe finalmente di vincere dopo anni di ingiustizie e chi invece non farebbe che il suo dovere a vincere, per la prima volta nella storia, per la settima volta di fila. E’ il motivo per cui la Domenica Sportiva manda un servizio sulle reazioni indignate dei napoletani alla formazione dell’Atalanta, per una partita che non si è neanche giocata.
Il livello è questo, i toni sono questi, non è una novità.
E allora quale sarebbe la novità di oggi?
Nessuna, c’è solo un nuovo episodio, l’ultimo della serie. Particolarmente indicativo perché riguarda due episodi identici, trattati in maniera opposta, in un doppio confronto di Coppa Italia.
Semifinale tra Atalanta e Juve: si parte a Bergamo, segna la Juve, poi viene concesso un rigore ai padroni di casa per un tocco involontario ma col braccio largo di Benatia, spiazzato da un velo dell’attaccante di fronte a lui. Il commentatore a bordo campo chiede la linea a gran voce, perché “Gasperini si lamenta”, l’arbitro va al monitor, il cronista (Cerqueti, che commenta con De Biasi) afferma che è corretto, perché Rizzoli ha chiesto di andare sempre a controllare con il VAR i falli di mano. Concede rigore, i cronisti Rai affermano che il braccio è largo, il giocatore dell’Atalanta sorprende Benatia con una finta ma non tocca il pallone; quindi, deduciamo, è giusto così. Buffon para, finisce 0-1.
Ritorno: La partita è sullo 0-0, quando Masiello tocca con il braccio (largo) il pallone in quanto sorpreso dal velo di Mandzukic. A volte ci si mette il caso, pure, a farci capire come nasca quel contesto sociale, perché l’episodio è identico. Da bordo campo non interviene nessuno, i telecronisti (Rimedio e De Biasi) passano oltre, “ci sarà il famoso, famigerato silent check”, ma il rigore non viene concesso ed è giusto così, in quanto il difensore è stato spiazzato dalla giocata di Mandzukic ed è involontario (De Biasi parla addirittura di un tocco di coscia).
La Juve vincerà (ma le sarebbe bastato un pareggio) con un altro rigore, stavolta concesso, e lì tornano a farsi sentire i bordocampisti, i telecronisti, perché “ci saranno polemiche”.
Il giorno dopo sulla Gazzetta ci si ricorda di parlare in prima pagina di arbitri dopo l’amnesia di Benevento-Inter: “Atalanta al palo e rigore generoso”.
Altri giornali fanno di peggio; tra loro si distingue Libero con una sequela straordinaria di gioielli: “Rigore omaggio, la solita Juventus. I nerazzurri, padroni del campo nel primo tempo (…). Un penalty inesistente però regala ai bianconeri la quarta finale di fila”. Cioè, in breve: la Juve ruba sempre e lo ha fatto pure stavolta, l’Atalanta ha dominato, il rigore non c’era e i bianconeri sono passati per quello. C’è un riferimento al palo di Gomez, mentre quello di Douglas costa sparisce.
Non per lo 0-1 dell’andata, dopo il quale sarebbe bastato un pareggio. Nessun accenno a Benatia, Masiello e compagnia. Rigore omaggio, la solita Juve passa grazie a quello.
Ovviamente a noi che due episodi molto simili siano stati trattati diversamente non interessa nulla. E’ successo, succede, succederà a favore e contro: non ce ne frega niente.
Il problema è un altro. E’ il solito.
E’ “la solita Juve”. E’ la prima pagina per alcune squadre e il trafiletto per altre. E’ il continuo richiamo del bordocampista ogni volta che “Gasperini si lamenta”. “Ci saranno polemiche”. “La decisione farà discutere”, detto sempre con quel tono grave, come se stessimo assistendo a un incredibile caso di corruzione in diretta.
E alla fine, chissà come mai, arriva sempre quella domanda: “ma come mai nel dubbio favoriscono sempre voi?”
Il Maestro Massimo Zampini