Ciò che è circolato a proposito del dietro le quinte della Juventus pochissime ore dopo il 2-0 patito in casa dell’Atletico Madrid in pochi lo sanno. E tra coloro che lo sanno, molti non sanno che ciò che gli è stato riferito è poco o niente, oltre che probabilmente distorto per via delle reazioni di pancia degli juventini che hanno – con o senza la loro volontà – partecipato a una gigantesca catena di Sant’Antonio poi proposto in versione minimal come retroscena da diverse testate.
In questi casi meglio stare sulle notizie di stretta attualità, cercando di metterle insieme con l’idea di dare un senso a ciò che avverrà piuttosto che a ciò che sarebbe avvenuto. Non è compito facile, la Juventus è un bel riccio quando scattano le sirene dell’allarme. Però, a una settimana dal match di ritorno che non soltanto Cristiano Ronaldo pensa di poter ribaltare al netto di tattiche ed esorcismi, è un dovere provarci partendo da alcuni rumours molto affidabili sui quali – va specificato – non c’è modo di ottenere alcuna conferma incrociata ma nonostante ciò userò per semplicità la forma dell’indicativo e non del condizionale inserendo però da una a tre X a fondo notizia per indicare la solidità giornalistica di quanto scritto:
– La Juventus e Massimiliano Allegri non proseguiranno il loro rapporto. La consapevolezza è reciproca, le confidenze non lasciano spazi a interpretazione, Allegri ha già formalmente liberato per l’estate la propria residenza torinese, si va avanti insieme per l’ottavo e per gli ottavi perché noi siamo la Juventus. XXX
– Andrea Agnelli ha deciso che il nome del prossimo allenatore della Juventus, che sarà un allenatore di progetto – quindi con almeno tre anni avanti di contratto – dovrà essere chiaro, deciso e sottoscritto entro la fine del mese di marzo. Quindi Juve-Atletico non sarà il teatro del destino, se non per le sorti di questa edizione della Champions League. XXX
– Andrea Agnelli ha la sua idea da tempo, e corrisponde al nome di Zinedine Zidane. Il presidente ha però chiesto, in un incontro dedicato, di esprimere eventuali loro candidature concretizzabili sia a Fabio Paratici che a Pavel Nedved prendendosi il (poco) tempo necessario. Si può intendere che ciò sia nello spirito di un gruppo operativo sull’area sportiva che intende uscirne unanime, visto che nell’ultimo biennio di Allegri si è proseguiti in questo senso poggiando su un delicato gioco di equilibri. XX
– Né Paratici né Nedved sono degli zidaniani di ferro, pur apprezzandone la qualità assoluta e l’ideale del proprio credo calcistico. L’ex numero 21 bianconero, da allenatore, non avrebbe un approccio convintamente sistemico (il credo per il quale ogni singolo lavoro, ogni singola cosa sul campo, sia collegata a un’altra per ottenere il quadro-squadra generale) e i suoi metodi di allenamento non sarebbero particolarmente d’avanguardia. X
– Fabio Paratici ha subito organizzato e ottenuto un incontro con l’entourage di Pep Guardiola (nella persona del fratello, difficile immaginare la presenza di Guardiola stesso). Feedback di grande cordialità dentro un contesto dove il tecnico catalano non si sente però ancora a fine corsa nel City, dove ogni cosa è stata lavorata a sua immagine e somiglianza. XX
– Pavel Nedved è il grande tessitore del rapporto tra Andrea Agnelli e Antonio Conte. L’ex capitano e tecnico bianconero avrebbe assunto da subito una posizione del genere: “Il presidente sa che in qualunque momento può trovarmi a disposizione per qualsiasi esigenza di questa società e di questa squadra“. Ciò avrebbe dato ulteriore spinta a quello che è l’endorsement primario del vicepresidente, con incontro tra i due già avvenuto per evitare a Nedved pericolosi malintesi su un fronte sul quale la proprietà è particolarmente sensibile. Fabio Paratici non avrebbe nulla in contrario. XXX
– In programma, probabilmente a Torino e probabilmente nel giorno di mercoledì 6 marzo, c’è un incontro vis-à-vis con Didier Deschamps. Probabile sia il nome secondario ma comunque rilevante del fronte Nedved-Paratici (non in opposizione a Zidane, questo va scritto a chiare lettere). XXX
– Due giorni dopo la gara del Wanda Metropolitano, caldeggiato per questioni di cortesia o chissà cosa, c’è stato un contatto telefonico tra Andrea Agnelli e José Mourinho (oggi forse il vero favorito per la prossima panchina dell’Inter, visto che Conte prende tempo e piuttosto valuterebbe ogni offerta proveniente da club stranieri). XX
Ci sarebbe dell’altro, che riguarda per esempio cosa farà lo stesso Allegri. Qui però il focus è la Juventus, e in sintesi – mettendoci anche anima dentro le notizie – la situazione pare delineata con uno Zidane che descrissi già la scorsa estate come l’ultima riga della favola stando su ciò che sembrava già studiato in società, dove per società si intende principalmente un presidente iper-operativo. Parallelamente un’azienda quale è oggi la Juventus non deve lasciare nulla di intentato e nulla al caso. Conte è un nome che possiede una fascinazione particolare, Deschamps ha un apparente understatement che a Torino spesso e volentieri funziona ma con Guardiola, per motivi tecnicamente opposti, restano opzioni defilate salvo accadimenti clamorosi in un mese come marzo che come unico effetto sul calcio mondiale ha quello di mettere una crocetta sulla corsa Champions di otto squadre in un solo colpo. XXXXXXXX
Luca Momblano.
Se Conte va all’Inter, la tragedia romantica dei tifosi bianconeri
Clamoroso al Cibali! No a San Siro! Insomma, clamoroso, Conte passeggia vicino alla sede dell’Inter a Milano in un giorno di febbraio, nelle ore del dimenticabile caso Icardi, delle sconfitte a raffica (consuete) della squadra , e nessuno pensa più alle succitate beghe. La notizia è la passeggiata. Conte, passeggiando lì si dichiara, pone molto più di una firma sul contratto. Tanto più che ora il direttore generale è Marotta. Che lo stima, anche di più. E allora è fatta. Possono scatenarsi il Twitter e il Facebook, le radio, le web radio e poi (ma solo dopo) i giornali. Che poi magari torna alla Juve. E su quello ci vuole un altro pezzo , o un altro intero blog. Ma ora concentriamoci sullo scenario che porta il leccese a Milano.
La reazione degli interisti è preventivabile in modo anche abbastanza facile. Più o meno succederà quel che è successo Marotta, passato sui social e non solo da mafioso a grande manager che mostra la faccia cattiva al Signore e alla Signora Nara. Per giunta ora che il tempo è passato, ora che la Juve di Agnelli è presa da un altro probabile addio, quello di Max da Livorno, e ora che il buon leccese si è mondato di parte del suo peccato originale di aver giocato e poi allenato l’odiata squadra bianconera con le esperienze anche molto positive in nazionale e al Chelsea. No, dai, il copione è scritto. I tifosi nerazzurri si gaseranno come leoni davanti ad una preda alla prima vittoria, c’è da giurarlo.
Molto più interessante è invece immaginare la reazione dei tifosi juventini. Di tutti noi, vedove e non. Non scherziamo: sarebbe un trauma. In qualunque modo la si pensi, qualunque sentimento, positivo o negativo si provi per il Condottiero del grande primo scudetto dei mitici 7 non può essere piacevole per un bianconero vederlo seduto su quella panchina. Sia chiaro: sarebbe così se andasse in ciascuna delle altre 19 squadre di serie A. Però se va lì è più dura.
Ognuno reagirebbe a suo modo. C’è chi cercherebbe di ignorarlo, chi lo insulterebbe su Twitter come con Allegri, chi sotto sotto, amandolo ancora, non ne parlerebbe, chi aspetterebbe eventuale e visto che parliamo dell’Inter, probabile, fallimento per parlarne male ecc ecc. E poi le tipiche schermaglie tra chi lo ama ancora, chi non riesce a dimenticarlo, chi non vede nessun tecnico meglio di lui contro chi si è sentito tradito per come se n’è andato nel 2014 (il sottoscritto, romanticamente), o chi ha imparato a stimare Allegri, nonostante fosse stato l’allenatore del Milan, o chi si fida della Società e allora “forse aveva ragione Agnelli”.
E’ difficile capire o anche solo immaginare cosa proverebbe Antonio nostro a giocare contro i colori bianconeri, esperienza mai accaduta durante la sua esperienza in riva al Tamigi. E’ chiaro che il professionista di oggi non è il tifoso ragazzino e neanche il calciatore , capitano e bandiera che ha sposato due colori per un’intera carriera. Ma i problemi non mancherebbero e non solo per eventuali conflitti interiori. Ma per il circo Barnum di cui a volte prende le sembianze lo spogliatoio interista.
Allora immaginare è un attimo: lui furibondo nei post partita contro i giornalisti, l’ambiente, gli stessi giocatori. Una carica di passione agonistica tipica del pugliese, un tipo meticoloso al limite del maniacale, sempre teso alla vittoria tanto da stare male se non arriva, permaloso e a volte troppo chiuso nelle sue idee. Un fiume in piena quindi, con show annessi. E questo non farà che rendere i nostri weekend ancora più divertenti a meno che non ci superi in classifica, allora ci divertiremmo di meno.
A livello tecnico non si può che ammettere che Conte porterebbe all’Inter quella sua anima da coltello tra i denti. Quella tensione e ansia tipica dei sanguigni. Ma anche un gioco votato all’iniziativa che è stato tanto vincente (da non sottovalutare lo scudetto al Chelsea, cartina da tornasole del valore del tecnico). E allora un’Inter che diventa l’antagonista della Juve può starci e sarebbero anni al fulmicotone.
Conte all’Inter è l’imprevedibilità della vita o forse solo management dello sport, nel senso di qualcosa che può succedere in un mondo di professionisti. Conte all’Inter però è una categoria dello spirito, è la tua ex che si mette col compagno di classe che ti sta sui zebedei perché se la tira ma è brutto e non prende mai più di 5 e allora non ci puoi credere. E’ una ferita, come lo fu quella del Marcello da Viareggio che poi tornò con grande entusiasmo a casa. E’ qualcosa che se succede comunque varrà la pena vivere, come tutti gli scherzi della vita.
Gianluca Garro.