Ora che il mercato di gennaio è finalmente alle spalle, vogliamo fare il punto sui giovani talenti controllati dalla Signora, ma anziché proporvi la solita carrellata che si risolve in un listone da Fantacalcio, abbiamo deciso di fare un gioco. Mettere in campo un 11 interamente composto da giovani di proprietà della Juventus, con le relative riserve. E visto che tutti i giochi, per essere divertenti e interessanti, devono avere delle regole, ce ne siamo date due.
La prima: i giocatori devono essere nati a partire dal 1994. Devono cioè compiere, quest’anno, al massimo 23 anni. La seconda: devono essere già di proprietà della Juve. Eliminiamo, quindi, quei calciatori che “si dice”, “pare”, “si mormora” siano stati tesserati da altre società con l’avallo della Juve. Non vogliamo i “si dice”, vogliamo piccole certezze. Indovinare il futuro è già abbastanza arduo, figuriamoci volerlo fare sulla base delle voci di mercato.
Per effetto di queste regole, dal nostro gioco restano fuori alcuni nomi abbastanza noti: per esempio Simone Andrea Ganz, Nicola Leali e Leonardo Spinazzola (tutti e tre del 1993) e Stefano Sensi (è del Sassuolo, e non sappiamo se dietro ci sia davvero la longa manus di Marotta). E altre situazioni simili.
Ecco quindi il nostro 11, che schieriamo con un solido ma estroso 4-3-3.
Si parte con il ruolo più delicato, sia per la sua stessa natura sia perché entro il 2018 andrà individuato l’erede di un mostro sacro come Buffon. Tra i portieri controllati dalla Juve ce ne sono diversi sopra i 23 anni, che abbiamo quindi dovuto scartare. Rimangono in piedi candidature poco convincenti, come Laurentiu Branescu, classe 1994 della Dinamo Bucarest, e Francesco Joyce Anacoura, pari età dell’Ancona. Abbiamo preferito dare una chance a Emil Audero, classe 1997 di origine italo-indonesiana. Promosso terzo portiere della Prima Squadra, talvolta capita ancora che difenda i pali della Primavera. Ha fatto parte di tutte le rappresentative nazionali dalla U15 fino all’U20 di cui è titolare. Portiere fisicamente potente, ma non imponente (190 cm per 83 kg), possiede ottime capacità esplosive e buoni riflessi. Molto efficace nelle uscite basse e intelligente nel posizionamento tra i pali, è ancora in attesa di esordire da titolare. Non si sente spesso parlare di lui, ma Emil ha grandi capacità.
In difesa la Juve del futuro sembra in buone mani.
Tra i centrali non possiamo non citare Daniele Rugani (1994), che non ha certo bisogno di presentazioni. Al secondo anno in bianconero si sta ritagliando il suo spazio in squadra e in questa prima metà di stagione ha messo in mostra una grandissima crescita: sia a livello tecnico-tattico sia a livello di personalità e maturità. La Juve e la Nazionale possono dormire sonni tranquilli.
Accanto a lui, immaginiamo di vedere in campo Mattia Caldara (1994). Acquistato dall’Atalanta per 15 milioni più bonus, farà il suo ingresso a Vinovo nell’estate del 2018. A meno che, complice qualche emergenza, non venga richiamato prima. Qui potete leggere la sua scheda.
Come terzino destro di un’ipotetica difesa a 4, metteremmo senz’altro Pol Lirola (1997), autore di ottime prove con il Sassuolo di Di Francesco. Pol è un terzino molto tecnico e di grande spinta offensiva. Dopo aver dominato la fascia destra con la maglia bianconera nel campionato Primavera, conta già 20 presenze tra i neroverdi, con 1 gol e 1 assist stagionali tra campionato ed Europa League (in cui è entrato nella Top 11 della fase a gironi nonostante l’eliminazione della squadra emiliana). Molto vivace in proiezione offensiva, possiede un grande scatto palla al piede, che gli permette di essere un ottimo dribblatore, e un piede piuttosto educato che lo aiuta sia in fase di costruzione e rifinitura della manovra sia in fase conclusiva. La sua debolezza è la fase difensiva, in cui ha ancora diversi margini di miglioramento, soprattutto dal punto di vista della concentrazione e della lettura in anticipo della manovra avversaria.
Come suo dirimpettaio, lo sfortunato ma tenacissimo Federico Mattiello (1995), per il quale tutti abbiamo fatto il tifo in questi due anni. Federico nasce esterno sinistro di centrocampo, ma può giocare sulla linea dei difensori nonché sulla corsia opposta, essendo destro di piede. È un terzino sinistro “di binario”, che possiede ottime capacità in fase difensiva e buona propensione in fase offensiva. Fisicamente potente, palla al piede possiede una notevole progressione sul lungo, capacità che gli consentono di mettere in crisi anche gli avversari più rapidi e scattanti. In fase difensiva è abile nell’intuire il tempo dell’intervento e ha una grande capacità di recupero in situazioni di emergenza. Gli infortuni di queste stagioni gli avranno sicuramente dato grande forza d’animo e tanta voglia di lottare. Fin dall’esordio nella stagione 2014-2015 Allegri ha dimostrato di credere molto nelle capacità del ragazzo; ora, dopo l’addio di Evra, Federico potrebbe rivelarsi importante per la squadra e tornare a calpestare il prato dello Stadium.
A centrocampo affideremmo il ruolo di mediano a Rolando Mandragora (1997), acquistato dal Genoa nel gennaio 2016 ma rimasto in prestito al Pescara fino al termine della scorsa stagione. Purtroppo, a causa di un lungo infortunio, non abbiamo ancora potuto vederlo in campo con la maglia della Juve. Centrocampista di grandissima intelligenza tattica, la sua principale zona di competenza è quella davanti alla difesa. In un centrocampo a 3 o a 4, per Rolando non fa differenza. Pulito tecnicamente e sempre ben posizionato sul piano tattico, è abile sia come diga sia come centrocampista di costruzione, pur non avendo particolari doti di visione e fantasia, ma operando con grande semplicità ed efficacia. Lo scorso anno, a Pescara, Oddo gli ha affidato prima le chiavi del centrocampo, poi anche un ruolo da difensore centrale in situazioni d’emergenza, e Rolando non mai ha fatto rimpiangere i titolari assenti, dimostrando grande intelligenza dal punto di vista tattico.
Ai lati di Mandragora piazzeremmo Andrés Tello (1996) e Luca Clemenza (1997).
Felipe Andrés Tello, colombiano, è arrivato nel febbraio 2015 dall’Envigado, squadra che vanta un fiorente settore giovanile. Ha avuto subito un buon impatto nella Primavera bianconera, soprattutto quando mister Grosso lo ha avanzato da terzino destro a centrocampista centrale, talvolta anche nel ruolo di vertice basso. Tuttavia le sue doti atletiche e tecniche hanno suggerito un utilizzo più costante da interno destro di centrocampo, come si è visto anche nelle sue esperienze in prestito a Cagliari ed Empoli. Andrés ha una buona tecnica di base, ma talvolta risulta confusionario e spesso egoista nel gioco palla al piede. Tuttavia è dotato di buoni tempi d’inserimento offensivo e di una grande progressione.
Luca Clemenza è invece un prodotto quasi completamente bianconero, visto che è arrivato alla Juve all’età di 14 anni. Il suo ruolo naturale è quello di trequartista. Nell’inserirlo in questa formazione ci prendiamo una piccola licenza, poiché ha interpretato poche volte il ruolo di interno di centrocampo. Dotato di un mancino educatissimo, è un abile tiratore da calcio piazzato. La sua visione di gioco, la perfetta conoscenza dei tempi e l’intelligenza tattica gli hanno permesso di interpretare in passato anche il ruolo di vertice basso davanti alla difesa, come regista puro. All’inizio della scorsa stagione la sua crescita è stata interrotta da un grave infortunio al ginocchio che lo ha tenuto lontano dal campo per molti mesi. Rientrato nell’ottobre 2016 agli ordini di Fabio Grosso, è tornato al suo ruolo naturale, quello di trequartista, ruolo in cui si esalta soprattutto in fase realizzativa piuttosto che in quello di rifinitura.
In attacco un tridente frizzante e potenzialmente letale, se le nostre aspettative verranno confermate. Moise Kean (2000) come punta centrale, sostenuto da Riccardo Orsolini (1997) a destra e Marko Pjaca (1995) a sinistra.
Bioty Moise Kean, nato a Vercelli da genitori ivoriani, fu soffiato al Torino quando ancora giocava tra i Pulcini. Oggi milita nella Primavera, nonostante la sua categoria di riferimento sia ancora teoricamente l’U17. È un centravanti dal fisico molto sviluppato in rapporto all’età (183 cm per 72 kg), che possiede un’ottima tecnica di base, un dribbling efficace e un destro fulminante. Agli importanti mezzi tecnici e atletici si unisce un fiuto del gol fuori dal comune. Inoltre è efficace anche in fase di rifinitura, essendo in grado di partecipare attivamente alla manovra collettiva della squadra. La velocissima maturazione fisica e tecnica del ragazzo ha convinto mister Allegri a concedergli lo storico doppio esordio in Serie A e in Champions League.
Alla destra del giovane centravanti dell’Under 17, ecco Riccardo Orsolini, appena acquistato dall’Ascoli, dove rimarrà fino al termine dell’attuale stagione. Il marchigiano è un esterno destro mancino, dotato di eccezionale rapidità, grande estro nel dribbling e un ottimo tiro. Le precedenti esperienze come centravanti gli hanno permesso di sviluppare anche un ottimo fiuto del gol: ha già collezionato 4 reti e 4 assist in 21 partite nell’attuale Serie B. Qui trovate la sua scheda.
A sinistra, ovviamente, Marko Pjaca. L’esterno croato è arrivato la scorsa estate dalla Dinamo Zagabria per 23 milioni di euro, dopo le ottime prestazioni sia con il club sia con la Nazionale all’Europeo 2016. Marko è un connubio di tecnica, fisicità e velocità. Molto limitato dall’infortunio di ottobre, in bianconero ha mostrato solo a tratti il talento di cui è dotato. Nei pochi spezzoni fin qui giocati abbiamo potuto ammirare un’abilità nel dribbling davvero eccezionale, equiparabile a quella di Juan Cuadrado. Rispetto al colombiano, però, Marko può vantare un’impressionante fisicità, che fa di lui un’ala devastante sia in progressione sia nell’uno contro uno. Nelle ultime apparizioni ha mostrato interessanti capacità di scelta nelle trame di gioco. Tuttavia non ha ancora trovato la via del gol, forse per sfortuna, forse anche per un’eccessiva voglia di mettersi in mostra.
Rispetto al nostro 11 titolare, una variazione tattica potrebbe essere rappresentata dall’introduzione di un trequartista. Oltre al già citato Clemenza, che verrebbe riportato al suo ruolo naturale, potrebbero fare al caso nostro anche Grigoris Kastanos e Matheus Pereira (entrambi del 1998).
Il giovane cipriota, già da due anni nel giro della Nazionale, può giostrare sia come trequartista sia come seconda punta. Ambidestro, è dotato di una buona visione di gioco, che gli permette di fornire assist ai compagni, di grande rapidità negli inserimenti e di ottime capacità nei calci da fermo. Nella finestra di mercato appena chiusa è stato mandato in prestito al Pescara e pochi giorni dopo ha esordito in Serie A nella sconfitta contro l’Inter.
Chi invece ha compiuto il percorso inverso è Matheus Pereira (presentato così da Luca Momblano), che è appena tornato alla Primavera bianconera dopo il prestito all’Empoli. Il talento ex Corinthians ha trovato poco spazio nell’altalenante stagione della squadra toscana. Agli ordini di Grosso avrà probabilmente le sue chances, potendo giocare sia come interno di centrocampo sia come trequartista. Dotato di grande visione e buon dribbiling, può sia distribuire il gioco sia creare la superiorità numerica puntando il diretto avversario. Elegante nel controllo palla, il brasiliano è il classico talentino verdeoro il cui sgrezzamento avverrà mediante l’eliminazione dei barocchismi tecnici tipici della gioventù carioca.
Per quanto riguarda le riserve, citiamo solo en passant alcuni profili interessanti. In porta Mattia Del Favero (1998), attuale numero 1 della Primavera con all’attivo diverse convocazioni in Prima Squadra. La difesa può contare su elementi di talento e di esperienza a livello giovanile e nella serie cadetta, come Filippo Romagna (difensore centrale classe 1997, ora al Brescia), Pol García Tena (difensore centrale 1995, al Latina), Rogério (terzino sinistro 1998 della Primavera). A centrocampo, oltre ai già citati Kastanos e Matheus Pereira, i giovani da seguire con attenzione sono Francesco Cassata (classe 1997 in forza all’Ascoli, interno di centrocampo) e Fabrizio Caligara (2000), che nella Primavera sta impressionando nonostante la giovanissima. In avanti il nome di spicco è quello di Alberto Cerri (centravanti 1996, ora al Pescara).
Tirando le somme, possiamo giudicare molto positivamente l’operato di Marotta e Paratici sui giovani. L’attento lavoro di scouting, sostenuto da una rete di alleanze strategiche con vari club di Serie A e di Serie B, ha portato la Juve a controllare molti talenti di sicuro (?) avvenire. (In realtà, come sa bene chi segue il calcio, non c’è nulla di certo quando si tratta di ipotizzare la futura carriera di un atleta.) Per non parlare dell’operazione che, nell’estate 2015, ha portato Tévez al Boca e alla Juve, in cambio, una serie di opzioni su alcuni giovani xeneizes. Un affare senza precedenti, che all’epoca in molti bollarono come cervellotica fregatura, ma che potrebbe regalarci un’ottima sorpresa di nome Rodrigo Bentancur. La società bianconera sembra intenzionata a portarlo a Torino, al punto che si parla di visite mediche già fissate. Staremo a vedere se il ragazzo si dimostrerà all’altezza delle attese.
Nonostante l’ottimo lavoro svolto fin qui, a nostro parere resta un punto debole: il ruolo del portiere. I tanti prospetti controllati non stanno convincendo e l’eredità di Buffon sarà pesantissima. Il sogno di chi scrive è vedere al più presto in bianconero un diciassettenne il cui soprannome è molto simile a quello del nostro Gigi. Ma questa è un’altra storia, magari ne parleremo più avanti.
Nel complesso, il futuro della Juve ci sembra in ottime mani. Occorre, però, che la dirigenza continui a scandagliare i migliori talenti del calcio italiano e internazionale in modo da assicurarsi una maggiore probabilità di trovare, all’interno di un nutrito gruppo di giovani, delle vere e proprie pepite d’oro, cioè coloro che in futuro potrebbero dimostrarsi calciatori da Juventus.
Di Federica Zicchiero e Stefano Francesco Utzeri