Up & Down della stagione bianconera: chi scende e chi sale

Terminata un’altra grande stagione, alla Juventus è il momento di tirare le somme di un’annata lunga e tiratissima, che ha regalato gioie e delusioni, un up&down continuo di emozioni e prestazioni. E così è stato anche per i singoli giocatori, che hanno altenato a turno momenti di totale esaltazione ad altri davvero bui.

Proviamo dunque a fare un bilancio per capire chi sale e chi scende al termine di questo 2017/18.

DOWN


 

Alex Sandro Lobo da Silva

La stagione del brasiliano è deludente, spesso distratto in fase difensiva ed inconcludente in fase offensiva. L’ex Porto sembra aver risentito delle insistenti voci estive che lo volevano partente in direzione Londra, Chelsea. Difficile intuire l’andamento della sua stagione leggendo solo le statistiche che mostrano il record di gol stagionali (4) e 6 assist, ma il calo di rendimento del brasiliano è saltato subito all’occhio anche dei meno attenti, ampiamente sotto gli standard di performance a cui aveva abituato i tifosi nelle prime due stagioni torinesi. Il 27enne ha giocato gran parte della sua stagione sotto il suo livello di valore assoluto, raggiungendo raramente un rendimento al passo con le aspettative, tanto da costringere Allegri a ricorrere all’usato sicuro Asamoah, anche in momenti delicati della stagione.

 

Mario Mandžukić

Il croato è stato decisamente tra i più negativi nel complesso della stagione juventina, ma a differenza del compagno brasiliano si è distinto con alcune grandi prestazioni, vedi la doppietta nella notte di Madrid. Lontano parente del SuperMario visto l’anno scorso sulla fascia sinistra dell’attacco bianconero, adattandosi e sacrificandosi per la squadra. Le sue performance non sono state all’altezza di quello che si era visto soprattutto nella seconda parte della scorsa stagione, quando proprio lo spostamento sulla fascia lo aveva rivitalizzato. Oltre alle solite imprecisioni tecniche, Mandzukic ha quest’anno mostrato una certa insofferenza ed incostanza.

 

Claudio Marchisio.

Relegato in panchina, il Principino sembra aver smarrito la strada, complici probabilmente gli strascichi dell’infortunio al ginocchio. il centrocampista cresciuto in casa Juve ha avuto ben poco spazio nella linea a 3 della mediana bianconera, venendo chiamato in causa perlopiù in sfide di secondo/terzo piano, piuttosto che nei grandi palcoscenici, dove gli è stato preferito il giovane Bentancur (nonostante l’esiguo minutaggio). Triste vederlo in una situazione simile, quando appena 2 anni fa sembrava uno destinato a rimanere un titolare inamovibile in bianconero per il resto della sua carriera, ma come dice spesso Beppe Marotta “il calcio è un ambiente che brucia tutto velocemente”.

 

UP


 

Douglas Costa de Souza

C’erano pochi dubbi sulle doti e il rendimento che avrebbe portato alla causa l’ex esterno di Shakhtar e Bayern. Eppure, nonostante il pedigree, qualcuno è stato a lungo scettico sul brasiliano: vuoi per il lungo periodo di adattamento, vuoi per una strana tradizione, credenza o maledizione, che vedeva i calciatori brasiliani spesso in difficoltà nell’ambiente torinese.

Douglas ci ha messo diverso tempo ad entrare nelle grazie di Allegri, ma nella seconda parte della stagione è stato l’artefice di alcuni dei successi più pesanti, sia da titolare che da subentrato. La sua tecnica e la sua velocità hanno fatto la differenza in Champions, ma soprattutto in campionato, spaccando partite difficili e mettendo in difficoltà le difese avversarie con giocate di livello e ritmo fuori dal comune per la Serie A.

 

Paulo Bruno Exequiel Dybala

La Joya, El Diez. L’argentino ha fatto valere il numero sulle spalle trascinando la Juventus a suon di gol e giocate di classe soprattutto nella prima parte della stagione, quando la squadra sembrava aver smarrito diverse certezze. Tanti acuti, ma anche qualche intoppo che poteva costare caro; alla fine il bilancio della stagione dell’argentino è ampiamente positivo, capocannoniere della stagione bianconera con 26 gol, nonostante quasi 2 mesi di infortunio che lo hanno privato della possibilità di riscattare immediatamente un periodo di appannamento che lo aveva colpito tra fine novembre e gennaio, il tutto accompagnato da 7 assist e un lavoro di raccordo che pesa tanto sulle gambe e sulla testa di un calciatore che ha nelle sue corde più la finalizzazione che il ricamo.

 

Medhi Amine Benatia El Moutaqui

Il centrale marocchino è di certo una delle note più liete della stagione. Un calciatore pienamente recuperato, contro ogni dubbio. Per larghi tratti della stagione è stato il miglior difensore della rosa bianconera, se non dell’intero campionato di Serie A.

Dopo la deludente prima stagione a Torino, spesso bloccato dai guai fisici che ne avevano condizionato l’avventura tedesca, aveva suscitato scetticismo il suo riscatto per un esborso titolare di 20 milioni di euro dal Bayern Monaco, ma il 31enne ex Bayern ha mostrato la sua miglior versione, attestandosi sui livelli della magnifica stagione alla Roma.

Gli errori o presunti tali (vedi Madrid) non ne hanno minato la valutazione complessiva, decisamente impennata nel finale di stagione dopo la doppietta messa a segno nella finale di Coppa Italia, grazie alla sua grandissima capacità di reazione ed autocritica. Insomma, un Benatia dimostratosi finalmente da Juve sia in campo che fuori.

Stefano Utzeri.

Il libro del settimo scudetto consecutivo

Se fosse un libro, avrebbe sette capitoli. Come le sette fatiche di Ercole, per arrivare al traguardo del settimo scudetto consecutivo. Un anno difficile, combattuto, con alti e bassi, cambi, evoluzioni e involuzioni. Ma che fa di questo titolo uno dei più sofferti e goduriosi da celebrare.

1- PARTENZA SPRINT

La Juve scatta dai blocchi con uno sprint di sei vittorie di fila corredate da partite a tratti spettacolari e condite da gol a grappoli. Segna due triplette di fila Paulo Dybala, oltretutto in due trasferte, trascinando la squadra come a Genova quando sotto di due reti ribalta il risultato fino al 4-2 finale o a Sassuolo (1-3). La Juve passa indenne la Fiorentina in casa (1-0) e nel Derby con il Torino terminato 4-0 in una gara dove il risultato poteva essere addirittura ancora più marcato.
Sembra una squadra più libera di attaccare, meno ancorata alla fase difensiva, si gioca puntando a segnare più gol degli avversari, infatti la difesa subisce qualche rete di troppo rispetto al solito. Nel frattempo il Napoli fa capire di essere l’avversario più pericoloso di questa stagione inanellando addirittura sette vittorie consecutive, con la perla di un 4-2 all’Olimpico contro la Lazio. Sarà corsa a due.

2 – LA PRIMA CRISI

La Juventus va a Bergamo contro l’Atalanta ed il copione sembra il solito: un uno-due micidiale nei primi minuti e la pratica sembra già chiusa. Invece una punizione respinta corta di Buffon permette a Caldara di riaprire una partita piena di colpi di scena. Un gol annullato a Mandzukic per un fallo a centrocampo commesso dieci secondi prima, il pareggio orobico ed il finale da cardiopalma. Un rigore concesso al novantesimo e poi sbagliato da Dybala ed in pienissimo recupero una trattenuta clamorosa non vista su Higuain. Sarà la gara delle polemiche verso il Var, motivo del contendere di inizio stagione.
La domenica successiva contro la Lazio il copione non cambia: in vantaggio con Douglas Costa, i bianconeri centrano una traversa da metri zero con Higuain che impatta un rinvio errato di Strakosha. I biancocelesti ribaltano la partita con una doppietta (uno su rigore non chiarissimo) prima dei fuochi d’artificio finali. Palo di Dybala che poi, nuovamente al novantesimo e nuovamente su rigore, sbaglia dal dischetto il possibile pari.
Il Napoli, dopo quella giornata e dopo aver vinto a Roma in casa giallorossa, trova il suo massimo vantaggio: +5. Tra alti e bassi la Juventus si riprende con quattro vittorie consecutive: ad Udine vince con un tennistico 2-6 giocando in dieci più di metà gara. Sbanca Milano con una doppietta di Higuain nel giorno del suo 100mo (e 101mo) gol in Serie A. Batte il Benevento nel suo 120mo compleanno in rimonta, non senza sofferenze.
Si ferma solamente a Genova in una gara anche sfortunata che vede la Sampdoria imporsi per 3 reti a 2.
E’ la gara che porterà i bianconeri a tornare a un gioco che permetta alla difesa di subire meno occasioni da rete, sacrificando qualcosa nell’impostazione offensiva.
I bianconeri sono ora a quattro punti dal Napoli, appena prima dello scontro diretto.

3 – DICEMBRE

Dicembre, con tre scontri diretti ravvicinati, sarà il mese che deciderà il campionato della Juventus.
La gara che porta allo scontro di Napoli inizia male, con Higuain operato alla mano all’inizio della settimana con il forte rischio di non scendere in campo. Da Napoli arrivano le prime illazioni secondo le quali il Pipita non giocherebbe apposta, temendo i fischi e il clima ostile del San Paolo (dimenticando forse i 5 gol in 5 partite dell’annata precdente) e con il forte rischio di finire a -7. A Napoli sono già pronti a festeggiare, e non sarà la prima volta quest’anno.
Invece il Pipita non solo giocherà, ma la Juventus sbanca Napoli con il suo tridente Costa-Dybala-Higuain con un micidiale contropiede e tornando a -1 in classifica. In quel momento a comandare è l’Inter, che farà visita allo Stadium proprio la settimana successiva. In una gara con diverse occasioni da rete sciupate da Mandzukic che termina a reti bianche e vede il Napoli riportarsi in testa da solo.
Due gare dopo, a Torino si presenta la Roma di Di Francesco ancora in corsa per traguardi ambiziosi. La gara è tirata, segna subito l’ex Benatia e la Juventus, anche qui, sbaglia più volte il possibile raddoppio. Prima della possibile beffa finale: allo scadere un errore di Benatia a metà campo permette a Schick di involarsi solitario verso la porta. Saranno 4 secondi lunghissimi, prima del miracoloso salvataggio di Sczeszny sull’attaccante giallorosso. Il boato dello Stadium celebra una vittoria che riporta i bianconeri a ridosso del Napoli.

4 – IL DUELLO

Da gennaio inizia la vera e propria corsa a due. Scrollatasi di dosso la Roma, che dopo la partita di Torino accusa qualche battuta a vuoto e soprattutto l’Inter che imbocca un tunnel di partite senza vittorie che la fa addirittura uscire dalla corsa per la zona Champions League.
Di contro, Juventus e Napoli inanellano una serie di vittorie consecutive fino a primavera.
Nello specifico i bianconeri scavallano Cagliari in una battaglia durissima, vincono al Bentegodi sponda Chievo e passano la doppia trasferta Derby-Firenze non senza difficoltà. Nel frattempo la difesa, ormai tornata a livelli assoluti, non subisce più reti. Dall’inizio del 2018 saranno ancora zero i gol subiti.

5 – LA SVOLTA

La partita più drammatica, incredibile ed entusiasmante arriva alla 27ma giornata. Il 3 marzo all’Olimpico la Juventus affronta la Lazio che le ha già portato via Supercoppa e i 3 punti dell’andata. In una delle peggiori gare dell’anno, senza praticamente mai dare l’impressione di poter vincere, con zero tiri in porta nei 90 minuti, la Juventus trova un gioiello di Dybala in pieno recupero mentre a Napoli i giocatori stanno entrando in campo per il riscaldamento in un San Paolo già pronto ad esultare.
Sarà la partita della svolta, perché il Napoli accusa il colpo e crolla sotto i colpi della Roma (2-4). In quel momento i bianconeri, con una gara in meno da recuperare, sono a meno uno dagli azzurri.
Con due vittorie nelle gare successive, in casa contro l’Udinese e nel recupero contro l’Atalanta la Juventus va a +4 in classifica trovando la prima vera fuga della stagione, complice anche lo 0-0 a San Siro del Napoli.

6 – LA PAURA

Fuga subito smorzata la domenica successiva dove i bianconeri impattano 0-0 a Ferrara contro una Spal agguerrita che blocca una Juventus poco lucida e con la testa all’impegno europeo contro il Real. E’ il periodo di peggior involuzione degli uomini di Allegri, sul banco degli imputati per il gioco espresso. Difficoltà che continuano contro il Milan (vittoria nei minuti finali per 3-1 dopo il momentaneo pareggio dell’ex Bonucci) e a Benevento, dove a lungo soffriamo il gioco veloce dei sanniti prima di dilagare, anche qui, nel finale (2-4).
Qua la Juventus raggiunge il suo massimo vantaggio, sei punti, su un Napoli che pareggia prima a Sassuolo e poi a San Siro con il Milan di Gattuso. Gli azzurri appaiono stanchi, dopo una lunga cavalcata dispendiosa e la sensazione che la panchina corta, cortissima ora faccia sentire i suoi effetti. La pratica sembra ormai una formalità, con lo scontro diretto in casa due giornate dopo.
Invece.
Invece inizia quella che sembra la fine, il periodo più difficile di tutto il campionato. A Crotone una Juve in vantaggio dal 12mo minuto si vede pareggiare da un gol in rovesciata di Simy e non riesce a trovare la vittoria nell’assedio finale. Al San Paolo succede di tutto, dove l’Udinese arrivata con le riserve va due volte in vantaggio prima di crollare sotto i colpi di Milik ed Albiol. Il Napoli sale a meno quattro punti prima dello scontro diretto dello Stadium.
Ed è a Torino che accade l’impensabile.
Una Juventus irriconoscibile, spenta, perde grazie ad un colpo di testa di Koulibaly al novantesimo scatenando la festa di una città intera. In questo momento i bianconeri sembrano aver accusato il colpo, sembrano non averne più. Di contro a Napoli iniziano i festeggiamenti, migliaia di persone aspettano la squadra di ritorno da Torino tra tripudi e fuochi d’artificio. Il calendario, oltretutto, sorride agli uomini di Sarri mentre la Juventus dovrà giocare a Milano e Roma nelle ultime 4 gare.

7 – LA RINASCITA

A Milano, nell’anticipo della terz’ultima giornata, la Juventus va subito in vantaggio con Douglas Costa e si ritrova con un uomo in più per l’espulsione di Vecino. Nel secondo tempo invece subisce la rimonta di un Inter veemente che con un uomo in meno prima pareggia e poi va in vantaggio con un’autorete di Barzagli. Al minuto 87 tutto sembra finito, i bianconeri sembrano inermi di fronte all’avversario e con lo scudetto già in viaggio verso Napoli. Invece accade l’ennesimo colpo di scena di una stagione assurda, incredibile. Un micidiale uno-due con Cuadrado che trova una miracolosa deviazione dal fondo e una punizione scodellata in area per la zuccata vincente di Higuain che insacca la rete del 3-2 che scatena la gioia della squadra e di tutti i tifosi. In 3 minuti quello che sembrava perso torna clamorosamente in mano al nostro destino.
In albergo i napoletani che assistono alla partita accusano il colpo, ed il giorno successivo subiscono una tripletta da Simeone a Firenze per un tracollo inaspettato nelle proporzioni (3-0).
Alla penultima giornata un gol su rigore del Bologna a Torino fa riaffiorare qualche fantasma e rispolverare qualche tabella scudetto da ricalcolare prima della rimonta nella ripresa grazie ad uno scatenato Douglas Costa, vero mattatore di questi ultimi mesi. Il 3-1 finale suggella anche se non matematicamente la conquista del titolo, grazie anche al pareggio interno del Napoli in casa contro il Torino.
A questo punto manca solo un punto per la matematica e forse nemmeno quello, visto che nel caso, ad arrivo a pari punti, conterà la differenza reti ampiamente a favore della juventus (+16).
Il punto che manca, per togliere ogni patema, i bianconeri vanno a prenderselo nell’ultima trasferta della stagione allìOlimpico di Roma, teatro 4 giorni prima della conquista della Coppa Italia. Una doppia festa romana che chiude un’altra, ennesima, stagione da record per questi ragazzi meravigliosi.
Sette campionati di fila, quattro Coppe Italia consecutive.
In attesa dell’ultima pagina del libro di questo campionato.
Da scrivere sabato, nell’ultima in casa contro il Verona.

Andiamo tutti a ringraziarli, questi giocatori.
Se lo meritano.