Vecchi, giù le mani dai ragazzi

Ultimo minuto di gioco. La Juventus Primavera batte un calcio d’angolo ed è tutta riversata nell’area di rigore dell’Inter, cerca il gol che le assegnerebbe la Coppa Italia; i nerazzurri sventano il pericolo, in contropiede segnano la rete del 2-1, ottengono la vittoria e si assicurano il trofeo. Quello che è successo negli istanti successivi alla rete di Zonta è stato ripreso dalle telecamere di Sportitalia ed è quindi un fatto pubblico, verificabile: non esiste un vero, un falso, un verosimile. L’allenatore dell’Inter entra in campo esultando (e fin qui, ovviamente, nulla di male), poi inizia a insultare qualcuno e arriva quasi alle mani con Favilli causando un parapiglia in cui intervengono giocatori di entrambe le squadre e Grosso per placare gli animi; Stefano Vecchi,il mister interista, viene espulso. Con chi ce l’aveva? Con la Juventus? Con il centravanti bianconero? Di certo non sono state parole dolci al miele. Vecchi, intervistato a fine partita, commenta così l’episodio: “Io ce l’avevo solamente con il guardalinee che sul primo gol mi sembrava fallo laterale per noi e abbiamo preso gol. Alla fine han dato angolo a loro al 94° ed era nostro… Io ce l’avevo solo col guardalinee, poi Grosso e Favilli mi hanno aggredito verbalmente. Si vede che lo stile Juve esiste solo quando vincono“. I fatti quindi sono questi. Prediamo per buono quanto detto dal tecnico. Ci sono due verità: entra in campo, esulta, insulta qualcuno, viene quasi alle mani con un ragazzo. Poi, davanti le telecamere, afferma di avercela col guardalinee e chiosa sulla rivale. Queste sono le immagini: vi lascio alla lettura del labiale, specialità nella quale non eccello e non mi interessa più di tanto.

Vecchi sbaglia più volte. L’allenatore delle giovanili è una persona adulta (che può essere più o meno giovane), ma che si presuppone debba essere certamente più matura del gruppo di ragazzi che guida. Il suo compito dovrebbe essere quello di insegnare alla propria squadra a giocare a calcio e di educare ai valori dello sport che sono competizione, disciplina, rispetto dei ruoli, delle persone, delle strutture, l’etica del lavoro e il saper vivere dentro un gruppo, oltre che far crescere l’amore per il Gioco. Non so se debba essere un educatore, anche se indubbiamente contribuisce alla formazione del ragazzo, ma di certo dovrebbe essere un esempio autorevole per i propri giovani. Vecchi è stato un pessimo modello: un allenatore mai deve venire quasi alle mani con un giocatore (con un ragazzo mai e poi mai); un allenatore mai deve insultare un’avversaria davanti le tv e gli avversari sul campo; un allenatore mai deve permettersi di accusare pubblicamene un giocatore più giovane di quasi 20-30 anni dovendosi dimostrare più intelligente e maturo; un allenatore mai deve insultare un arbitro. Vecchi, per questi motivi, è stato un esempio comportamentale da censurare. Meglio insegnare ai ragazzi a giocare a calcio lasciando da parte le offese e le lamentele nei confronti di uno dei componenti la terna arbitrale: vietato inculcare nella mente dei giovani la cultura degli alibi dovrebbe essere una delle regole auree. Il problema di certi allenatori è che provano a coronare tramite i ragazzi sogni che non sono riusciti a coronare quando erano loro giovani. Queste persone sono obiettivamente degli sfigati frustrati e vi posso assicurare che è brutto quando te li trovi sull’altra panchina. Per fortuna non capita ogni domenica.

Davide Terruzzi.

La terra dei cachi 125/ Old Folks suck

Non sono uno che si scandalizza facilmente; se sei cresciuto negli anni ’70 ci son veramente poche cose che ti possono indignare. E non credo neanche che i giovani vadano protetti e preservati sotto una campana di vetro; quelli che lo fanno creano una generazione di smidollati, incapaci di affrontare i fallimenti e le sconfitte della vita.

Ma c’e’ un limite che non va superato e, quando lo vedo travalicare, comincio a vedere rosso. Ho una figlia di 24 anni che ha fatto a suo tempo tutta la trafila delle giovanili in uno sport che non e’ il calcio. E come tutti i genitori ho passato molti sabati e domeniche a trasportarla in giro, per la provincia e oltre, a disputare le sue partite. E una volta mi son trovato anche a sentire un allenatore quarantenne che insultava pesantemente mia figlia e le sue compagne (allora tutte minorenni) dopo una partita vinta da lui (deve essere una costante). E dato che il fatto avveniva non a San Siro, ma in una palestrina, la cosa non passo’ inascoltata dai genitori (tra cui io) che ovviamente non la presero benissimo. E solo il fatto che nessuno di noi fosse un ultra’ violento permise al soggetto in questione di cavarsela con qualche ammaccatura invece di essere linciato sul posto come avrebbe meritato.

Ieri sera quando ho visto una specie di energumeno scagliarsi in modo intimidatorio verso Favilli per insultarlo e minacciarlo mi sono messo nei panni di suo padre, probabilmente sugli spalti. E per un secondo sono stato trasportato indietro di 7 anni e ho rivissuto quell’episodio. Dopo essermi calmato ho pero’ riflettuto come sempre e ho cercato di capire. E sono arrivato alla conclusione che il campionato Primavera in Italia abbia fatto il suo tempo, non solo da un punto di vista sportivo, ma soprattutto da un punto di vista etico.

Perche’ se si arriva all’aberrazione di ingaggiare un residuato di Lega Pro/Serie B, e gli si mettono in mano ragazzi in eta’ educativa, al solo scopo di vincere una coppetta giovanile, beh vuole dire che l’etica e’ andata in soffitta da un pezzo. E non stupisce veramente che di mezzo ci sia l’Inter, che credo andrebbe studiata come caso scuola su come NON si gestisce una societa’ sportiva a tutti i livelli. Perche’ non ci scordiamo che l’Inter e’ quella squadra che, costretta a togliere Balotelli dalla Primavera perche’ tutti gli avversari (e alcuni compagni) lo volevano ammazzare, non lo mando’ in collegio a imparare l’educazione, ma lo promosse in prima squadra. Con gli splendidi risultati di carriera che tutti possiamo ammirare oggi.

Ma torniamo al punto; l’allenatore (?!?) Vecchi ha commesso un gesto gravissimo e non bisogna ritrarsi dallo stigmatizzarlo in tutti i modi possibili e in tutte le sedi possibili. E non c’entra nulla il risultato della partita; questo e’ un fatto secondario. Nello sport si vince e si perde e prima ti abitui meglio e’. Ma l’impressione (che gia’ molti di noi avevano) che il calcio giovanile in Italia sia spesso in mano a dei frustrati (e raccomandati) che lo usano per compensare gli insuccessi della loro vita, non ne puo’ che uscire rafforzata. E non mi importa nulla se oggi Vecchi si e’ scusato; ci si scusa se pesti un piede per sbaglio, non se fai una roba di questo genere. E questa non son persone a cui mettere in mano i ragazzi.

Nel dire questo non posso che pendare all’allenatore della Juventus Fabio Grosso; che sara’ forse raccomandato ma frustrato non lo e’ di sicuro, visto che ha vinto una Coppa del Mondo segnando goal decisivi. E dopo aver perso malissimo (dal punto di vista del gioco) una finale e’ uscito con bel altre dichiarazioni.

In conclusione nel mio mondo ideale nessun paese e’ un paese per Vecchi; il fatto che l’Italia a volte lo sia mi riempie di sgomento e, piu’ spesso, di rabbia.

Kantor.