Verso Dinamo Zagabria – Juve: mille talenti e poche certezze per Sopic

Non esiste momento peggiore per provare a raccontare, spiegare e magari analizzare la Dinamo Zagabria, avversaria della Juventus nel girone di Champions League. La squadra campione di Croazia infatti ha recentemente cambiato allenatore, con Zlatko Kranjcar (padre del Niko ex Portsmouth e Tottenham) che ha rassegnato le dimissioni a causa della troppa pressione. “I giocatori non la vivono come la vivo io, non riesco a sopportare le tre sconfitte consecutive“, queste le sibilline dichiarazioni dello scioccato, ancorché esperto tecnico, con un passato anche sulla panchina della nazionale croata. Un quadro non difficile da teorizzare se si conoscono le dinamiche interne al club più potente (non solo sul campo) dello stato, magistralmente raccontate dal nostro Lazar Perovic.

Al posto di Kranjcar è stato promosso il viceallenatore Zeljko Sopic, il quale dovrebbe rappresentare una soluzione temporanea, ma che in appena un paio di uscite ha stravolto quasi completamente la squadra: un nuovo e iperoffensivo modulo, giocatori precedentemente fondamentali relegati in panchina o addirittura in tribuna, largo ai giovani di valore e agli esperimenti. I fatti dicono che finora l’allenatore ad interim ha raccolto una vittoria in coppa per 5-0 con un 11 imbottito di riserve e un successo di misura in campionato in casa della Lokomotiva Zagreb, che può essere considerata poco meno di una “squadra satellite” della Dinamo (per saperne di più vi rimandiamo al medesimo articolo di Lazar).

Andiamo con ordine: fino a qualche settimana fa la Dinamo, indebolita dalle partenze di Rog e Pjaca, è stata schierata da Kranjcar col consueto 4-2-3-1, con qualche esperimento di centrocampo a 4 in linea o di difesa a 5, quest’ultima disperatamente naufragata nel 5-2 di Rijeka che ha spinto il tecnico a dimettersi. Sopic ha invece imposto come modulo base un 4-3-3 molto offensivo, con mezzali più portate all’inserimento e al ricamo che alla lotta, sistema prima testato con successo in coppa contro i semiprofessionisti del Veli Vrh e poi riproposto in campionato, anche se col già citato Lokomotiva è arrivata solamente una striminzita vittoria per 1-0 confezionata dai due centrali difensivi Benkovic e Sigali contro una difesa a dir poco immota.

Tra i pali è rimasto titolare il 18enne Adrian Semper, potenziale lucrosissimo uomo mercato che con ogni probabilità verrà confermato anche in Europa, dato che le alternative Livakovic e Mikulic, poco più che ventenni, non offrono grandi garanzie. Il leader della retroguardia è un altro potenziale piccolo crack, anche se in realtà il ’97 Filip Benkovic domina dall’alto del suo metro e 94 e può già contare più di 50 partite da professionista tra la prima e la seconda squadra della Dinamo e le varie selezioni nazionali della Serbia. Possente e pericoloso sui calci piazzati, Benkovic può essere impiegarto anche davanti alla difesa ed è il diamante di una retroguardia completata dall’altro centrale Leonardo Sigali, 29enne argentino, dal 27enne terzino sinistro Pivaric e da uno tra Stojanovic (altro ventenne), titolare con Kranjcar, e Kobie Morris, lanciato dal nuovo tecnico in coppa e confermato in campionato. Alternativa ai due centrali il nazionale Gordon Schildenfeld, mentre può giostrare su entrambe le fasce il 18enne Borna Sosa.

A centrocampo Sopic ha clamorosamente escluso il capitano Domagoj Antolic in entrambe le uscite; uomo d’equilibrio con Kranjcar, che lo impiegava ora davanti alla difesa ora da falso trequartista, non è chiaro se Antolic sia stato risparmiato in vista della Juve o se il nuovo tecnico continuerà a preferirgli il più offensivo Pavlcic, anche se l’impressione è che martedì vedremo una Dinamo meno sbilanciata di quella analizzata finora. Una delle due mezzali sarà quasi sicuramente Ante Coric, ennesimo Under 21 della rosa, talentuoso fantasista accostato a diversi club italiani, che però ha sempre giostrato un passo più avanti e con meno compiti di copertura. Contro il Lokomotiva assieme a lui è stato schierato il ’96 Fiolic, anche lui più trequartista ed ala che centrale di centrocampo;  più facile immaginare l’inserimento di almeno un giocatore più esperto e solido, come il capitano Antolic, l’iraniano Karimi o il brasiliano Jonas, un imprescindibile per Kranjcar.

Per quanto riguarda l’attacco, l’esperimento di Paulo Machado, centrocampista portoghese dal discreto palmarès internazionale, finto centravanti è durato lo spazio di 45′; all’inizio della ripresa della gara contro il Lokomotiva Sopic ha inserito una punta vera come Angelo Henriquez, facile ipotizzarlo titolare contro la Juventus. Ai suoi lati i titolari sarebbero il nazionale algerino Soudani e il carioca-cileno Junior Fernandes, uomo di fantasia del reparto avanzato, ma attenzione a Mario Situm: l’ex Spezia ha avuto un impatto positivo nei 40′ disputati contro il Lokomotiva, la sua velocità potrebbe essere sfruttata a partita in corso.

Al momento è decisamente complicato ipotizzare una probabile formazione, che comunque sarà quasi sicuramente piena di ragazzi dal ’95 in giù che hanno tutto da dimostrare e niente da perdere. La freschezza e la gioventù della Dinamo possono anche rappresentare anche il suo più grande liite, dato che più di metà squadra è praticamente al primo vero impegno internazionale. Starà al sorprendente Sopic schierare un 11 credibile che possa mettere in difficoltà la Juve, incanalando il talento dei tanti diamanti grezzi a disposizione.

Dinamo Zagabria (4-3-3): Semper; Stojanovic (Morris), Sigali, Benkovic, Pivaric; Coric, Antolic (Pavlcic), Fiolic (Machado); Soudani, Henriquez, Junior Fernandes.

 

Alex Campanelli

 

Dinamo Zagreb, tra passato e presente

Dinamo Zagreb, tra passato e presente

Il Građanski Nogometni klub Dinamo Zagreb, in Italia noto semplicemente come Dinamo Zagabria, è la più prestigiosa squadra croata e in questo momento storico è la più forte di tutta l’ex Jugoslavia, dato che le altre big (Stella Rossa, Partizan Belgrado e Hajduk Spalato) navigano in acque torbide dalle quali non riescono a riemergere.

I Modri, soprannome del club, non hanno rivali in patria, dove vincono il campionato tranquillamente ogni anno dal 2006 ad oggi. Inoltre, dal 1993 al 2016 lo hanno vinto 18 volte: in tutta la loro storia ben 27.

Non si può parlare di Dinamo senza citare il 13 maggio 1990. E’ il giorno che, secondo la gran parte dell’opinione pubblica dell’ex Jugoslavia, ha segnato l’inizio della guerra. Quella guerra che ha portato alla distruzione del paese e alla nascita delle repubbliche indipendenti.
Allo stadio Maksimir di Zagabria i padroni di casa affrontarono la Stella Rossa: tra le due squadre e le rispettive tifoserie non esisteva più la rivalità sportiva bensì l’odio reciproco. Una settimana prima della partita in Croazia si tennero le elezioni e a vincere furono i nazionalisti di Franjo Tuđman, il quale aveva l’obiettivo di portare la Croazia all’indipendenza. Si arrivò quindi alla partita con la percezione di un clima bollente. I tifosi della Stella Rossa iniziarono a lanciare i seggiolini in campo e la polizia jugoslava, secondo molti sotto l’influenza serba, reagì in modo blando. A quel punto i Bad Blue Boys, gli hooligans della Dinamo che si ispirano a quelli del Chelsea, entrarono sul terreno di gioco con l’idea di farsi giustizia da soli. Nel disordine generale si arrivò alla scena simbolo di quella giornata, il calcio di Boban a un poliziotto (di nazionalità bosniaca) accusato dal futuro giocatore del Milan di aver picchiato un tifoso croato mentre era a terra. A causa di quel gesto Boban avrebbe poi subito una lunga squalifica che lo portò anche a non partecipare ai Mondiali di Italia ‘90.

Dopo l’indipendenza, la Dinamo ebbe bisogno di qualche anno di transizione per iniziare a dominare la Prva HNL, la Serie A croata.
Dal 1998 ad oggi i Modri possono vantare 6 partecipazioni alla Champions League, ovvero più di tutte le altre squadre dell’ex Jugoslavia. Questo, oltre alla crisi economica dei rivali storici del Hajduk Spalato e all’entrata in scena di Zdravko Mamić, ha trasformato la squadra della capitale nella padrona del calcio croato.

Ma chi è Zdravko Mamić? E’ “semplicemente” il grande padrino del calcio in Croazia. Attualmente è il vice presidente dell’HNS, la Federcalcio croata, ed è considerato un “semplice consulente esterno” della Dinamo; i fatti, tuttavia, dicono altro.
Entrato in scena nel 2003 come vice presidente esecutivo del club di Zagabria, è lui in realtà quello che comanda e decide ogni cosa. La storia di Mamić, poi, è da sempre legata alla Dinamo. Da ragazzino venne scartato ai provini e a 15/16 anni iniziò a lavorare alle bancarelle fuori dal Maksimir. Durante gli anni ‘90 cominciò a fare i soldi veri. Sfruttò le conoscenze per impossessarsi delle quote di diverse aziende locali che poi prontamente vendette ad un produttore di armi. Decise di entrare nel calcio e diventò procuratore. Lavorò direttamente ai trasferimenti di Balaban all’Aston Villa, Eduardo all’Arsenal e Ćorluka al Manchester City. Coinvolse anche la famiglia e grazie alla ASA International, guidata dal figlio Mario, si intascò numerose percentuali della vendita dei calciatori della Dinamo. La ASA nei contratti che fa firmare ai suoi giocatori inserisce delle clausole con cui si garantisce elevatissime percentuali degli stipendi e dei trasferimenti. Con il fratello Zoran, direttore sportivo dal 2007 a giugno 2016 e allenatore dal 2013 a giugno 2016, pare abbia evaso milioni dai vari trasferimenti dei big della Dinamo come Modrić, Ćorluka, Mandžukić, Badelj, Lovren, Kovačić, Jedvaj, Vrsaljko, Brozović e Halilović. Dal 2010 Modrić divide con l’ASA il 20% dei propri guadagni annuali: tutto alla faccia del conflitto di interessi. Tuttavia, non finisce qui.
Nel 2012 Davor Šuker venne nominato presidente della Federcalcio: l’ex attaccante del Real Madrid, non “a gran sorpresa”, è un uomo di Mamić. Durante le qualificazioni per Euro 2016, l’allenatore Niko Kovač venne esonerato: ufficialmente ciò avvenne a causa di un pareggio contro l’Azerbaigian e una sconfitta con la Norvegia; l’opinione pubblica, tuttavia, diede la colpa al deterioramento dei rapporti con il padre/padrone del calcio croato causato dal fatto che i giocatori della Dinamo non fossero più convocati. Al suo posto venne nominato un fedelissimo, Ante Čačić, che ad oggi continua a mettere in mostra i tanti talenti dei Modri. Con il nuovo tecnico trovano spazio i vari Ćorić e Rog, mentre Halilović viene escluso nonostante un’ottima stagione allo Sporting Gijon.

Tuttavia, la Dinamo non è solo Mamić: il suo segreto è soprattutto il settore giovanile. Certo, non è paragonabile per strutture e metodo a quello del Partizan, però porta risultati concreti sia in termini di giocatori che di denaro.
La filosofia della Dinamo è molto flessibile fino all’under 12, infatti l’ingresso è libero dai 6 agli 8 anni, per poi proseguire per talento. Arrivati ai fatidici 12 si inizia a fare sul serio: viene imposto il 4-3-3 come base su cui lavorare.
Si cerca di stimolare la competizione e di sviluppare, oltre alle capacità tecniche, anche la voglia di prevalere sull’avversario e il rendimento sotto pressione: nulla di diverso da quello che succede in tante big d’Europa.

Nel 2006 accade la svolta che ha permesso di creare una vera e propria catena di montaggio di giocatori talentuosi. La dirigenza della Dinamo, già da qualche anno alla ricerca di una possibile squadra satellite, trova la Lokomotiva Zagreb, la quale soddisfa tutti i criteri desiderati. Successivamente iniziano i prestiti dei migliori giocatori dalla satellite alla centrale e, in sole quattro stagioni (e altrettante promozioni), quella che nei fatti è una seconda squadra, arriva nella massima divisione.
La collaborazione con la Lokomotiva ha iniziato a portare risultati concreti in termini di profitto dal 2012, con 20 milioni di euro incassati dalle vendite dei giocatori. Stabilmente ogni anno, la Dinamo vende i migliori tra di essi: quasi tutti hanno inoltre seguito un periodo di formazione nella sorella minore. Infine, il campionato croato è composto da 10 squadre che si affrontano in un doppio girone di andata e ritorno per 36 giornate totali: Dinamo e Lokomotiva si affrontano per quattro volte e la squadra satellite viene sconfitta in quasi tutti gli scontri diretti, in alcuni casi con episodi dubbi a favore degli uomini di Mamić.

Nonostante non abbia iniziato la stagione nel migliore dei modi e abbia già cambiato allenatore dopo la sconfitta con il Rijeka, che sembra la rivale meglio attrezzata in campo nazionale, difficilmente il dominio della Dinamo verrà interrotto e, con ogni probabilità, continuerà a durare per diversi anni sfruttando il proprio strapotere economico e politico sul resto del movimento calcistico croato.

 

Di Lazar Perovic