Quella passata è stata una stagione a dir poco particolare per la Fiorentina. Dopo dodici anni di gestione Della Valle con annate spesso molto simili tra loro – quando non addirittura quasi identiche -, sembrava finalmente che la Viola potesse raggiungere il salto di qualità. Al termine del girone d’andata, la Fiorentina di Paulo Sousa era ad appena 4 punti dalla capolista Napoli, dopo aver praticato un calcio tra i più entusiasmanti delle ultime annate di Serie A.
Tuttavia, il girone di ritorno si è poi rivelato terribile per la compagine toscana, che ha finito addirittura al quinto posto. Diversi numeri esprimono a pieno il netto calo fiorentino: 38 punti nel girone d’andata (media di 2 punti a partita), appena 26 nel girone di ritorno (1.3 punti); 37 gol realizzati nel girone d’andata (secondo attacco del campionato), solo 23 nel girone di ritorno; Kalinic, il proprio centravanti, ha segnato 10 volte nelle prime 17 gare, andando però in rete in appena altre 2 circostanze per tutto il resto del campionato. Insomma, un crollo piuttosto drastico che porta a diverse riflessioni sulle cause, al netto di una qualità globale non certo scintillante.
Elencare tutte queste considerazioni relative alla passata stagione può apparire poco rilevante, ma invece non lo è per nulla visto che la Fiorentina 2016-2017 è sostanzialmente la stessa dell’anno precedente. Infatti, una situazione finanziaria tutt’altro che floridissima non ha permesso di spendere cifre onerose sul mercato, pertanto sono arrivati profili decisamente low cost, come per esempio Carlos Sanchez e De Maio.
IL LORO PRE-CAMPIONATO: Se già c’erano perplessità per il livello della rosa, le amichevoli pre-campionato non hanno fatto altro che alimentare numerosi preoccupazioni tra i tifosi viola. Queste gare sono state praticamente solo sconfitte, sia contro avversari di livello internazionale (come Valencia, Celta Vigo e Bayer Leverkusen) che contro rivali di Serie B ( Cesena). 11 gol subiti e 3 segnati. Rispetto al 3-4-2-1 della passata stagione (anche se in fase di non possesso la difesa era spesso a 4), Sousa ha alternato la vecchia disposizione tattica con il 4-2-3-1: Tomovic e Alonso terzini, con Ilicic, Bernardeschi e Mati Fernandez/Borja dietro l’unica punta Kalinic. Il recente ritorno di Tello (sempre in prestito) può convincere il tecnico portoghese ad adottare stabilmente il 4-2-3-1.
PRECEDENTI E SPUNTI TATTICI: Le partite della passata stagione hanno offerto riflessioni tattiche importanti. Il successo della Juventus nella gara d’andata è forse stato uno dei match più importanti dello scudetto, una netta prova di forza contro un avversario che pareva in forma stratosferica. La gara del 13 dicembre vide il consolidamento del 3-5-2 di Allegri, con la Juventus che fu forse la prima squadra a mettere palesemente in mostra i limiti della formazione toscana, rendendo il loro palleggio completamente sterile ed inoffensivo. Fa riflettere che per quanto la Fiorentina sia stata la seconda squadra in tutto il campionato nel possesso palla, i viola sono finiti in decima posizione per quanto riguarda i tiri dentro l’area di rigore. Di contro, sono addirittura primi nelle conclusioni dalla distanza: evidente come la Fiorentina fatichi a creare occasioni da rete in situazioni di possesso prolungato e come spesso si provi il tiro da lontano per mancanza di soluzioni. Se si guarda la partita di dicembre, appare chiaro come la prima preoccupazione di Allegri fosse quella di negare la profondità a Kalinic, tattica che nella prima parte di stagione era stata utilizzata a dismisura dalla formazione viola.
Se si riesce a privare la Fiorentina di questa soluzione si elimina la principale caratteristica di Kalinic, oltre che una delle loro soluzioni offensive più insidiose. I due trequartisti, Ilicic e Borja Valero, hanno un ruolo cruciale nell’agire tra le linee e nel liberare lo spazio per consentire il lancio verticale verso Kalinic. Ebbene, quella sera non riuscirono ad incidere e vennero spesso costretti ad abbassare parecchio la propria posizione per poter toccare qualche pallone. Quindi, contro una squadra bassa ed attenta a coprire gli spazi, la Fiorentina non riuscì quasi ad entrare in area di rigore.
In poche parole, stiamo parlando di una squadra che crea molto poco rispetto alla mole di gioco che produce, con i movimenti di Kalinic forse troppo accentratori nella manovra offensiva toscana. Il fatto che in tutta la stagione la Fiorentina raramente sia riuscita a recuperare il risultato una volta passata in svantaggio (appena una vittoria, contro l’Inter allo scadere) manifesta a pieno la difficoltà nel rendersi pericolosa contro difese schierate. Manca una forte individualità in grado di accelerare l’azione e di creare qualcosa quando gli spazi sono ridotti.
LA NOSTRA RICETTA: Se finora Paulo Sousa non sembra ancora aver deciso quale sia la veste più adatta per la sua formazione, i problemi fisici di Borja Valero (non si sa riuscirà a recuperare) contribuiscono a creare ulteriore incertezza sul modo in cui la Fiorentina scenderà in campo a Torino. Spagnolo a parte, però, la rosa è al completo. Si potrebbe vedere il “vecchio” 3-4-2-1, il 4-2-3-1 più volte provato in estate o anche schierare Giuseppe Rossi accanto a Kalinic.
C’è molta curiosità nel vedere come inizierà il campionato la nuova Juventus. I nuovi acquisti senza dubbio creano aspettative alte: tutti noi vogliamo vedere un gioco più corale ed armonioso, meno dipendente dalle individualità dei singoli. Siamo però appena al 20 agosto: la forma fisica è ben lontana dall’essere al top e ci sono ancora da amalgamare diversi giocatori. Se col passare dei minuti si dovesse trovare qualche difficoltà nella costruzione del gioco, non ci si dovrà vergognare di adottare – almeno momentaneamente – un atteggiamento un po’ più remissivo e prudente.
Dopotutto, è questo uno dei modi migliori per mettere in crisi la Fiorentina di Sousa e c’è un’intera annata a dimostrarlo. Siamo appena all’inizio, e la stagione scorsa ci ha insegnato quanto sia negativo psicologicamente per una rosa in costruzione inaugurare il campionato con risultati negativi. Quindi, per affrontare la Fiorentina, può essere una buona idea prendere spunto dal recente passato. Sotto tutti i punti di vista.
Silenzio a Firenze
Silenzio. Fare finta di nulla. Minimizzare. Quasi si trattasse di una innocua amichevole estiva. Juventus-Fiorentina, in scena sabato sera allo Stadium, è la partita che non esiste. Tutto parte da gennaio, quando i viola a sorpresa viaggiano nelle posizioni alte della classifica e Paulo Sousa chiede a gran voce dei rinforzi di peso. A parte il discreto Tello, arrivano Zarate e Benalouane, due fantasmi. La Fiorentina, senza ricambi, sprofonda. Il ds Pradè se ne va. Ritorna Pantaleo Corvino, che promette giovani talenti e convince Sousa a restare. Ad agosto inoltrato ancora nulla, neppure un giovane Joao-qualche-cosa o uno sconosciuto che finisce per inho, giusto per far sognare i tifosi. Buio pesto. Così, per una volta anche i gobbi di Firenze sono spaesati, nessuno gli rivolge uno sfottò, figurarsi gli insulti. Silenzio. Neanche una parola sulla pancetta di Higuain! Persino i giornali scelgono il basso proilo, si concentrano sulle Olimpiadi e su «la Toscana che ha più medaglie dell’intero Brasile».
E Paulo Sousa arriva a dire l’indicibile, parla della partita delle partite sperando che sia l’occasione che fa scattare «la scintilla per ritrovare l’entusiasmo». Siamo al revisionismo storico: il «possiamo perderle tutte, ci basta vincere con i gobbi» degli ultras viola, il «non è una partita è un esperienza mistica» di Matteo Renzi sono concetti che non esistono più. Se per i viola una volta la partita con la Juve era l’unica ragione di esistere e il resto era solo il contorno, oggi il match dello Stadium diventa al massimo lo strumento per darsi la scossa in vista degli impegni successivi. Possibile che il mondo si sia ribaltato? Chi conosce Firenze sa che 48, o magari 24 ore prima della partita, gli sfottò, le offese, le provocazioni, le dichiarazioni di guerra comunque ripartiranno. È la natura delle cose. Ma sa anche che di norma le litanie sui gobbi partivano con un mese d’anticipo. Insomma, non c’è neanche più soddisfazione. Meno male che Sousa forse un assist ce lo farà: vista la scarsa vena di Ilicic, sta valutando di mettere nell’undici titolare quel Pepito Rossi che fu protagonista dello storico 4-2 del Franchi. Forse lui, forse la sua presenza, almeno quella, risveglierà la «poesia» che un gobbo di Firenze rimpiange. Eh, i bei tempi in cui eravamo ladri!
Per capire che aria tira a Firenze, il capolavoro l’ha scritto qualche giorno fa su Facebook l’ex assessore comunale Massimo Mattei, che da un po’ di tempo diletta la rete riportando i dialoghi surreali con la moglie (da lui ribattezzata «I’ Masala»), malata di Fiorentina e di sboccata fiorentinità:
«Mi sembra leggerina questa Fiorentina nel precampionato non trovi?», attacco discorso perché non la vedo serena.
Silenzio.
«No, intendevo dire che la spinta propulsiva che nell’autunno scorso vi portò ad essere capolista si sta esaurendo. Non trovi?», rubo perfino le frasi a Berlinguer per spingermi su terreni a lei congeniali.
Silenzio.
«Ed una campagna acquisti senza un nome di rilievo comporta un distacco tra la base cioè la tifoseria ed i vertici cioè la proprietà dei Della Valle. Non trovi angiolino delle nostre sudate vacanze?», mi sono sentito anche le trasmissioni radiofoniche per essere aggiornato ed adesso so tutto.
Silenzio.
«E l’affaire Antognoni non aiuta. I simboli sono importanti. I Della Valle mi ricordano un po’ Occhetto nella loro furia iconoclasta. Senza la storia non siamo niente. Non trovi amore grande?».
Silenzio.
«E la cronica mancanza di un terzino non…».
«Basta! Mi hai sfrantumato le palle. Ma che ti cheti due minuti. Due minuti solo chiedo. Poi magari ricominci. Ma i’ che ho fatto di male per sentire paragonare appena alzata i Della Valle ad Occhetto? E le spinte corrosive ma che cazzo sono? Maremma impestata del giorno che t’ho conosciuto».
«Propulsive tesoro, propulsive, non corrosive».
«Zitto. Ti ho detto di stare zitto. Non parlare».
«Ma tra moglie e marito il dialogo è importante dolcezza mia…».
«Zitto. Due minuti. Zitto te, la base ed i vertici di stocaz…».
«Ma amore, queste parole via…».
«Zitto. Lasciami soffrire».
«Capisco».