PREMESSE: Senza dubbio quello laziale è uno degli ambienti più difficili di questo campionato. Dopo la tremenda stagione passata – iniziata con l’obiettivo di giocare la Champions League e conclusa con l’esonero di Pioli e un deludente ottavo posto – la tragicomica trattativa Bielsa ha ulteriormente complicato il già teso rapporto tra i tifosi biancocelesti e Lotito. Basti pensare che nel primo giorno di vendita sono stati sottoscritti la miseria di 11 abbonamenti (11!). Simone Inzaghi, richiamato l’8 luglio con urgenza dalla società, si trova quindi costretto ad agire in un contesto a dir poco incandescente.
Il mercato ha visto l’arrivo dei centrali Wallace e Bastos, di Ciro Immobile e del terzino Jordan Lukaku (fratello del più celebre Romelu). In uscita, la partenza di Candreva ha privato la Lazio di uno dei propri leader, mentre la delicata situazione Keita nega ad Inzaghi l’attaccante forse più talentuoso. Nonostante il ritorno di Felipe Anderson dalle Olimpiadi, ai romani manca ancora qualcuno per il tridente offensivo, pertanto la società sta lavorando sul mercato: Alessio Cerci è una delle piste più calde, che potrebbe riproporre con Immobile quella coppia che fece sfracelli col Toro di Ventura.
ESORDIO: Inzaghi contro l’Atalanta si è affidato al 4-3-3 già utilizzato nella passata stagione. Dei nuovi arrivati, sono scesi in campo Lukaku, l’esordiente Lombardi e Ciro Immobile. Volendo semplificare al massimo l’analisi della partita, si può dire che la Lazio per affrontare i bergamaschi si sia affidata al classico gioco di rimessa. Per quanto rivelatosi efficace (e lo vedremo), l’atteggiamento laziale è stato tremendamente passivo ed i numeri lo rivelano: subito dopo il Cagliari, la Lazio è stata la squadra di Serie A col minor numero di passaggi completati (appena 176). Il possesso palla si è fermato appena al 29%, con l’Atalanta che ha avuto una supremazia territoriale del 62%. Inoltre, dei 256 passaggi totali, 50 sono stati dei lanci lunghi: praticamente, un lancio lungo ogni 5 passaggi.
Le posizioni medie dei giocatori aiutano a far comprendere quanto la squadra sia stata bassa. Biglia (ottima la sua gara, in tutte e due le fasi) e Parolo hanno agito molto vicini alla difesa, con Milinkovic Savic a fare più da raccordo verso centrocampo e attacco.
Quasi una sorta di 4-2-1-3 a tratti, con lo slavo a giostrare in una posizione molto più avanzata rispetto ai suoi compagni di reparto.
Suo l’assist del primo gol: prima si fa trovare completamente libero tra le linee, poi imbecca perfettamente un Immobile che approfitta del posizionamento errato di Dramè, che impedisce di far scattare il fuorigioco.
Insomma, una squadra creata principalmente per esaltarsi in contropiede. Per l’Atalanta era l’esordio di Gasperini, allenatore che ha sempre bisogno di fisiologico tempo per far fare assimilare la propria impostazione tattica ai suoi giocatori. Domenica la prima frazione di gara dei bergamaschi è stata un’alternanza tra il 3-4-3 e il 4-4-2. Se nel primo tempo i padroni di casa sono comunque riusciti a creare molto, una volta perso il controllo del pallone hanno concesso praterie. Le spaziature del centrocampo erano ampiamente rivedibili, con la Lazio che riusciva a creare situazioni di superiorità numerica con notevole facilità.
Chi ha ampiamente beneficiato di queste tipologie di situazioni è stato senza dubbio Ciro Immobile, l’uomo forse più decisivo dell’intero incontro. D’altronde, nell’aggredire la profondità e nel puntare la porta in spazi larghi le qualità dell’attaccante campano sono indiscutibili. Oltre ad aver sbloccato il match, Immobile si è procurato la punizione del secondo gol, ha avuto un ruolo decisivo nella rete di Lombardi e nel finale ha servito Basta con un delizioso passaggio filtrante. Insomma, è entrato in tutti e 4 i gol.
Oltre alla straordinaria prova offensiva, ha pure svolto un lavoro encomiabile in fase di non possesso, che esprime al meglio la forte voglia di rivalsa dell’ex Toro.
Nel secondo tempo, la benzina finisce e la Lazio non riesce più a creare quelle transizioni che nella prima frazione avevano seminato il panico. Dopo il secondo gol di Kessie (in tutti e due gravi le responsabilità di Marchetti), Inzaghi capisce il momento di sofferenza della sua squadra e decide di passare al 5-3-2, schierando Wallace al posto di Lombardi. Negli ultimissimi minuti, con energie e schemi saltati, Cataldi e Petagna fanno vivere un finale elettrizzante.
RICETTA: Se la Juventus è già parsa saldamente in controllo del gioco contro la Fiorentina, contro questa Lazio non ci dovrebbero essere sorprese nel leit motiv della gara. I bianconeri sono poi molto più organizzati della prima Atalanta di Gasperini, quindi verosimilmente non ci saranno le praterie viste a Bergamo (anche se il ritorno di Felipe Anderson dalle olimpiadi porterà più fantasia a Simone Inzaghi).
Contro i biancocelesti, proprio ciò che più ha entusiasmato nell’esordio della Juventus può rivelarsi la chiave decisiva, ossia il gioco sulle corsie esterne ( diverse analisi tattiche si sono soffermate sul tema: questa è quella di Juventibus). Proprio sulle fasce la Juventus ha concentrato buona parte della propria manovra offensiva, tra scambi nello stretto e movimenti alternati di esterno e mezzala che hanno mandato in crisi la retroguardia rivale (senza dimenticare, genericamente, le qualità di Dani Alves come regista decentrato).
Catene laterali che sono state la principale difficoltà della Lazio. Nella foga di essere aggressivi e recuperare il possesso del pallone, la difesa biancoceleste si stringeva molto verso il centro lasciando tanta libertà sull’esterno. E’ un qualcosa che si è ripetuto per tutta la gara, indipendentemente dal numero dei difensori, e poco ha cambiato il tentativo di Inzaghi di risolvere questo problema passando stabilmente al 5-3-2.
Con l’ingresso di D’Alessandro per Dramè, nella ripresa l’Atalanta ha aumentato il livello offensivo sugli esterni, puntando molto su situazioni di questo tipo.
Quando invece la retroguardia ha provato a coprire con più ampiezza il campo, non sono state prese le misure adeguate per impedire l’incursione del centrocampista. Proprio così è arrivato il primo gol dell’Atalanta, ed è una situazione con cui Khedira ed Asamoah possono andare a nozze.
Insomma, la partita con la Lazio potrebbe essere un modo per continuare a sviluppare proprio ciò che più ha entusiasmato contro la Fiorentina, anche alla luce delle lacune biancocelesti. Come si suo dire, si unisce l’utile al dilettevole.