“Progresso!! Sempre tardi arriva”
Nuovo cinema paradiso
Il VAR, introdotto per la stagione 2017/18 rappresenta una delle novità più interessanti degli ultimi anni di serie A “noiosa” dominata dalla Juve.
Costituisce un prezioso aiuto per gli arbitri che si trovano a dover decidere su situazioni complesse nell’arco di 2, massimo 3 secondi.
E questo chiarisce subito un aspetto: il VAR non è tecnologia fredda applicata al calcio (come la GLT che autonomamente e automaticamente offre un responso corretto al 100%), ma un supporto per aiutare l’arbitro a vedere quello che realisticamente non è riuscito a vedere dal suo punto di osservazione (intervento dentro/fuori area, un contatto falloso) o che umanamente si fa fatica a percepire (i 5/10 cm di fuorigioco che il guardalinee intuisce “a sensazione”)
Il VAR non è la calcolatrice che fa i conti al posto tuo, ma un bisturi affilatissimo che il chirurgo deve lo stesso imparare a usare correttamente.
Proprio per questo non elimina gli errori, ma li riduce, e questo fatto già da solo deve spingere ognuno a schierarsi in favore.
Un altro buon motivo per farlo è che il VAR è il progresso, il futuro, e indietro non si torna. Per fortuna.
Terzo motivo: il VAR non riscrive le regole, ma aiuta a farle rispettare. Questo è un beneficio per tutti.
Veniamo al tasto dolente: l’applicazione del VAR, non sempre uniforme.
Innanzi tutto bisogna ricordare che siamo all’inizio di una fase sperimentale e quindi si procede per tentativi, c’è un protocollo noto, e delle linee guida meno note. E poi c’è la zona grigia in cui come sempre si collocano la maggiorparte dei casi.
Spesso gli stessi giornalisti, che dovrebbero sapere e spiegarci come funziona, fanno confusione su quando e come entra in gioco l’assistente video; un esempio per chiarire è il “mani” di Dybala contro il Cagliari, alla prima giornata.
Qualcuno al tempo lamentò (sarebbe più corretto dire “affermò in malafede”) che il VAR non fosse stato chiamato in causa, mentre il labiale dell’arbitro, dimenticato da tutti e sparito dalle tv (se googlate trovate il link al sito di sky ma il video è rimosso), smentisce questa teoria. Questo tecnicamente si chiama “silent check” (controllo silenzioso)
Perché citiamo questo caso? Perché nella maggiorparte delle situazioni il VAR interviene in modo silenzioso, confermando la decisione del direttore di campo; o perché si rivela giusta oppure perché le immagini a disposizione non chiariscono ragionevolmente il dubbio.
Ma non è che il VAR abbia dormito.
Ecco quindi una quarta ragione per essere a favore: il VAR elimina gli errori macroscopici, spegne le polemiche e le lascia in bocca solo ai cialtroni patentati, che diventano più facili da individuare, anche se non è che fino a ieri facessimo molta fatica a riconoscerli…
Le polemiche passano dagli episodi di campo a quanto detto nei post partita, che spesso viene frainteso e mistificato (ragione per cui bisognerebbe pesare ancora di più le parole, o non pronunciarle affatto bypassando l’argomento, canale TV ufficiale compreso…).
La sperimentazione comporta necessariamente un periodo di prove e di tentativi che comprendono anche errori o interpretazioni al limite, è fisiologico.
Chi si lamenta che questo sia lo strumento politico per impedire alla Juve di vincere il settimo scudetto consecutivo è fuori strada e si rende inevitabilmente ridicolo per quattro ragioni:
Primo: perché non è la federazione italiana ad averlo deciso, al massimo si è resa disponibile all’esperimento. La decisione finale è stata presa dall’IFAB (International Football Association Board, l’ente internazionale che stabilisce e approva qualsiasi modifica delle regole del gioco del calcio) d’accordo con la FIFA, con l’obbiettivo di estenderlo poi a tutti i maggiori campionati entro il 2020.
Secondo: perché finora il campione di 7 partite è troppo ridotto per giungere a conclusioni definitive.
Inoltre sarà interessante vedere cosa accadrà quando ci saranno decisioni controverse che influiranno sul risultato di scontri diretti (in parte già accaduto in Roma Inter)
Terzo: Perché l’unico vero torto incontrovertibile subìto è il rigore fischiato al Genoa con Galabinov agganciato in area irregolarmente sì, ma in fuorigioco (di pochi cm ma è comunque offside)
E quello su Higuain a Bergamo?
Chiariamo: per me quel fallo in area era rigore netto, ma rientra nelle decisioni che prende un arbitro e su cui il VAR, in assenza di immagini chiare che tolgano il dubbio non interviene a modificare il provvedimento preso (altri casi simili: Bonucci su Joao Pedro in Milan-Cagliari, Berisha su Dias in Fiorentina-Atalanta o Skriniar su Perotti in Roma-Inter, episodio che fece arrabbiare molto Di Francesco.)
Non ho citato il caso del rigore per fallo di mano di Petagna perché diversamente dagli altri l’arbitro rivede le immagini e conferma la sua decisione.
Per quanto discutibile, (per me concede un rigore inesistente) segue il protocollo redatto dall’IFAB, cioè rispetta le regole che prevedono che se le immagini non gli tolgono chiaramente il dubbio (ripeto: per me le immagini parlano chiarissimo ma tant’è…), va confermata la decisione originale e D’Amato ha fatto questo.
È vero che la Juve ha fatto giurisprudenza e da cavia (primo rigore assegnato col VAR, primo rigore assegnato col VAR con errore, primo gol annullato per fallo “retroattivo”) ma è accaduto tutto nel rispetto delle regole.
Quarto: perché prendendosela con l’ipotetico utilizzo politico del VAR ti metti sullo stesso livello di chi per anni ha accusato la Juve di vincere solo grazie agli arbitri.
Se fino a ieri un tifoso -ista diceva di non vincere perché la classe arbitrale, il sistema, il palazzo glie lo impediva (e tu lo prendevi per il culo proprio per questo)… ora lo affermi tu. Dov’è la differenza? Non c’è.
Insomma, chi vuole vedere complotti e strani disegni può farlo, d’altronde c’è chi per secoli ha ritenuto che la terra fosse piatta davanti a chi diceva “eppur si muove”. Chi vuole adeguarsi al futuro si metta comodo, tanto prima o poi dovranno farlo tutti, e sarà ancora più bello veder vincere la Juve.
Forza Juve quindi. E W il VAR.
Willy Signori
I volenterosi carnefici del Var
Dice “il complotto”. Ma no, i complotti si fanno nell’ombra, imperscrutabili e remoti per la gioia dei pistaroli. Qui è tutto alla luce del sole, già due anni fa il presidente del Coni – mica un passante – disse “Dobbiamo inventarci qualcosa per far vincere anche le altre”. L’invenzione c’era già, invocata da un ventennio: la “moviola in gambo” di biscardiana memoria, la vendicatrice degli oppressi, la panacea ai mali del mondo, come la “sudditanza psicologica”, locuzione in uso anche presso i più tetragoni analfabeti. Dibattito (?) tutto italiano, che trova a un certo punto, cadute le resistenze di Blatter e Platini, o meglio caduti i resistenti attraverso congiurette di palazzo, una sponda europea. Naturalmente più filosofica, ma invero ideologica, anzi ammalata di ideologia: il perfettismo, l’antica quanto vana aspirazione a eliminare il Male dal mondo. Vasto programma, avrebbe detto De Gaulle. Per la sperimentazione la scelta cade sull’Italia, ed è scelta pessima, perché appunto si inquadra in un milieu già ideologicamente orientato: la “moviola in gambo” sarà la prova provata che i successi della Juventus sono in realtà soprusi, come del resto attestato dagli insuccessi internazionali. E poco importano, visto che nessuno li ricorda, gli Eriksson ’78, White ’82, Röth ’85, Valentine ’86, Kirschen ’89, Puhl ’97, Krug ’98, Ivanov 2005, Çakır 2015.
Il milieu, appunto. Quindi non è che ci sia l’ordine scritto, è un clima che si respira, è il Carraro eterno del “che non aiuti la Juventus per carità di Dio eh?”. E quindi, in 7 partite ben 6 episodi affidati al responso elettronico, e due invece determinanti non chiamati; di questi 6 solo due decisi in favore, e i due casi di non utilizzo penalizzanti per la Juventus; in 2 se non 3 di questi 6 il var è Orsato, “il miglior arbitro italiano” (già sentita questa, anni fa) che prende tre decisioni tutte sbagliate oggettivamente, cioè col conforto della tecnologia. Ma sarà certamente un caso, come altrove il fortunato trascorrere di 630 minuti più recuperi senza che mai accada un episodio da verificare. E certo, ci sarà l’imperizia, la fretta, la “sperimentazione” dicono alcuni (ma che c’è da sperimentare se nella stessa azione ci sono un fuorigioco e un contattino e tu vedi il secondo ma il primo no?) quando non la evidente cecità (Fiorentina-Atalanta, la presa di Berisha sulla caviglia di Dias visibile a occhio nudo dalla poltrona di casa ma sfuggita agli sperimentandi).
Ma se in una sola partita l’addetto alla moviola in gambo nondimeno sciorina tutto il peggior repertorio dell’arbitraglieria nazionale, dalla compensazione (il rigore dubbio dato alla Juve) alla politica (quello clamoroso non dato perché al 93° sul 2-2- il rigore alla Juve, per carità di Dio, non si dà) lo strumento ha già fallito, e con dolo: perché almeno l’arbitro in campo sbaglia a caldo, mentre qui l’intenzionalità è evidente. Com’è evidente il sogno (il progetto?) di un esito finale che, confermando l’assunto, sia il fondamento di una vasta operazione di revisionismo culturale che non potrà intaccare forse l’albo d’oro (in fondo Guido Rossi non c’è più) ma lo delegittimerà.
Questa nostra posizione è, beninteso, minoritaria, commiserata, gratificata di aggettivi quali “retrogrado, reazionario, medioevale, bigotto” (i primi tre peraltro sono per noi elogi, ma de gustibus). E vabbè.
Il problema vero per i fegati non è manco quello, per cui aspetteremo i bilanci. Il problema sono gli juventini chic, quelli col vezzo della signorilità piemontese anche se sono di Deliceto o San Leonardo di Cutro; quelli che pur di non essere “come gli altri” si farebbero un altro giretto in B perché, diciamolo, Iuliano era un energumeno, Turone effettivamente chi può dire e poi arbitrava Bergamo, Moggi signora mia per carità io in casa mia non ce lo vorrei, e giù giù fino a “beh dai ragazzi, Lichtsteiner doveva essere ESPULSO” (!). Sono gli analitici, i razionali: pipa in bocca e flemma inglese, dalle silenziose stanze del club spiegano che “la FIGC ha altro a cui pensare che la Juve”, come infatti attesta la “giustizia” sportiva; che lo strumento sta “oggettivamente” funzionando perché il rigore di Petagna è “oggettivamente ridicolo” mentre M’Baye del Bologna che casca e sfiora la caviglia di Eder è un “mentecatto” che fa un “chiaro fallo”; che il meccanismo va “affinato”. Come dice Ventura, manca solo un 5%: e in effetti, ancora, la Juventus non ha perso. Ammirevole compostezza, lodevole self-control, popperiana propensione al dialogo e alla tolleranza. Salvo però, nella stessa sera, annunciare l’arruolamento nell’Isis perché Douglas Costa entra solo al 78°. Allora i commenti non sono più british, Allegri è ipso facto “un coglione indegno”, la partita (largamente dominata e riaperta solo da Buffon prima e da Orsato poi) diventa “indecente”.
Affiora perciò un sospetto, che fra i volenterosi carnefici del Var vi siano molti autolesionisti, che se potessero si confezionerebbero una nuova calciopoli in casa (ops, già fatto!) ma anche molti furbacchioni che non vedono l’ora che, con l’aiutino della moviola in gambo, la Juventus di Allegri perda dando ragiona a posteriori e vendicandoli di tre anni di frustrazioni.
Ma sarà, anche questa, una teoria del complotto.
Massimiliano Mingioni