Si chiama Cristiano Ronaldo. Ed è un giocatore bianconero.
La Juventus annuncia di avere acquisito, a titolo definitivo, le prestazioni del fuoriclasse portoghese per i prossimi 4 anni. Quello che segue è il comunicato ufficiale.
ACCORDO CON IL REAL MADRID PER L’ACQUISIZIONE DEFINITIVA DEL CALCIATORE CRISTIANO RONALDO
Torino, 10 luglio 2018 – Juventus Football Club S.p.A. comunica di aver raggiunto l’accordo con la società Real Madrid Club De Fùtbol S.p.A. per l’acquisizione a titolo definitivo del diritto alle prestazioni sportive del calciatore Dos Santos Aveiro Cristiano Ronaldo a fronte di un corrispettivo di € 100 milioni, pagabili in due esercizi, oltre il contributo di solidarietà previsto dal regolamento FIFA e oneri accessori per € 12 milioni.
Juventus ha sottoscritto con lo stesso calciatore un contratto di prestazione sportiva quadriennale fino al 30 giugno 2022
CR7 Today
Oggi non è il giorno dei retroscena, della genesi, del grande crescendo, dei perché è dei percome. Oggi è oggi, 10 luglio 2018, giorno che la catena degli eventi e dei simbolismi e dei messaggi e dei comunicati e delle immagini fissa un nuovo gigantesco paletto nella memoria storica di chi racconterà la Juventus. Oggi è Cristiano Ronaldo lascia il Real Madrid e sceglie di lasciarlo perché sceglie la Juve. 100 milioni più le dovute valorizzazioni a United e Sporting (vale per tutti, come un’operazione qualunque per un giocatore qualunque) e gli oneri, mai come questa volta anche onori, per chi ha garantito e mantenuto saldo il bastone dell’operazione CR7.
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Oggi era oggi, già ieri sera. Oggi era oggi ancor più questa mattina, quando The Greatest Affair caricava i motori. Si è scoperto quasi subito che la sceneggiatura avrebbe mesciato l’hollywoodiano (con John Elkann planato negli Stati Uniti già dalla domenica con la pratica archiviata) e il neorealismo italiano (con Andrea Agnelli e zainetto in volo informale, con Marotta e Paratici asserragliati e scamiciati dentro Palazzo Parigi – Milano – come se l’Ossessione di Luchino Visconti avesse i suoi Batman e Robin). Ma la Juve è la Juve, e concede l’onore delle armi a un Real ingabbiato all’angolo, questo è il disegno finale: primo comunicato a voi, lettera di Ronaldo a voi e fatevela andare bene, poi mani sciolte per noi. E ci sarà di che gonfiare il petto.
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Quando? Siamo alle solite. Il dito puntato su lunedì 16 per la presentazione a 360 gradi, apice all’Allianz Stadium, forse anche aperto al popolo. Scopriremo tutto molto presto, chi scrive vorrebbe mettersi dall’altra parte del racconto e scoprirlo insieme a chi sarà disposto all’ennesimo dolce sacrificio. Per esserci. Ma Cristiano Ronaldo sarà da subito un’esperienza a tappe: non escludete che Torino, lei che si liscia i capelli guardando in aria quando il mondo la guarda, accolga il calciatore più celebre del pianeta già tra venerdì e sabato. Eppure qua siamo già oltre: “E non finisce qui”, parole di mercato a massima carica adrenalinica. Ma oggi è oggi, non c’è nessun altro. Anche senza citarlo ancora mi resta una mail che indica la strada: “Grazie, grazie, GRAZIE per questi anni e per questo GRANDIOSO nuovo inizio”. È stato bellissimo, un privilegio, mi fermo qui al cospetto di CR7 e di voi che avete tenuto duro.
Luca Momblano.
L’impatto commerciale e sportivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus
È stato definito l’affare calcistico del secolo. Già solo questo, in un mondo che macina ogni anno decine di miliardi di euro, dovrebbe fornire la misura adeguata di tale operazione. CR7 alla Juve non è un semplice acquisto di calciomercato (“non è neanche lo stesso campo da gioco, c@##o”) è una joint venture, un accordo commerciale tra imprese di prima fascia al fine di raggiungere uno scopo ben determinato.
Proprio per la preponderanza dell’aspetto economico su quello sportivo, la prima parte di questo articolo verterà sui risvolti commerciali dell’operazione.
In primo luogo liberiamoci di alcune sovrastrutture mediatiche, attrezzate in fretta e furia, atte a speculare su una “bomba di mercato” calata improvvisamente tra capo e collo del peggior comparto giornalistico italiano, quello sportivo. L’ineguatezza e la mancanza d’esperienza a confrontarsi con simili affari ha fatto sì che il “nostro” venisse trattato alla stregua di un Meggiorini al Chievo (non me ne vogliano).
Questa è una operazione inedita (non se ne vedevano di simili dal 2006, toh) per i nostri confini. Il contratto sarà, probabilmente, tra i più lunghi mai scritti in questo ambito.
CR7 lo portano la proprietà ed Exor, non certamente Marotta in prima persona, le cui prerogative non rientrano nei parametri di un simile piano finanziario. Senza il loro intervento, la ricontrattazione delle sponsorizzazioni e/o il pagamento di una parte dello stipendio, l’operazione sarebbe stata impossibile.
Economicamente è un investimento imponente, Exor sta assumendo un importante rischio di impresa per garantirsi come testimonial delle proprie consociate, il volto sportivo più conosciuto al mondo. Eppure, i più preoccupati sembrano i tifosi, non gli Agnelli-Elkan e i loro “135 miliardi di fatturato annuo” né i mercati finanziari (anzi).
L’obiettivo – evidente – è l‘incremento dei ricavi ricorrenti del settore commerciale (sponsor & merchandising) volto ad allineare il fatturato della Juve, attualmente il decimo in Europa, a quello degli altri top club. Proprio per questi motivi i risultati sportivi tendono quasi ad essere un aspetto secondario rispetto a quelli economici, essendo non ricorrenti.
In un calcio europeo sempre più elitario e lontano dalle logiche campanilistiche di provincia, il prossimo lustro sarà fondamentale nella definizione dei rapporti di forza tra club e associazioni calcistiche (nazionali e UEFA). Andrea Agnelli, presidente ECA oltre che della Juve, ha già tracciato senza nascondersi un percorso preciso, e pare intenzionato a percorrerlo dritto come un treno.
*INTERVALLO*
“CR7 alla Juve attirerà altri campioni in Italia”
Certo, come fatto da PSG e Bayern in Francia e Germania…
CR7 alla Juve attirerà altri campioni alla Juve. ‘spiace...
Juventibus.
Ronaldo è della Juve
Quella del 5 novembre 2013, ai tifosi della Juventus parve una notte di Champions League, pur prestigiosa, come tante altre. Certo, allo Juventus Stadium, al cospetto di una Vecchia Signora alla caccia disperata di punti qualificazione, si presentò il Real Madrid dei nuovi galattici, ma non sembravano esserci i presupposti perchè quella data, in apparenza senza particolari significati, restasse scolpita nella storia. Sensazione più che condivisibile, che a distanza di poco meno di 5 anni, però, viene impetuosamente spazzata via dalla forza brutale dell’attualità del mercato pallonaro, perchè quell’anonima notte autunnale segnò il primo passaggio nel teatro bianconero di Cristiano Ronaldo Dos Santos Aveiro, o se preferite CR7. Persino superfluo ricordare il fatto che il fuoriclasse portoghese lasciò il proprio sigillo sul match con una rete: filtrante di Benzema per tagliar fuori Barzagli, piattone destro aperto, esecuzione morbida a giro, ciuff. Buffon è battuto e Ronaldo potè esclamare per la prima volta nel capoluogo piemontese, da avversario, “estoy aqui”. Un gol come tanti altri, il numero 58 della sua carriera in Champions League.
Da quella sera ne sono arrivati addirittura altri 62, per un totale di 120 (leader ogni epoca della speciale classifica). Una cifra da brividi, straordinaria se ponderata anche solo tra le bacchette dritte del suo valore assoluto, che assume un peso specifico ancor più incredibile se parametrata sui numeri della rosa bianconera della scorsa stagione. Sommando tutte le reti siglate in carriera, nella massima competizione europea, dagli elementi a disposizione di Max Allegri nella passata campagna continentale, infatti, l’ammontare complessivo non scollina quota 100. Nonostante la presenza nel gruppo juventino di numerosi giocatori di primo livello, si può dunque percepire con effetto immediato quale possa essere l’impatto sulla Zebra, in termini realizzativi, del ragazzo proveniente dall’isola di Madeira.
Un condensato eletttrico di tecnica individuale sublime, esuberanza fisica con pochi eguali nel mondo dello sport e mestiere, in grado di scaricare scosse folgoranti per i portieri avversari ad un ritmo insostenibile per qualsiasi altra punta mai apparsa sulla scena planetaria. Magari non (per ora?) il più grande giocatore di sempre in senso lato, ma probabilmente l’attaccante più completo della storia del calcio. Il campionario di soluzioni offensive di cui dispone il sei volte campione d’Europa (tra club e nazionale) è sconfinato e forse ancora in parte inesplorato.
L’assunto degli ultimi 15 anni di Champions League è che Ronaldo segna sempre, in qualsiasi modo pensabile ed immaginabile, e lo sa bene proprio la Juventus. Sette partite contro i bianconeri, dieci gol, ciascuno diverso dall’altro: in rovesciata, di testa, scartando il portiere, scavalcandolo dolcemente con un destro morbido, su rigore, di rapina. Insomma, le sfide contro la Vecchia Signora sono una sorta di microcosmo della carriera europea di Ronaldo. O forse, più che una carriera, una vera e proprio epopea, iniziata a Manchester, sponda United, una notte di undici anni fa.
La prima vittima? La Roma di Spalletti. I giallorossi arrivarono ad Old Trafford, per il ritorno dei quarti 2007, forti del 2-1 dell’Olimpico, ma su di loro si abbattè la furia incontenibile dei Red Devils, corroborata dalla doppietta di CR7: accelereazione e destro fulminante appena dentro l’area e poi una zampata da rapace d’area. Poi il timbro di testa al Milan, nel turno successivo, per un tris d’apertura tutto italiano (è fermo a quota 18 contro le rappresentanti della serie A), per non fermarsi più. Nei primi anni mise in mostra con costanza una delle armi più devastanti del repertorio: il colpo di testa, in tutte le sue salse. In tuffo (contro lo Sporting, a casa sua), svettando in cielo con terzi tempi imperiali (nella finale di Mosca contro il Chelsea o all’Olimpico contro la Roma). Non l’unica, perchè poi ci sono le punizioni. Le due di Zurigo con cui si presenta al Real Madrid, le maledette di Marsiglia, quelle furbe a Milan e Wolfsburg. Senza dimenticare i micidiali tiri dalla distanza (come quello leggendario ad Oporto) ed un altro marchio di fabbrica come l’accellerazione bruciante sull’esterno, e la sterzata con il tacco all’altezza del vertice dell’area di rigore per disorientare il difensore e liberarsi per il tiro a giro sul secondo palo (un’esecuzione sbattuta in faccia a Dinamo Kiev e Roma). Il tutto sublimato dalla sorprendente capacità di battere a rete indifferentemente con il destro ed il sinistro, e corroborato dal formidabile set di movimenti di cui dispone in area di rigore (messo in mostra senza pietà in Galles).
Il miglior attaccante della storia è a Torino per continuare la propria epopea del gol, e magari scrivere altri gloriosi capitoli bianconeri. Del resto, nel corso degli anni ha imparato pure a segnare a raffica in quegli ultimi atti che tanto hanno fatto patire la Vecchia Signora. Arriva anche, e forse soprattutto, per CR7, Cambiare la Regola.
Matteo Visciardi.
Misuriamo Cristiano Ronaldo (da due diversi punti di vista)
Stiamo parlando del calciatore più influente che ci sia. Cosa intendiamo per influente: quello più risolutivo in campo, quello più lucroso fuori campo. Determina le gare come nessuno ed è l’azienda fatta uomo come nessuno. Queste sono le premesse indispensabili per calibrarne l’affare.
Restiamo nei paletti di una esposizione assennata: il ragazzo ha 33 anni e mezzo e Ibrahimovic, suo omologo nel senso di top player dalla conformazione fisica e struttura muscolare che consentono il massimo/più longevo rendimento, fino ai 35 ha garantito performance di livello altissimo ed infortuni pari a zero. In breve, il fattore logorio e il rischio di non godere appieno della sua attività sono inverosimili.
Ciò detto, parlando di nero su bianco, Cristiano firmerebbe un contratto di tre/quattro annualità. Tale particolare fa pensare:
—La Juve avrebbe a disposizione il miglior giocatore della (sua) storia dal 2018 al 2021/22.
—La Juve investirebbe tanto come mai; lo farebbe per il ciclo di vita sportiva di un over 33.
La spesa cui la FC(A) Juventus farebbe fronte sarebbe proporzionata alle gesta dell’ultimo quadriennio (lustro, decennio…rinculate quanto volete) di CR7, non del triennio venturo.
Quando, da tifosi/clienti di bar, chiacchieriamo di lui e Messi, li etichettiamo come intoccabili, incedibili e, semmai partenti, esclusivamente alle loro irreali epperò sacrosante condizioni; facciamo i nomi del PSG, del City e dello United, accollando loro epiteti di scherno, burlandoli perché precipitosi nel trattare ed acquisire qualsiasi soggetto a qualsiasi cifra.
Un vecchio (e tuttora) campione sposo di una Vecchia (e tuttora vincente) Signora, che sarà di lui e soprattutto di lei?
La domanda che nasce nelle redazioni e nei suddetti bar:
“Acquistare solo CR7, a quelle cifre e per un pieno impiego a tempo giocoforza determinato, è cosa più buona e giusta di acquistare (per dire) Modric e Cavani?”
— Sì, perché da solo sposta più di 2-3 qualsiasi top of the top player.
— No, perché ha per natura dato il meglio di sé o, pensando positivo, può darlo per un’altra stagione o al massimo due anni.
L’operazione sarebbe comunque più commerciale che tecnica: la Juve scommetterebbe sulla rivoluzione delle finanze durante la permanenza di CR7 e dopo; potrebbe essere il volano per toccare le quote dei club cui oggi possiamo guardare solo col binocolo.
Aprire il ventaglio di cui sopra a prescindere da una “semplice” Champions League vinta; questo è il calcolo di Andrea Agnelli e di chi gli è accanto/sopra.
Cristiano come la più grande “opportunità di mercato” (cit. Marotta) da quando c’è questa presidenza; nessuna radice di programmazione, nessun ordine del giorno, bensì la chance delle chance che solo un paio di club possono cogliere. Il fatto che la Juve sia uno dei due, è già meraviglioso.
Due-tre anni di CR7 sono l’intervallo temporale sperabilmente sufficiente per toccare “altre dimensioni”. Dopodiché, poco interessa: una volta spento il motore dell’atleta, si spegnerebbe anche quello dell’azienda; in quel tempo, la Juve avrebbe già realizzato il piano cui sta studiando oggigiorno.
Con lui, come forse mai, alla Juve propenderebbe il concetto di calciatore sul concetto di calcio. Con buona pace di chi, non da poco tempo, ce l’ha con Allegri e il suo “poi vediamo”.
Comunque, di campetti possiamo parlare.
di Giacomo Scutiero
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Uno come Ronaldo merita un discorso molto più ampio della mera convenienza tecnica: è un elemento pagato con fondi extra-calcio, esterni. Chi si aspetta una crescita tecnica smisurata, o la Coppa dei Campioni già a stretto giro di posta, potrebbe rimanere deluso.
Rispetto ad Higuain, il portoghese ha chiaramente una caratura superiore e non solo: ha anche caratteristiche più adeguate a performare in Europa, più dinamismo, un raggio d’azione più ampio, una superiorità aerea che l’anno scorso si ritrovava solo in Mandzukic.
È un giocatore che sa come far male ai migliori difensori del mondo e che risulta pericoloso anche al di fuori dei 16 metri, laddove Higuain riceveva palla e poteva essere controllato a vista dai migliori difensori.
C’è però da fare i conti contestualizzando. Alla Juve, tecnicamente parlando, non serve aggiungere un profilo alla Ronaldo per risolvere le sue lacune tattiche ed equilibrare tutto il pacchetto offensivo. Il più grande margine di crescita dei bianconeri risiede proprio nel miglioramento dell’incastro e non dei componenti, quindi non mi aspetto una crescita netta nella competitività.SS
Ronaldo ha pur sempre 33 anni e mezzo, è in calo fisico e quindi anche tecnico evidenti, nonostante ci metta una cura maniacale per allungarsi la carriera.
È stata emblematica negli ultimi anni l’evoluzione del suo gioco diventato sempre più sofisticato senza palla, avendo perso l’esplosività che lo rendeva pericoloso nel dribbling. Un indicatore da non sottovalutare è pure il down di forma avuto nella prima parte di questa stagione, dove non segnava praticamente più. Il portoghese non è più disposto a compromessi del tipo sbattersi in pressing, cosa che una volta faceva.
Alla Juve, che già dispone di un reparto offensivo abbastanza inconsistente senza palla, con un Dybala accentratore e poco propenso alla distribuzione, servirebbe un giocatore diverso, un attaccante propenso al sacrificio sia tecnico che fisico, un gregario, non una prima donna. Cambiare il finalizzatore in una squadra che ha problemi di omogeneità tattica e nella creazione di occasioni, non sposta poi molto.
L’altro grosso dilemma che mi piacerebbe porre è: davvero Ronaldo è un finalizzatore così letale?
Tutti conoscono i numeri di Ronaldo, quantità di gol gargantuesche, ma a spulciare i numeri bisognerebbe notare la quantità di occasioni che impiega a segnare e l’enorme qualità delle stesse. Questi dati, confrontati con quelli di altri finalizzatori, fanno emergere il dubbio che il volume di gol del portoghese dipenda maggiormente da fattori contestuali che dalla sua reale consistenza al tiro. Dopotutto dietro di lui e per lui giocano Marcelo, Modric, Isco, Bale, Benzema, Kroos, Asensio…
Curiosamente, uno dei finalizzatori più letali d’Europa, se non il migliore quest’anno, è stato proprio il nostro Dybala. Uno che alle sue spalle invece ha Mandzukic, Matuidi, Khedira…
Facendo 2+2, se un giocatore così performante in finalizzazione come Dybala alla Juve non raggiunge le vette dei migliori d’Europa, e lo stesso si può dire di Higuain dal Napoli alla Juve, siamo sicuri che Ronaldo possa trasportare uniformemente il suo impatto in termini di gol da Madrid a Torino?
La grandezza dell’acquisto dell’anno si misurerà quindi non tanto sul rettangolo verde da 110×75 m, ma su quello 156×66 mm e sulla capacità di attrarre altri campioni a seguirlo.
di Mattia Demitri
Juve 8.0 (terza puntata): Ronaldo e il 4312 alla Zidane
Se parliamo del (meraviglioso) giocatore e non del brand, è bene subito chiarire una cosa: il Cristiano Ronaldo del 2018 ha caratteristiche diversissime rispetto a quello di anni fa. Sarebbe fuorviante aspettarsi l’ala del Manchester United che prende palla dalla sua area di rigore e arriva in porta da solo. Nelle ultime stagioni CR7 ha avuto un’evoluzione ben precisa: rispetto al calciatore totale di una volta, oggi è uno “specialista”. Nello specifico, la sua specialità è quella relativa alla finalizzazione, caratteristica in cui è il migliore al mondo. Si allontana poco dall’area di rigore, effettua il 30% scarso dei dribbling che compiva fino a qualche anno fa e raramente “crea” occasioni da rete. Ormai il suo raggio d’azione si concentra quasi esclusivamente negli ultimi metri, dove è in grado di segnare in qualsiasi modo possibile e inimmaginabile. Questo, in un certo senso, esprime la grandezza dell’atleta, in grado di cambiare il proprio stile di gioco con l’evoluzione del fisico.
E’ quindi un po’ limitante dire che il Real Madrid abbia vinto così tanto SOLO perché ha avuto Cristiano Ronaldo: certamente aiuta disporre di un semidio che fa 40 gol a stagione, tuttavia c’è anche una squadra che in ogni partita gli ha fatto arrivare un quantitativo impressionante di occasioni da gol (1.05 Expected Goals a match in Liga, più del doppio rispetto allo 0.43 di Higuain) e gli consente di tirare tantissimo da zone pericolose. Zidane ha costruito un 4312 estremamente fluido, con un elevato dominio del gioco e del pallone, con la presenza di tanti “registi” (Isco, Modric, Kroos). Inoltre, nonostante prestazioni non sempre esaltanti, Zidane ha dato costantemente fiducia a Benzema come suo partner, utilizzato soprattutto in funziona di CR7, proprio perché ritenuto l’uomo in grado di aiutarlo maggiormente grazie ai suoi movimenti senza palla.
Curiosamente, nel caso si volesse imitare la struttura madrilena, la Juventus attuale è in grado di disporre di un undici con alcuni aspetti in comune: uno di questi è dato dalle caratteristiche assai propositive dei terzini, con Cancelo/Carvajal e Sandro/Marcelo che avrebbero il gravoso compito di coprire l’ampiezza. Al centro della difesa, Caldara e Chiellini sono molto aggressivi, con molto coraggio nell’iniziativa individuale e nel sapersi anche staccare dalla linea.
Come vertice basso, Emre Can “alla Casemiro” sarebbe in grado di coprire nel migliore dei modi la retroguardia grazie a doti difensive eccezionali e a un senso della posizione fuori dal comune, dote che Allegri apprezza molto (ricordate il Claudio Marchisio 2015-2016?), una manna per le transizioni negative. Al centro, (finalmente!) ampia libertà di movimento a Pjanic per poterlo fare incidere sia nella costruzione bassa che in zona di rifinitura, con Bentancur a destra che, oltre che facilitare la manovra, può offrire un contributo difensivo importante tanto in verticale quanto in orizzontale, aiutando anche il terzino in fase di copertura (stile Modric).
Più in avanti, l’unico che sembra poter assolvere al ruolo “libero” di Isco è Dybala, ossia chi è maggiormente delegato nel fungere in continuazione da raccordo tra centrocampo e attacco. Nel caso, dovrà scoprirsi maggiormente regista offensivo di quanto fatto negli ultimi anni provando ed esaltare le sue doti di passatore invece che “limitarsi” in quelle di finalizzazione, diciamo che nel complesso è l’aspetto che genera più dubbi. Infine, Mandzukic si è sempre esaltato in contesti dove, da attaccanti, la sua priorità era quella di esaltare giocatori di estro vicini a lui o alle sue spalle, quindi pare un profilo adeguato per non sfiancare eccessivamente il portoghese. Se si deve trovare un Benzema, il croato può essere l’uomo giusto.
Indipendentemente dal modulo, il compito della Juventus 2018-2019 sarà quello di migliorare nella rifinitura, caratteristica dolente della stagione passata, e offrire alla prima punta tante occasioni pulite. Sarebbe un peccato non sfruttare nel migliore dei modi una forza della natura come CR7 e quello che ti dà negli ultimi metri.
P.S. Nell’ultima stagione, col 4312 che a volte presentava troppi scompensi, Zidane ha spesso optato per un 442 nel tentativo di avere più equilibrio, lasciando più volte Isco in panchina e sfruttando Asensio per attaccare con rapide ripartenze. Anche la Juve sarebbe in grado di adottare un centrocampo a 2 di livello, con la mediana Pjanic-Emre Can che sembra la coppia meglio assortita. Sugli esterni spazio a Cuadrado e Douglas Costa, mentre in avanti CR7 verrebbe affiancato con chi, tra Dybala e Mandzukic, raggiungerà con lui l’intesa migliore. Se proprio si vuole imitare il Real Madrid di Zidane per mettere il portoghese in una comfort zone, può essere il compromesso migliore in entrambe le fasi.
Jacopo Azzolini
Il senso di Ronaldo e la velocità del cambiamento
Mi sono accorto che, per motivi vari ed eventuali, dal mio ultimo articolo su Juventibus – con comprensibile sollievo dei miei “venticinque lettori” – sono passati oltre due mesi. Un lasso di tempo relativamente breve in cui sono successe tante (troppe?) cose: molte perfettamente aderenti alla classica narrazione in bianco e nero (scudetto – non così scontato a un certo punto, come sapete, ma ormai è il passato -, Coppa Italia, arrivo di Emre Can a parametro zero, la scelta di puntare su un portiere della scuola italiana) altre molto meno. L’affaire Ronaldo rientra decisamente nella categoria B, per un numero infinito di motivazioni tecniche, tattiche, economiche e filosofiche di cui sarebbe (sarà?) bello discutere – anche se abbiamo già iniziato a farlo: è stato inevitabile – una volta che l’impossibile avrà effettivamente preso forma. Ed il fatto che, come pare, quell’applauso dello Stadium – che il sottoscritto aveva giudicato in un certo modo – abbia giocato un ruolo determinante per arrivare dove siamo arrivati, mi costringe a rivedere molto delle mie convinzioni e percezioni. Del calcio, dello sport, probabilmente della vita.
Mi trovavo su un’isola greca, cocktail in mano, quando Luca Momblano ha cominciato a prendersi il meritato proscenio calciomercatista: allora come oggi continuo ad impormi un prudente distacco (confesso, però, che comincio pericolosamente a vacillare) e un necessario scetticismo. Non per ossequiare la retorica del “troppo bello per essere vero” o per mancanza di fiducia in Luca – dopo Neymar anno scorso, poi -, ma perché mi sembra ancora tutto troppo al di fuori della nostra comfort zone, del nostro modo di essere, di pensare, di approcciare al calcio e alla Juve stessa,dentro e fuori dal campo: immaginare che possa cambiare tutto (perché cambierebbe tutto), in una dimensione temporale così breve e in un ambiente che si è dimostrato spesso refrattario al cambiamento, è un qualcosa che scombussola, sorprende, spiazza, costringe a pensare. Un po’ come accadde ai tempi del primo dei sette scudetti, con Antonio Conte e i suoi sodali a spostare di molto in avanti la nostra posizione sulla strada verso l’élite europea e mondiale, bruciando tappe, convinzioni, effettive possibilità. Con Ronaldo non accadrebbe poi nulla di diverso, non fosse per un livello di competitività e aspettative ulteriormente alzatosi anche grazie a noi e per la rinnovata velocità con cui proveremmo nuovamente a bruciare le tappe necessarie di cui sopra.
Si vedrà. Sarà necessario adattarsi e in fretta, derogare alla convinzione del “tutti sono utili nessuno indispensabile” in favore di quella del primus inter pares, convivere con lo spaventoso e ulteriore carico di pressioni che comporta il poter contare su una stella di prima grandezza, fornirgli un supporting cast all’altezza (e che supporting cast, soprattutto se si riuscisse a non rinunciare ai Pjanic, ai Dybala, agli Alex Sandro versione 2016/2017 e precedenti), tollerare qualche inevitabile capriccio da prima donna senza per forza inquadrarlo come atto di lesa maestà, porci nell’ottica di diventare, per la prima volta nella nostra storia, la “squadra di qualcuno” piuttosto che una squadra di undici qualcuno senza per questo rinnegare ciò che è stato in favore di ciò che sarà. Anzi di ciò che potrebbe essere. Perché, non so voi, io ancora faccio fatica a razionalizzare e a credere a tutto questo pur nella speranza di vedere e credere quanto prima.
“CR7 alla Juve? Fatturiamo 135 miliardi…”
Nessuno osa più per davvero. Parlano di sensazioni, informazioni, riunioni. Resta il fatto che i ciristianoscettici sono tutti palesemente in difficoltà. Il riferimento ovviamente non è ai tifosi della Juventus e ai loro patemi circa l’enorme portata della sigla CR7, così come non è neppure per il tifoso avversario che a coloro di cui sopra si aggrappa cercando di interpretarne le sillabe. Tutti vivono così il momento in cui si teme da cadere da molto in alto, da una parte come dall’altra. Chi scrive ritiene di non aver nel corso delle puntate lasciato per strada né troppi ma né troppi se. Anche se le sillabe, come le parole, sono altresì importanti. Per esempio: “Cristiano Ronaldo non è un affare da poco”, cito sempre per quanto possibile dei testuali in ambito Juventus. Leggasi: “Non è una corsa contro il tempo, ma non è un calciatore normale. Fidatevi che sappiamo come si fa”.
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Fermiamoci alle riunioni. O la riunione per eccellenza. Il consiglio direttivo del Real Madrid. Questo non fa il mercato, non compra o vende i calciatori. Ratifica. Osserva, studia, commenta e vara i piani presidenziali. E sottoscrive, o per lo meno prende atto. Una roba di forma e non di sostanza. Nessuno può spingersi a ritenere che questo direttorio non fosse a conoscenza del patto stabilito tra Florentino Perez e Cristiano Ronaldo un anno fa, quando si strinsero la mano per un accordo pericolosamente a termine ma ritenuto accettabile da ambo le parti in causa. 100 milioni, oppure 120, 20 a Mendes, oppure 40, qualcuno spieghi dov’è la differenza perché, e lo si sa tutti molto bene, la differenza non c’è. Quindi andiamo oltre a prezzo, segnalato già nel corso della prima puntata di questa fantascientifica saga CR7.
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A Torino, letteralmente, si vola. La psicosi sta contagiando (ed era prevedibilissimo) anche e soprattutto noi operatori della pubblica comunicazione. Chi scrive vorrebbe evitare di tornare sul gioco al massacro del giorno, dell’ora, del fatidico momento. Fa parte però del necessario, e le info arrivano anche senza cercarle per quanto possano contare in questi giorni di fix, delay, non si sa mai: nella giornata di domani risulterà chiuso lo scalo privato di Torino Caselle; sempre nella giornata di domani (o dalla giornata di domani? – vivendo lo si scoprirà -) la security che si occupa delle giuste protezioni di casa Juventus è nuovamente in stato di preallerta; il jet privato di proprietà di CR7 ha raggiunto in data odierna la Grecia, da Madrid via Lisbona; Jorge Mendes ha comunicato al Real Madrid la pronta disponibilità di Juventus al perfezionamento del pagamento pattuito.
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E la Famiglia? Compatta, serena, decisa. Consapevole. Sabato notte scorso è spuntato un “a metà settimana sarà tutto sistemato” presso la rituale cena di Fondazione Agnelli. Cioè andando incontro a necessità evidentemente non minori della controparte madrilena. Da ribadire inoltre che al momento bisogna tenere divisi date e orari di annuncio e presentazione, perché pare tutto questo generi una enorme confusione. Qualcuno avrebbe persino provato a chiedere la parola fine a John Elkann, sussurrato come promotore dell’intera operazione. “Ma la Juve può prendere davvero Ronaldo?”, è la risposta sarebbe stata da doppia A maiuscola: “Lo sa, non mi occupo direttamente di Juventus. Ma mi permetto di ricordarle che il nostro gruppo fattura 135 miliardi”. Teniamolo lì, nel cuore, come le leggende di città, come noi juventini sappiamo fare. Pur consapevoli che Juve sarà ancora autosufficiente, ma di dimensione superiore e quindi innovativa e più impegnativa.
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Insomma, CR7 ha deciso. E non ha deciso ieri. E dove va Ronaldo lo decide Ronaldo, questo è altrettanto evidente. Lui che adesso è sotto la lente di tutti, ovvero del mezzo mondo che segue il calcio, oscurando anche il grande evento mondiale che è diventato un europeo, un regionale, un provinciale d’elite o poco più, mediaticamente parlando. Per lo meno in Italia, dove l’obiettivo mobile è uno e uno soltanto in queste ore (la Torino chiacchierona spinge per la presentazione tra il 20 e il 21 luglio, ma quello è folklore) come per l’intera prossima stagione. Non so dire se fossimo pronti a tutto questo, sicuramente dovremo esserlo ancora per parecchio tempo. E poi chi dev’essere pronto a gestire una cosa così grande, in fin dei conti, è solo e soltanto la società. Che nel frattempo dà la netta impressione di essersi attrezzata proprio ma proprio bene.
Luca Momblano.
Cristiano Ronaldo, basta il nome
Parliamoci chiaro, Cristiano Ronaldo è un pensiero oggettivamente stupendo, ovvio che poi ogni tifoso ha la sua personalissima chiave di lettura macchiata dalla fede calcistica, dai gusti “estetici” personali, dai pregiudizi. Tecnicamente non ci sarebbe nulla da discutere, qualcuno ne potrebbe fare una discussione di età, a chi scrive appare evidente che il discorso è prettamente economico. La Juve può permettersi il cartellino del portoghese se davvero la cifra dovesse essere non superiore ai 150 milioni di euro (al netto dei premi Champions, dei diritti ti, o qualunque altro bonus esterno, facendo due conticini rapidi, questi soldi si reperirebbero in buona parte dalle cessioni degli Audero, Mandragora, Cerri, Favilli, Sturaro, giusto per fare qualche nome, Higuain e/o Rugani per sparare due bomboni), ci sarebbero naturali (e apparenti?) difficoltà invece per l’ingaggio: come farebbe una società come quella bianconera a gestire una spesa da 30 milioni di euro annui? Anche in tal caso buona parte li recupererebbe da chi è già partito o chi andrà via eventualmente dopo, ma non si risolverebbe comunque a lunga gittata: o lui fa il buon samaritano e abbatte le pretese, o sarà necessario il forte interessamento dall’esterno. Fca, Elkann, Agnelli, Topo Gigio o chi per loro io non lo so, ma sicuramente qualcosa di incredibile dovrà eventualmente accadere. Il tutto ammesso e non concesso che non sia la più fantasiosa trovata mediatica della storia del calcio finalizzata a cosa non si sa, o che non sia l’avvio di una strepitosa operazione aziendale atta a far salire definitivamente di livello l’azienda Juve in scia dell’azienda Ronaldo.
In ambito prettamente sportivo basta farlo quel nome, Cristiano Ronaldo, per far crescere tensione e nervosismo nell’ambiente calcistico italiano, fra addetti ai lavori e tifosi poco cambia, addirittura ci sono anche Onorevoli e Presidenti di Regione che avrebbero drizzato le antenne. Si va dall’entusiasmo dei sostenitori bianconeri solo all’idea del suo arrivo al pessimismo degli stessi che non si fidano (inspiegabilmente!) di una società perfetta dal punto di vista organizzativo da quando si è insediata nella stanza dei bottoni. E poi ci sono gli altri: la Juve doveva chiudere l’affare prima per permettere alla Lega A di trattare con più furore i diritti tv, adesso non sarebbe un vantaggio per il calcio italiano perché aumenterebbe il gap fra la prima e le altre, l’Uefa dovrebbe intervenire prima del realizzarsi della trattativa perché il fpf sarebbe violato come lo sta violando il Milan, dovrebbe fare qualcosa anche il governo perché Fca non aumenta gli stipendi dei propri operai mentre darebbe una forte mano alla Juve per pagare l’ingaggio del portoghese. E menomale che c’è la Consob che alza la voce. Il festival delle stronzate e dell’ignoranza.
In ordine: perché la Juve, fra l’altro bistrattata ripetutamente dal governo Figc e dal resto del contesto pallonaro italiano, dovrebbe agire negli interessi del calcio italiano anziché intanto dei propri? Per quale motivo la Juve dovrebbe evitare acquisti di qualità se questi aumentano la propria competitività globale? Un bilancio in salute e trasparente come quello bianconero, già analizzato e rianalizzato da chi di economia ci vive, per quale motivo dovrebbe preoccupare la Uefa? Perché Fca, azienda privata, dovrebbe fare gli interessi di terzi anziché pensare ad un’operazione commerciale che fra l’altro permetterebbe anche allo stato italiano di incassare tonnellate di tasse? Sulla Consob si è detto già prima: che una società di calcio debba spiegare ad un organo del genere come funziona il mondo del giornalismo è comicità pura realizzabile solo in Italia.
Cristiano Ronaldo non è ancora arrivato, magari non arriverà, ma è servita una notizia ad inizio estate per mandare in tilt un sistema che solitamente comincia ad impazzire da marzo a maggio. In definitiva il buon CR7 ha già scritto la storia: ha spostato il confine. Di cosa lo scopriremo a breve in qualunque caso!
Fabio Giambò.