Ha risolto il match più atteso con una giocata delle sue: da campione. E non nasconde la sua soddisfazione, Simone Zaza, una volta terminata la sfida dello Juventus Stadium. «Spero davvero che il mio gol sia decisivo per l’esito del campionato – spiega – Io sono stato fortunato e bravo, e il merito è dei miei compagni: abbiamo giocato bene un match difficile».
E continua, Simone: «E’ stata una gara complicata, abbiamo limitato le loro ripartenze giocando in modo dispendioso, ma l’obiettivo, come sempre, era vincere, e va bene così». Si spinge anche oltre: «Adesso tutto dipende da noi: se giocheremo in questo modo nessuno ci toglierà il titolo. Ora i primi siamo noi».
Poi Zaza. All’improvviso. E si vince. Siamo l’ostacolo alla felicità contro la grande bellezza. E in mezzo a tutta quella gente si persero Zaza. E si vince. Si vince una gara fondamentalmente alla pari. Due squadre forti, grintose, tecniche. Pari, pari livello e dignità per un pareggio oramai scritto. Ma non firmato. La firma la mette il più scervellato di tutti, quasi un intruso con le sue giocate da orfano. E sigla quel che poteva ma non doveva esserci, quel risultato che non avrebbe scritto alcun algoritmo o goniometro o schifezza quantistica del calcio moderno. La vigilia imminente della gara la si vive da parte Juve, il Napoli è sempre lo stesso, tra dubbi tattici. Possibile si giochi col 4-4-2 come mi suggerisce la sovraimpressione di Mediaset Premium mentre prendo il mio posto tra i napolisti, loro davanti ma a terra io staccato ma più alto e comodo e servito di tutti. Mi trovo ad una serata napolista, tutti mi vogliono bene e mi stimano, gli faccio le tasse. Si, è 4-4-2, il modulo di Ranieri e di Capello, delle squadre adulte. C’è molta solidità in questa disposizione, non ci sono vie traverse o strambe fughe in avanti. Ci si tiene per mano modello carrarmato. Per fare qualcosa e specie contro questo Napoli palestinese vestito di rosso e rompicoglioni fin dentro l’area piccola nostra, questo Napoli delle piccole terre e dalle pietre in mano palmo a palmo, dico contro questa Via Paal di mini carogne ci vuol molta tecnica individuale per liberarsi. Non hai linee di passaggio chiare ma cunicoli e sempre due addosso con la febbre dentro. Contro quest’Intifada stimata dai critici e amata dalla gente bisogna una volta scelto il vestito dei cingoli e non quello delle corse d’atletica leggera inventarsi calcio di fantasia e omicidi. Il killer stasera è Pogba. Sciorina una prestazione degna dei virtuosismi che l’italiano medio manco si sogna in camera da letto. Un festival di chicche, una parata di cose buone e giuste che ai buoni e giusti dell’altra parte riesce raramente. Non è in serata Insigne, non è in partita Higuain brutalizzato da una difesa bianconera praticamente perfetta sia nell’anticipo che nel salvataggio eroicoacrobatico tutto attaccato. Bonucci, Evra, la parte dello spizzare al volo l’aria modello giapponese, Barzagli in quella illuminista del calmo respingimento solido. Buffon, quello che spegne l’unica vera occasione loro. Dybala, quello che spegne l’unica vera occasione nostra. Dopo l’ennesimo Pogba, in versione t’illumino so’immenso. I napolisti vorrebbero si osasse di più, lamentano l’arbitraggio di Orsato che fa il protagonista un po’ come sempre. Il cambio Morata-Zaza sembra un po’ tardivo. L’orfano di pace dentro e di qualsiasi gara giochi fuori fa un po’ di casino. Ma non basta. Gli indicatori segnalano x fisso, e quasi quasi. Questo Napoli è forte. C’è tempo per ripigliarli. Tanto non succede più. Marchisio ha compensato nel secondo tempo un primo in cui ha sbagliato troppo. Khedira finalmente non ultra parte allo sbaraglio, resta dietro, dentro il 4-4-2. E’ l’intelligenza. Ci ha messo un solo tempo per togliersi il Madrid dal navigatore. Non accadrà più. Il mio vicino potrà dire di non aver vinto né perso, la sua trombetta compratami in faccia con odio vero, quello del Bene che è invecchiato rovinandosi la vita con l’attesa, suonerà eguale. Poi. Poi c’è il cambio Giusva Dybala-Sandro. Penso, è il cambio di Juve-Toro. Lo fece, Allegri, all’87. All’87 segna Zaza. Poi Zaza all’improvviso. Lui vi ha tirato giù. Stavate festeggiando. Non ci prendete più.