ZERO – ovviamente alla SSC Napoli che, dopo una sconfitta netta, con una Juve che giocando solo mezz’ora trova 3 gol e gli uomini di Sarri spariti dal campo, non solo rompe il silenzio stampa (imposto per le stesse parole di De Laurentiis che destabilizzavano l’ambiente) per i soliti pianti senza contraddittorio, ma elogia la propria squadra che è riuscita a fare un solo tiro in porta in 95 minuti. E’ chiaramente una strategia per evitare le contestazioni (terza sconfitta netta nelle ultime quattro gare) e per accumulare chissà quale credito in vista dello scontro con la Roma e la doppia sfida vs. Juve al San Paolo. Abbiamo visto com’è andata con i pianti dell’Inter…
UNO – il guizzo vincente del Napoli, che gioca bene fino alla trequarti, con scambi rapidi e di buona fattura, ma poi è apparsa assolutamente non in grado di impensierire la difesa a 3 o a 4 della Juve. Una sola volta, con il solito schema, il Napoli ha buggerato la BBC abbastanza statica con errore decisivo di Asamoah, proprio 5 minuti dopo il passaggio a 4. Poi il nulla assoluto.
DUE – le trasferte che attendono la Juve al San Paolo in 3 giorni tra un mese. Grazie alle urla, ai pianti, al sistematico lavaggio del cervello mediatico, al comportamento del Napoli dopo le gare, prima durante e dopo il transfer di Higuain, saranno due gare dal clima irrespirabile, indegno di uno spettacolo sportivo e di una città di solito ospitale. Clima leggero anche per l’arbitraggio, immaginiamo, che avrà più tensioni di un inviato di pace al tavolo Israele-Palestina.
TRE – quattro-uno-due, altra pietra tombale su un modulo che, col logorio della BBC, in assenza di un Marchisio all’altezza e senza interni di passo e ritmo, appare ormai modulo da accantonare. Il centrale in più dietro è parso inutile ai fini della marcatatura del tridente Napoli e dannoso in termini di uscita palla e di dislocazione negli spazi. Lichtsteiner ala ti dà corsa e verticalità ma zero capacità di manovra e di imprevedibilità. Ripassati al 4231 con Cuadrado e soprattutto Mandzukic in fascia il Napoli è stato schiantato in mezz’ora, con i nostri 4 avanti apparsi molto più convinti e determinati. Non è un accusa ad Allegri che comunque doveva dare un turno di riposo a Cuadrado (Sandro e Dani Alves), ma è chiaro che il futuro tattico della Juve è segnato.
QUATTRO – al solito codazzo social-giornalistico appena si aprono i rubinetti di Giuntoli. Napoletani aizzati che chiudono gli occhi al contatto Strinic-Dybala e al mezzo fuorigioco di Callejon, portieri di esperienza decennale che negano i rigori dopo le sceneggiate in Napoli-Samp, giornalisti faziosi del servizio Rai (Varriale), Mediaset (Pistocchi) o ex-Mediaset (Ziliani) che si indignano a giorni ed episodi alterni, altri che invocano gli arbitri robot e la VAR già morta nella culla. I social ha avuto quantomeno l’utilità di rivelarci perfettamente il pensiero di quanti ci hanno raccontato il calcio negli ultimi decenni spacciandosi per imparziali.
CINQUE – a tutta la Juve del primo tempo, i 3 centrali lenti e farraginosi, i due esterni fallaci e poco propositivi, la coppia centrale lenta e nascosta, Mandzukic che ha perso molto del suo killer instinct e Dybala-Higuain isolati e solo a sprazzi nel vivo del gioco. Colpa del modulo ok, ma anche di un approccio blando alla gara e errori tecnici che esulano anche dalla disposizione in campo.
SEI – a Mario Sconcerti, che a 70 anni non si scopre certo “juventino” o “gobbo”, semplicemente super partes ed equilibrato, il che rende alieno ed avulso alla farsa macchiettistica che va in scena puntualmente in Rai. Sconcerti, noto tifoso viola e spesso appassionato fan del belgioco del Napoli, semplicemente guarda le immagini nel dopo-gara e vede la spinta di Strinic a Dybala, Callejon leggermente più avanti nel gol, i due rigori netti per la Juve e il contatto Pjanic-Albiol con quest’ultimo già in volo. Prima dell’ultimo episodio, Sconcerti sorride e dice “non vorrei accanirmi”, quasi come se giudicare degli episodi andando contro le proteste del Napoli fosse politicamente non corretto.
SETTE – al Mandzukic esterno del secondo tempo. Non solo per la lotta su ogni pallone, come quello che determina la rimessa laterale che batte velocemente per il fallo da rigore su Dybala, ma per la sicurezza con cui difende palla, appoggia su Asa o Sandro (con quel tacco marchio di fabbrica). Ormai Mario non è più un cecchino d’area sulle palle alte (anche se qualcuna la mette o la spizza) e non lo è mai stato sulle palle basse (piattone poco aperto in chiusura del primo tempo), ma ha un motore e una determinazione incredibile per un esterno che lo rende speciale, immarcabile in gare del genere, senza possibilità di contromisura.
OTTO – a Cuadrado che entra e cambia il match. In gare di ritmo, transizione e spazi, Cuadrado è un giocatore unico. 60 metri di campo a velocità supersonica per il rigore del 3-1, falli e gialli presi, recuperi in difesa, una spettacolare rincorsa su Insigne in contropiede dopo un nostro corner. Al momento le doti tecniche ed atletiche del colombiano, che pure ci fa dannare per qualche errore nelle scelte e negli ultimi passaggi, sono irrinunciabili.
NOVE – a Dybala. Non è facile riprendersi la scena al secondo anno da big, con le pressioni del prezzo del cartellino a cifre titaniche, al centro di una trattativo di rinnovo delicatissima, con vari cambi modulo, con un Higuain che ti spinge lontano dall’area, con un infortunio di due mesi, con l’errore di Doha in piena convalescenza, con i troppi pali. Ora Paulino sembra aver trovato la sua vasta zona di campo, la sua dimensione, i suoi scambi con Pjanic e imbeccate ad Higuain, il suo affiatamente con Alves e Cuadrado, i suoi guizzi sulle spizzate di Mandzukic. Col Napoli agisce più sul centrosinistre, va a prendersi un rigore d’oro e su una ripartenza ipersonica imbecca magnificamente Cuadrado. E poi li batte e segna i rigori. 10 su 10 alla Juve. Non è un dettaglio. Quello di Doha è già rimosso.
DIECI – alla Juve del secondo tempo, impatto devastante, fisicità inarrestabili e velocità a tratti davvero da big europea. La scossa elettrica che ha pervaso tutti, soprattutto le quattro stelle avanti era percepibile anche visivamente, gli scatti brucianti di Cuadrado, le sponde, il sacrificio e le stoccate di Higuain e le bollicine di Dybala. Con questo movimento impazzito dei 4 davanti anche per Pjanic e Khedira le cose migliorano di gran lunghi con appoggi e soluzioni più ampie e tempi di gioco migliori, così come per gli esterni (Barzagli e Asa, poi Sandro) che hanno un riferimento sicuro avanti e in mezzo. Sensazione di dominio, controllo e potenza offensiva senza pari nella mezz’ora che schianta il Napoli. Questa Juve, questo modo di giocare, questa convinzione e qualità è quella che volevamo a Marzo. E ci siamo arrivati.
Sandro Scarpa.