ZERO – Gol presi, terzo clean sheet di fila in A, non accadeva da 12 gare, all’andata, proprio dalle tre che ci aspettano (Cagliari, Palermo ed Empoli) assieme al Crotone. Paradosso del nuovo modulo, tutti attaccano e nessuno molla dietro, la palla si gestisce meglio e tutti sono responsabilizzati. E’ difesa fatta di possesso, tecnica e sacrificio. Mix letale tanto agognato. Per le rivali è un dolore da frustrazione quasi cosmico, i tedeschi direbbero: Weltschmerz
UNO – l’unica parata di Buffon su testa smorzata di Gagliardini (6,5). Gli altri rischi vanno a lato (Joao Mario e Icardi). L’Inter dura 20′ e poi è domata. Uno anche il missile che scavalca Handanovic, salvato da due legni (Dybala, Pjanic) e tre riflessi prodigiosi (Dybala 1° t, Pjanic e Mandzukic). Non è sterile esercizio di matematica per ribadire il merito, al contrario, è la 4° gara in cui il super-attacco sigilla meno di quanto prodotto. Altro paradosso, vedremo contro portieri meno miracoleggianti. Arriverà il tempo delle abbuffate, i tedeschi direbbero: Mahlzeit
DUE – Al solito circo TV. Dopo decine di rigori farlocchi, errori farsechi e torti anti-Juve bollati come “episodi”, torna alla grande la Moviola. Ore di vivisione su 1-2-3 rigori, opinionisti imparziali che dileggiano i moviolisti, TV perentorie, mentre sui quotidiani NESSUNO parla di rigori. TV+Social scavalcano a destra la moviola, prima oracolo degli ululatori ora invece sorpassata a prescindere: non importa cosa dice il moviolista, rubate punto e basta. A notte fonda arriva l’unico vero rigore: la mano di Medel, quasi uno scherzo arrivato troppo tardi, i tedeschi direbbero: Treppenwitz
TRE – gare “facili” che incanalano verso Oporto. A Crotone e Cagliari, poi in casa col Palermo. Sardi e siciliani hanno la peggior difesa (dopo l’irreale Pescara), l’Empoli segna 1 gol ogni 2 gare. Una Juve con metà cilindri dovrebbe farne polpette, eppure 2 su 3 sono in lotta (teorica) per la salvezza e non in vacanza. La Juve non è il Napoli che ne fa 7 dopo un pareggino, ma le gare vanno dominate, vinte e poco sudate, con rotazioni e utilizzo di tutta la rosa (Asa, Rincon, Sturaro, Benatia, non li abbiamo dimenticati..) prima di riascoltare la musichetta. 3 gare poi la CL, i tedeschi direbbero Vorfreude
QUATTRO – a Pioli, subito interistizzato. Un mister preparato che dopo una gara intensa e un KO meritato va avanti per un’ora a parla solo di un contatto dubbio. Alibi e miccia, doppiamente negativo. Idem per Gagliardini, allineatosi. E’ un peccato per il nostro calcio ma soprattutto per loro stessi, che non capiscono di NON essere stati alla pari (se non per 20′), meglio così. Proviamo imbarazzo anche noi per loro, i tedeschi direbbero Fremdschämen
CINQUE – a Dani Alves, entrato in battaglia con la leggerezza di un Barcellona-Leganes e la superficialità di un Jangsu-Hebei. Due pessime letture difensive e una transizione alle ortiche. Dani è la sfida più bella per Allegri, oltre ad essere fuoriclasse e iper-professionista è uno sveglio, disciplinarlo e integrarlo in questo modulo significherebbe goduria, altro che pre-pensionamento. Per ora Dani pare non voler faticare psico-fisicamente, i tedeschi direbbero: Sitzpinkler
SEI – a Dybala che fa gara da 7 per un comune mortale, ma non per l’eletto! Primi 20′ Messianici, show clamoroso, poi altri 40 di fraseggi e buone uscite e ultimi 20 spenti (ancora!) con poco pressing, lucidità e incisività. Quando Dybala avrà più di 60′ nelle gambe il 4231 diventerà 42-devastazione e per gli altri sarà: Torschlußpanik.
SETTE – a Khedira tornato un centrocampista mondiale. Sfiacchito e bolso come interno da strappi inutili e rincorse vane, accanto a Pjanic completa un duo di intelligenza sublime: lo spazio si riduce, i tocchi aumentano, la palla esce pulita e il non possesso (orizzontale e non più verticale) diventa efficace. Ha 10′ di passaggio a vuoto nella fase centrale della ripresa quando, cercando il 2-0, due-tre strappi lo appannano (e Allegri è tentato di sostituirlo), poi ritorna preziosa lavatrice in una gara in cui l’Inter cerca solo di gettarci panni sporchi. Sami e Mire coppia quasi perfetta (in attesa del miglior Marchisio), i tedeschi direbbero: Zweisamkeit
OTTO – ad Higuain. Checcentravanti! Anche a secco fa il diavolo a quattro, si butta in mezzo a due, si incazza, indietreggia, apre, rincorre alla Mandzukic-Gattuso, impegna Handanovic e regala ancora cioccolatini (a Pjanic) che i compagni non vogliono scartare come farebbe lui. Higuain juventinizzato, ha capito cosa eliminare del vecchio sé e cosa tirare fuori, si è adeguato alla visione del mondo alla Juve, i tedeschi direbbero: Weltanschauung
NOVE – a Cuadrado, svolazzo in una roccia, arabesco in una sinfonia wagneriana, anarchia sussultante in un regime totalitario. Gara da schiaffi per lunghi tratti poi, dalla posizione solita su corner di cane da rincorsa in caso di contropiede avversario, si avventa e tira uno scaldabagno supersonico. Un gesto epico, di quelli che decidono gare e scudetti. In quel tiro c’è l’irrazionale contropposto al classicismo razionalista dei senatori, c’è la concezione anarchica della libertà dell’individuo e dell’artista, i tedeschi direbbero: Sturm un Drang.
DIECI – alle VENTOTTO vittorie di fila allo Stadium. Non più fortezza inespugnabile e occhio di Mordor che terrorizza chi prova la scalata. Lo Stadium è più un castigo inesorabile, lento, graduale, spesso di misura, una misura minima (1-0 a Roma e Inter, 2-1 al Napoli) ma infinita nella pesantezza di uno scarto implacabile. In quel gol di differenza, in quegli infiniti gol di differenza nelle singole gare, c’è un abisso di continuità che va oltre le goleade. E’ un’epoca intera di successo ostinato e irriducibile, è uno spirito di vittoria insopprimibile, un’inflessione culturale che informa di sé quest’era del calcio, i tedeschi direbbero: Zeigest.